In Cina le vendite di automobili salgono a dismisura – le vendite degli ultimi mesi sono maggiori di quasi il 100 per cento rispetto a quelle dello scorso anno, ma il consumo di carburante cresce solo del 10 per cento. Esplode la produzione industriale, ma la domanda di energia elettrica flette. I numeri non sono coerenti. La crescita ha – si arguisce – una dose di propaganda. Esageriamo? Se l’economia cinese crescesse così tanto, il problema sarebbe quello di «raffreddarla» per evitare l’inflazione. Invece, il governo cinese sembra voler continuare con le politiche economiche ultra espansive. Insomma, non crede nei numeri che vengono diffusi.


Le cose asiatiche sono probabilmente meglio note agli asiatici medesimi, come si può sospettare dall’andamento della borsa giapponese:
http://www.centroeinaudi.it/notizie/avviso-ai-naviganti-/-x.-il-giappone.html
 

Nota aggiunta il 22 novembre

 

Questa notizia sulla Cina – dove si sottolinea l’incongruenza delle statistiche – è stata criticata.

Ecco la critica. In Unione Sovietica, se uno avesse osservato le statistiche sulla produzione agricola, sarebbe rimasto colpito dalla gran quantità di beni generati dal sistema. Se uno, appena dopo, fosse entrato nei negozi dove questi beni si vendevano, sarebbe rimasto sconfortato, perché erano vuoti. Al che avrebbe dovuto, uscendo dal negozio, imbattersi in gente che moriva di fame. Nessuno però moriva di fame. Mentre meditava sulle incongruenze statistiche, appena dietro l’angolo, avrebbe potuto trovarsi in mezzo a un mercatino dove i contadini vendevano i frutti dei loro appezzamenti. Nei mercatini trovava quei generi alimentari che i negozi non avevano negli scaffali, e che facevano sì che la popolazione potesse vivere decorosamente. Dunque le statistiche non combaciavano, ma il sistema sopravviveva. È normale che un’economia diretta da un unico partito abbia statistiche che non collimano. Non ha quindi molto senso sottolineare che le statistiche sono incoerenti.
 
Ecco la nostra risposta. Accettiamo senza problemi la critica: non ha senso scandalizzarsi se i numeri non combaciano. Il nostro obiettivo però è quello di capire se la Cina cresce per davvero. Se crescesse per davvero così tanto, allora, per esempio, la domanda di rame avrebbe un’origine industriale. Se, invece, non crescesse così tanto, allora la domanda di rame si spiegherebbe con il desiderio di avere un bene che mantiene il suo valore, anche se il dollaro si deprezza. Abbiamo così dei segnali opposti, che ci servono per giudicare gli andamenti economici complessivi e non solo quelli della Cina: la domanda di materie prime trae alimento dalla crescita, oppure la domanda di materie prime trae alimento dalla ricerca di una riserva di valore?