C’era grande attesa per la riunione di Jackson Hole. Quest’ultima è un’amena località montana negli Stati Uniti, dove s’incontrano per discutere i banchieri centrali. Le discussioni sono seguite da una presa di posizione. Quest’anno la decisione attesa era quella di un ulteriore giro di acquisti di obbligazioni. In gergo, il Quantitative Easing.

Ve ne fu uno, di Quantitative Easing, agli inizi della crisi, nel 2008 e 2009, laddove la banca centrale statunitense comprò le famigerate obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari. Ve ne fu un altro lo scorso anno, laddove la banca centrale statunitense comprò i titoli del Tesoro. Nel primo caso fu evitato che le imprese finanziarie dovessero registrare le perdite sulle obbligazioni, con conseguente abbattimento dei mezzi propri; con minori mezzi propri, il credito si sarebbe contratto, gelando la ripresa. Nel secondo, fu finanziata una parte delle nuove emissioni del debito pubblico, facendo in modo che i rendimenti non salissero troppo, gelando la ripresa.

In seguito a questi acquisti i mercati finanziari sono saliti, nel 2009 come nel 2010. L’idea è che potrebbe accadere lo stesso quest’anno, se la banca centrale riprendesse a comprare.

Tutto bene allora? Non è detto che sia così semplice. Intanto, qual è lo scopo dei Quantitative Easing volti a comprare i titoli del Tesoro? Schiacciando il rendimento delle obbligazioni, spingere gli investitori a comprare attività più rischiose, che sono quelle che alimentano la ripresa. Questo avviene in due modi: 1) alle imprese costa meno emettere azioni e obbligazioni e dunque s’incentivano gli investimenti; 2) se le azioni salgono, la gente si sente più ricca e quindi spende di più. Insomma s’incentivano i consumi.

Fin qui sembra che tutto vada bene. Ma va da sé che quanto più alto è il rendimento delle obbligazioni emesse dal Tesoro, tanto maggiore è la spinta sul sistema privato, se il loro rendimento scende. Ossia, se le obbligazioni del Tesoro a dieci anni rendono il 5% e sono spinte al 2%, si ha uno stimolo di una certa entità. Se le stesse obbligazioni emesse dal Tesoro rendono – come rendono oggi – il 2%, e sono spinte all’1%, si ha uno stimolo di entità assai modesta. Altrimenti detto, la «produttività marginale» dello stimolo monetario è decrescente.

Alla fine Bernanke ha parlato. Non ha annunciato il Quantitative Easing 3, ma lo ha adombrato, dicendo che la prossima riunione della banca centrale durerà due giorni in più. Il mercato azionario – deluso – è prima sceso con violenza e poi rimbalzato – speranzoso. Questo alle 19.00 ora italiana.

 

L’argomento della politica monetaria è, ovviamente, piuttosto tecnico. Per chi volesse approfondire:

http://www.centroeinaudi.it/il-progetto-1/ricerche-economiacentroeinaudiit-99/1224-la-politica-della-fed-e-restrittiva.html

Il discorso di Bernanke si trova qui:

http://www.federalreserve.gov/newsevents/speech/bernanke20110826a.htm

Questa nota è stata pubblicata il 27 agosto su L’Inkiesta:

http://www.linkiesta.it/blogs/economista-greco/also-sprach-bernanke