Negli ultimi cento anni – fino al 2002 – le materie prime (agricole e minerali) non hanno fatto altro che cadere di prezzo (in moneta costante). Ossia, anche la produttività decrescente delle terre, delle miniere e dei pozzi di petrolio è stata più che compensata dal progresso tecnologico. I fertilizzanti e le migliori tecniche di estrazione hanno permesso di produrre di più anche da terreni, miniere e pozzi meno attraenti.

 

Di colpo, dal 2002, ecco che i prezzi delle materie prime, con poche eccezioni, esplodono. Ed esplodono in maniera vorticosa: in alcuni casi, quattro volte la deviazione standard – ossia quattro volte la dispersione che si era avuta in cento anni (1). Anche in passato si erano avute dispersioni violente – seppure meno violente di quella iniziata nel 2002: lo si è visto in occasione della prima e della seconda guerra mondiale e ai tempi dello shock petrolifero dei primi anni Settanta. Poi – e tutte e tre le volte – i prezzi delle materie prime hanno incominciato a scendere (2). Accadrà di nuovo, oppure abbiamo di fronte un mutamento di paradigma?

 

L’ingresso dei cinesi nell’economia mondiale è la spiegazione migliore che abbiamo per lo shock. (Sostenere che la speculazione possa aver fatto variare i prezzi fino a quattro volte la deviazione standard è arduo.)

 

I cinesi consumano una parte considerevole delle materie prime di origine minerale, ma anche il 37% delle uova prodotte nel mondo (3). La domanda cruciale è: ci sarà uno sviluppo tecnologico – proprio come quello che abbiamo avuto in passato – capace di produrre quanto i cinesi consumano? Ossia, senza che la modesta produzione corrente rispetto alla domanda crescente faccia esplodere i prezzi?

 

Nessuno, ovviamente, lo sa. Se uno pensa che la tecnologia risolverà tutto, può mettersi l’anima in pace e aspettare fiducioso la fine dell’inflazione della maggior parte delle materie prime, e intanto alimentarsi con alcune di queste: per esempio, il pepe e il lardo hanno registrato una variazione modesta dei prezzi (4). Altrimenti, può investire nello scenario delle risorse decrescenti.

 

 

(1) http://ishtar.df.unibo.it/stat/base/anastat/devstand.html

 

(2) GMO, Quarterly Letter, aprile 2011, Exhibit 2

 

(3) GMO, Quarterly Letter, aprile 2011, Exhibit 3

 

(4) GMO, Quarterly Letter, aprile 2011, Exhibit 4

 

 

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http://www.linkiesta.it/blogs/economista-greco/i-cinesi-e-le-materie-prime