1. Come da programma, il XVIII° Congresso del Partito Comunista Cinese si è concluso mercoledì 14 novembre con la nomina dei membri del Comitato Permanente del Politburo. Sette sono i signori chiamati a rispondere a quelle che Xi Jinping, nuovo segretario del Partito, ha chiamato le “molteplici sfide” della Cina contemporanea. L’ascesa di Xi Jinping e Li Keqiang, da tempo indicati come successori, rispettivamente, del segretario Hu Jintao e del presidente del consiglio Wen Jiabao, segna la conclusione di un periodo di grande tumulto politico tra i ranghi del Partito Comunista.

A testimoniare l’intensità del tumulto basti citare la spettacolare caduta di Bo Xilai, fino a poco tempo fa uno dei favoriti alla nomina, e le recenti indiscrezioni pubblicate dal New York Times sulle ricchezze della famiglia di Wen Jiabao. I sette membri del Comitato Permanente saranno chiamati a sciogliere nodi cruciali per il futuro del Regno di Mezzo: l’economia cinese infatti sta rallentando e l’agenda economica e politica è fitta e non ammetterà rinvii ulteriori. Il precedente segretario generale, Hu Jintao, è stato criticato da più parti per avere mancato l’opportunità di avviare riforme significative quando le cose andavano bene, lusso che Xi Jinping non potrà permettersi, a meno di non compromettere il “contratto sociale” che lega il Partito Comunista al popolo cinese.

2. La cerimonia congressuale, in tutta la sua sontuosa ritualità, è ormai una immagine fuori dal tempo, tanto che la distanza fra rappresentazione e realtà si fa stridente agli occhi di chi conosca la realtà in continua trasformazione che caratterizza la Cina odierna. Gli scioperi sempre più frequenti e ciò che emerge dal web mostrano come lo scontento sociale, per quanto ancora latente, sia potenzialmente esplosivo. Alla domanda posta su Weibo, il cugino cinese di Twitter,  da Zhang Li Fen, caporedattore di FTChinese.com, su quali domande avrebbero voluto porre ai loro rappresentanti politici, l’utente Anzai ha risposto: “Le domande che  vorremmo porre loro sono quelle che voi non osate fare; le domande che voi ponete sono quelle che non ci interessano!”. Un altro utente, Mryehaiyan, invece chiede: “Continuerete ad usare il motto ‘servire il popolo’ e lo slogan ‘servitori pubblici’? A chi esattamente si riferisce il termine ‘il popolo’? Il termine non vi imbarazza?”. ZhouBuchen, invece, chiede: “Quando avranno un servizio sanitario degno di questo nome i milioni di cinesi che lavorano i campi?” Dalle domande che pongono i netizen (cittadini del net) è chiara la distanza tra l’uomo della strada e l’uomo di partito, una distanza che esprime la frustrazione crescente di chi, per diversi motivi, non è ancora riuscito a beneficiare di uno sviluppo che rischia una fase di arresto.

Come è stato più volte detto durante il Congresso, la priorità oggi è la creazione di un mercato interno capace di assorbire la produzione industriale interna e colmare il vuoto lasciato dal crollo delle esportazioni verso gli Stati Uniti e l’Europa. Senz’altro più facile a dirsi che a farsi, visto che l’interesse immediato spinge nella direzione opposta. La Cina si trova infatti di fronte a un vero e proprio dilemma della crescita, dove la sostenibilità di lungo periodo imporrebbe un ri-bilanciamento dell’economia verso il mercato interno e un rafforzamento del consumo domestico, con un crescente protagonismo della classe media. Provvedimenti volti a mediare fra l’instabilità sociale e la necessità di mantenere alti i tassi di crescita quali, ad esempio, l’approvazione di ingenti progetti infrastrutturali e la riduzione del tasso di interesse, nel lungo periodo potrebbero rivelarsi dannosi.

Aumentare il reddito dei cittadini è una condizione essenziale all’emergere di una domanda interna adeguata visto che solo incrementando la capacità di spesa si possono incoraggiare i consumi e scoraggiare la propensione al risparmio. Ognuna di queste condizioni presuppone però riforme importanti, quali la creazione di un welfare state (assistenza sanitaria, educazione, pensioni) che, rispondendo ai bisogni e alle aspettative di un’emergente classe media, permetta di allocare una parte maggiore di reddito ai consumi. Ma se è questo l’obiettivo, a queste misure si dovrebbero necessariamente sommare vere e proprie riforme strutturali volte a scardinare barriere istituzionali, quali lo hukou, il rigido sistema di permessi che di fatto frena il trasferimento per motivi economici dalle campagne alle città.

3. In un contesto segnato da grave disequilibrio sociale, incertezza economica e instabilità politica, la presenza di una classe dirigente cosciente delle sfide a cui è chiamata sembra essere una conditio sine qua non per qualsiasi cambiamento.

In questa direzione paiono andare le prudenti parole pronunciate da Xi nel suo primo discorso ufficiale da segretario:

«Il nostro popolo ama ardentemente la vita. Vuole un’istruzione migliore, impieghi durevoli, più reddito, una maggiore sicurezza sociale, una migliore sanità, abitazioni salubri, e un ambiente più sostenibile. Vogliono che i loro figli crescano bene, abbiano lavori migliori e si godano di più la vita […]; per tener fede a questa responsabilità, sproneremo l’intero Partito e le genti dei più svariati gruppi etnici che abitano la Cina a compiere ogni sforzo per liberare la mente, condurre le riforme, e aprire la società, così da favorire lo sviluppo di nuove forze produttive, lavorando duro per risolvere le difficoltà che il popolo incontra, sia nel lavoro che nella vita, così da perseguire senza posa il bene comune».

Andando ad agire in ambiti cruciali per i cittadini, l’aspirazione del nuovo presidente sembrerebbe quella di voler migliorare la vita delle persone. Aspirare cioè, per dirla in termini cinesi, alla creazione di una xiaokang society o società moderatamente prospera per tutti i suoi membri.  

Le parole, però, non sono sufficienti, ancor più se pronunciate dal massimo rappresentante del Partito Comunista cinese. Inoltre, gli elementi destabilizzanti sono molteplici, sia all’interno sia all’esterno del Partito Comunista Cinese e del paese.  Ciò nonostante, il Partito dovrà mostrarsi capace di venire incontro alle aspettative dei propri cittadini, le cui richieste spaziano dalla lotta alla corruzione a una maggior attenzione all’ambiente.