Il nodo da sciogliere nel 2013 e oltre è la concentrazione degli investimenti nei debiti pubblici di alcuni paesi che pagano dei rendimenti (cedola su prezzo) nulli (se si considera l'inflazione). Il ritorno alla normalità richiede il rialzo dei rendimenti dei titoli a lungo termine, e perciò si dovrebbe avere una caduta dei prezzi delle obbligazioni che scadono nel lontano futuro (il prezzo cade e la cedola, che è fissa, consente di avere un rendimento maggiore).

I paesi che hanno un debito crescente con rendimenti quasi nulli, nulli, o negativi sono nell'ordine: il Giappone, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. La Germania ha un debito sotto controllo e dei rendimenti quasi nulli. Poi vi sono in Paesi in posizione intermedia, ossia quelli con debiti crescenti e rendimenti nulli, come la Francia. L'Italia ha un debito sotto controllo e dei rendimenti positivi (anche se si considera l'inflazione).

L'uscita dalla concentrazione degli investimenti in obbligazioni potrebbe portare al ritorno degli investimenti in azioni. Si potrebbe obiettare che l'ascesa dei rendimenti, alzando il fattore di sconto, renderebbe meno attraenti le azioni. L'obiezione non è molto convincente, perché negli ultimi anni di crisi le borse non hanno mai scontato gli utili con i rendimenti che sono stati nulli. Infatti, a fronte di un rendimento nominale delle obbligazioni intorno al 2%, si sarebbe dovuto avere un rapporto fra il Prezzo e l'Utile di 50 (ossia 1/2%), mentre il rapporto Prezzo Utile è stato intorno a 15 circa (quindi un fattore di sconto o rendimento implicito delle obbligazioni del 7% circa – ossia 100/15). Dunque la borsa non ha mai “preso su serio” il livello compresso dei rendimenti nella formazione dei prezzi.

I debiti pubblici che potrebbero incominciare ad “andare male”, ossia che potrebbero incominciare a registrare una flessione dei prezzi delle obbligazioni, sono quelli degli Stati Uniti e della Germania in primo luogo, e a seguire la Francia. La Gran Bretagna e il Giappone dovrebbero poter controllare ancora per qualche tempo il prezzo delle obbligazioni grazie agli acquisti delle loro banche centrali. Il debito italiano, se escludiamo uno scenario politico pessimo, dovrebbe continuare a registrare dei rendimenti decennali simili a quelli correnti (non si dovrebbero avere delle variazioni significative del prezzo dei BTP).

I temi d'investimento per il 2013 sono dunque come evitare di perdere oppure (posizioni “corte”) come cercare di guadagnare dalla caduta dei corsi delle obbligazioni e come guadagnare dall'ascesa dei corsi delle azioni (posizioni lunghe). In campo azionario non si dovrebbe avere un'ascesa forte e stabile delle azioni statunitensi, perché le imprese, avendo “strizzato” tutti i costi possibili, non possono facilmente alzare ancora il livello degli utili, mentre si potrebbe avere una crescita dei corsi di quelle giapponesi, grazie alla svalutazione dello yen. Le azioni europee potrebbero salire, se si addolciscono le politiche di austerità.

Le previsioni sulle borse che trovate al capoverso precedente sono “qualitative” - ossia non si afferma che la Borsa X crescerà del X per cento. La ragione della scelta è che le previsioni “quantitative“ sull'andamento delle borse sono molto difficili da fare, se non impossibili. Se, infatti, si prendono gli andamenti delle borse mondiali di oltre un secolo, si osserva che la maggior parte degli andamenti – circa i due terzi - si dispone fra un -10% e un +20%. Insomma, è molto difficile se non impossibile riuscire a fare delle previsioni “quantitative” verosimili avendo a disposizione una serie storica come questa, la cui caratteristica è l'enorme dispersione degli andamenti. Le previsioni “quantitative” sarebbero, infatti, verosimili solo se la serie storica mostrasse degli andamenti che si addensano intorno alla media.

 

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