A luglio di quest’anno Moody’s ha abbassato il livello del rating italiano da A- a BBB. Questa revisione ha comportato l’uscita dei titoli italiani legati all’inflazione (cosiddetti inflation-linked) dall’indice di riferimento dei fondi che investono in questa tipologia di emissioni con la conseguenza di obbligare i gestori passivi (vale a dire che replicano fedelmente l’indice di riferimento) alla vendita delle emissioni nostrane. Il fenomeno non è nuovo e tende ad essere sempre più rilevante e soggetto a discussioni e valutazioni da parte dei regolatori.

Ad esempio, la Banca Centrale Europea ha appena pubblicato uno studio sulla qualità dei rating delle emissioni delle banche: “In other words: the more a bank used a particular rating agency for rating its asset-backed securities at issuance, the more this agency rewarded the bank with a better bank credit rating. We consider that this represents evidence suggesting that conflicts of interest in the securitisation business compromised the quality of bank credit ratings” (“Bank ratings: what determines their quality?” Harald Hau, Sam Langfield and David Marques-Ibanez, ECBWP n°1484-18 ottobre 2012).

In sostanza, i maggiori clienti delle agenzie di rating ottengono valutazioni migliori, evidenziando l’esistenza di un conflitto di interesse legato alle commissioni pagate alle società di rating. Sembrerebbe, quindi, che l’individuazione di una agenzia non remunerata dal committente ma con caratteristiche e finalità di altra natura possa risolvere questa distorsione. Ad esempio, esiste a livello europeo la European Banking Authority che già svolge una funzione per certi versi simile, valutando attraverso i cosiddetti stress test la solidità delle banche; in uno scenario futuro la EBA potrebbe integrare l’attività di valutazione con quella di emissione di rating.

Per quanto la soluzione possa sembrare ovvia richiede in realtà un maggiore approfondimento. In verità, l’esperienza della banca franco-belga-lussemburghese Dexia suggerisce l’idea che non è detto che la sostituzione del meccanismo commissionale con altri tipi di legami, in questo caso più direttamente politici, rappresenti una soluzione. Ricordiamo che la EBA dipende direttamente dalla BCE e i suoi organismi direttivi sono di emanazione politica, esprimendo gli equilibri tra i rappresentanti dei paesi dell’Unione Europea. Il fatto che Dexia sia fallita pochi mesi dopo la valutazione positiva e rassicurante dell’EBA sul suo stato di liquidità e solvibilità è un episodio troppo simile a casi altrettanto eclatanti con protagoniste le agenzie di rating private (Northern Rock, Royal Bank of Scotland, Lehman Brothers solo per citarne alcuni).

La decisione di Moody’s di luglio scorso ha provocato la caduta dell’indice italiano delle obbligazioni governative legate all’inflazione. Successivamente l’indice ha annullato e ampiamente superato l’iniziale andamento negativo: il rendimento delle emissioni italiane legate all’inflazione è stato del 15% in quattro mesi, superando ampiamente l’indice mondiale e dell’area euro. Ciò conferma la distanza logica e temporale che esiste tra assegnazione di un rating e fenomeni finanziari reali e lascia ancora aperta la ricerca di una modalità di utilizzo di uno strumento che non ha ancora trovato un buon sostituto nonostante i numerosi difetti.