La crescita del Regno Unito allo 0,7 per cento sembra stellare rispetto ai colleghi europei, e questo basta per festeggiare nei palazzi della politica inglese, che da anni si contorce sulla devozione all’austerità. La Banca centrale, guidata da Mark Carney, ha fatto proiezioni per il futuro rassicuranti: la crescita c’è e inizia a essere stabile, l’inflazione s’abbassa e così anche la disocuppazione, “non bisogna essere ottimisti per vedere il bicchiere mezzo pieno”, ha detto Carney (1).

Per il 2014 la previsione di crescita è del 2,8 per cento, è stata rivista verso l’alto rispetto al 2,5 stimato ad agosto; il tasso di disoccupazione è al 7,6 per cento, ma finché non si arriva al 7 per cento la Banca d’Inghilterra ha detto di non voler toccare i tassi. Così dicendo ha aperto a questa strategia, rafforzando l’idea di una politica muscolare che è stata – non senza malizia – paragonata dal Wall Street Journal con quella della Banca centrale europea, per sottolineare le divergenze (2) – e le differenze nei risultati (3).

La ripresa favorisce il governo dei conservatori, sempre ammesso che nel frattempo non collassi tra problemi di istruzione e attacchi interni sul “paese delle élite”, come ha denunciato l’ex premier John Major, o peggio ancora su tutti i dossier mai risolti, come scrive l’Economist (4). Ma conta anche come sarà gestita ora la ripartenza.

Il premier David Cameron ha tenuto di recente un discorso molto chiaro sul fatto che il suo governo non ha intenzione di allentare il rigore, perché per consolidare la recovery ci vuole una riforma di sistema a lungo termine: ha parlato, Cameron, di “austerità permanente”. Ma le reazioni sono state raggelanti: per quanto si possa ostentare un po’ di ottimismo, l’austerità non è un messaggio elettoralmente spendibile, soprattutto in un paese come il Regno Unito dove certe misure sono state applicate con “ferocia”, come dicono i detrattori.

Da sinistra, da un’opposizione che per ora è davanti nei sondaggi (anche se ha gravi problemi di leadership con Ed Miliband), sono arrivate critiche pesanti. I Tory puntano sull’efficienza dello stato – si tagliano le spese per razionalizzarle – mentre i laburisti hanno buon gioco nel dire che dello stato, messo così, non ci si può più fidare: il Guardian, che ormai usa i toni del populismo del tabloid, ha dato voce a una cameriera presente al banchetto in cui Cameron ha annunciato l’austerità permanente (5): come a dire, tanto rigore va benissimo, ma soltanto se sei ricco.

 

(1) http://www.independent.co.uk/news/business/analysis-and-features/governor-mark-carney-declares-recovery-is-here-but-will-interest-rates-rise-8937727.html

(2) http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303289904579196133875052674

(3) http://blogs.wsj.com/moneybeat/2013/11/14/live-blog-whats-happening-to-gdp-in-the-euro-zone-countries/

(4) http://www.economist.com/news/britain/21589875-mighty-pile-unfinished-business-teeters-over-britains-next-government-2015-tray

(5) http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/nov/13/david-cameron-austerity-public-sector-cuts