Nell’ultimo anno gli investitori hanno dedicato le maggiori attenzioni prevalentemente sulla sostenibilità dei debiti pubblici; gli stessi regolatori delle istituzioni finanziarie hanno prevalentemente seguito lo stesso sentiero, misurando il rischio degli investitori istituzionali (assicurazioni, banche, fondi pensione) in funzione della loro esposizione verso gli emittenti governativi. Questa impostazione comincia ad essere superata da una maggiore attenzione verso altri aspetti rilevanti in tema di misurazione e controllo del rischio sistemico.
Il rapporto Liikanen (gruppo di esperti incaricati dalla Commissione Europea) ha già evidenziato la necessità di intervenire sulla governance delle banche al fine di separare le diverse aree di rischio: la parte al dettaglio, a rischio basso, dalla parte all’ingrosso, a rischio alto. Questa indicazione ha un impatto ovviamente maggiore, in termini di costi, sulle banche con la maggiore quota di intermediazione all’ingrosso, tipicamente le grosse banche di investimento.
Anche la Banca dei Regolamenti Internazionali sta muovendosi nella direzione di stabilire nuovi parametri di definizione degli attivi rischiosi delle banche (cosiddetti RWA, Risk Weighted Assets ovvero Attivi Ponderati per il Rischio). Per intendersi, la definizione di cosa siano i RWA è cruciale per stabilire se una banca è solida o meno in termini di capitale proprio a garanzia, appunto, della copertura dei rischi che sta assumendo. Fino ad oggi la definizione era particolarmente a favore delle banche di investimento, considerando le attività in derivati sostanzialmente prive di rischio. Per esempio, se il regolatore dice che devo avere 10 di patrimonio ogni 100 di attività rischiose, la definizione di cosa è rischioso determina quanto capitale devo avere.
Una recente analisi dimostra come l’attuale impostazione sia fragile e non più difendibile, a causa soprattutto della discrezionalità utilizzata dalle singole banche nello stabilire se e quanto un portafoglio è rischioso. Simulando una maggiore omogeneità nell’applicazione del concetto di rischio emerge come le banche di investimento europee mostrino attività rischiose molto maggiori di quelle stimate con i modelli finora utilizzati. Le banche svizzere vedrebbero più che raddoppiare l’ammontare delle attività rischiose mentre le banche americane, svuotate dagli interventi della banca centrale e del governo americano, sono oggi già allineate con i nuovi standard; altre banche d’investimento europee sottostimano la dimensione del rischio tra il 50% e il 90%.
© Riproduzione riservata