Le monete crittografiche come Bitcoin sono prive di organismi centralizzati di emissione e di controllo, e perciò sono svincolate dalle funzioni classiche delle Banche Centrali. Che cosa comporta l'assenza di centralità istituzionale e che cosa cambia rispetto alle monete fiat? Per comprenderlo, riassumiamo brevemente le prospettive di entrambi i sistemi monetari.
MONETE DECENTRALIZZATE/CRITTOMONETE La gestione della moneta è indipendente da ragioni politiche: poiché il controllo della politica monetaria è fonte di grande potere, è giusto che siano i cittadini a gestirlo direttamente, non le istituzioni. Le regole per l'emissione di moneta sono trasparenti, predeterminate e incorporate in un protocollo informatico, che viene eseguito automaticamente da tutti i partecipanti del sistema. Il protocollo monetario può cambiare da moneta a moneta: Bitcoin per esempio stabilisce un limite massimo di 21 milioni di unità alla quantità che è possibile creare. Si evita così il pericolo di sovra-emissione di moneta e conseguente svalutazione, a cui ricorrono le Banche Centrali specialmente in momenti di crisi, e il valore monetario si protegge nel tempo. Il supporto alla liquidità e gli incentivi forniti dalle Banche Centrali non sono desiderabili, in quanto creano distorsioni nelle dinamiche di mercato. La varietà di regole monetarie rende competitivo e variegato il mercato aperto delle crittomonete: il cittadino può scegliere di utilizzare la moneta che ritiene più adatta. Il circuito monetario è libero e resistente alla censura: non è possibile negare l'accesso al sistema e la possibilità di creare moneta a nessun operatore, finché esegue correttamente il protocollo. Chiunque esegua correttamente il protocollo attraverso una cosiddetta prova di lavoro può trarre i benefici derivante dall'emissione di moneta, secondo regole trasparenti e uguali per tutti. Non ci sono entità politiche predeterminate che godono del signoraggio.
MONETE FIAT Le Banche Centrali hanno la possibilità di intervenire sulla quantità di moneta per mantenere in equilibrio il mercato dei cambi con le valute estere. Le monete decentralizzate sono invece completamente esposte alle variazioni della domanda e perciò estremamente volatili. Le Banche Centrali hanno la possibilità di intervenire sulla domanda di moneta per bilanciare inflazione, deflazione, disoccupazione, crescita economica. In caso di recessione o di forte crisi economica, le monete crittografiche non possiedono strumenti adatti a stimolare la crescita. La Banche Centrali espletano l'importante funzione di prestatori di ultima istanza. Non esiste alcun meccanismo simile con le crittomonete. In assenza di istituzioni formali, la gestione diretta della politica monetaria da parte dei cittadini espone comunque la collettività a maggiori rischi di frode. Inoltre il potere dei cittadini è comunque relativo: la pratica dimostra che gli ecosistemi delle crittomonete sono afflitti da nuove forme di centralizzazione nel potere di emissione e da una certa opacità della governance.
Dunque tra questi due modi così diversi di intendere l'emissione e la gestione di moneta, qual è quello corretto? Possiamo dire che vi sia una logica corretta in entrambi i sistemi. Come abbiamo richiamato altre volte, occorre sempre tenere presente che la moneta perfetta non esiste e che irrisolvibili trade-off sono sempre in agguato. Nel corso del tempo, emissione, possesso e circolazione di moneta hanno scritto la storia di tutte le nazioni, divenendo spesso la causa prima di prosperità e miseria, euforia e soprusi, attraverso fenomeni intricati e complessi. Ora le crittomonete presentano nuovi e più sofisticati scenari con cui confrontarsi criticamente, ma non offrono comunque soluzioni definitive in tema di politica monetaria. A chi volesse trovare a tutti i costi le ragioni della superiorità di tipo di una moneta sull'altra, ricordiamo il monito del primo ministro inglese Sir William Gladstone, il quale affermò che nulla al mondo, a parte l'amore, poteva far impazzire gli uomini quanto il ragionar sulla natura del denaro. Dovremmo perciò più saggiamente orientarci verso un principio di coesistenza tra diverse tipologie monetarie, capaci di rispondere efficacemente a diversi bisogni e a diverse istanze.
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