Continuamo a raccontare la battaglia delle idee negli Stati Uniti. Al solito, trovate i link. Questa settimana discutiamo ancora dell'"economia dei comportamenti".
Il team economico di Barack Obama ha un problema di uomini, non d’idee. Il ministro del Tesoro, Tim Geithner, deve affrontare problemi pratici, perché il suo dipartimento è poco presidiato: il «Washington Post» (1) ha raccontato che l’ex amministratore delegato di General Motors, Rick Wagoner, allontanato per espresso desiderio di Obama, è formalmente ancora al suo posto in quanto non c’è nessuno al Tesoro che sappia decidere che cosa fare del trattamento di fine rapporto (20 milioni di dollari) che l’azienda gli aveva promesso.
I dettagli sulle inefficienze del moderno New Deal sono parecchi, ma sono controbilanciati da un indirizzo ideologico sempre più chiaro: economia, regole e psicologia sono un tutt’uno. A mostrarlo è il fatto che Cass Sunstein, professore di Diritto e da ultimo autore di un libro sull’economia cognitiva (2), sia stato nominato regulatory czar da Obama.
Crisi economica, regole per curarle (ed evitarle), analisi dei comportamenti sono intrinsecamente legati. Del resto, un grosso contributo «ideologico» al libro di Sunstein e di Robert Tahler è stato dato dal premio Nobel per l’economia del 2002, Daniel Kahneman, il padre della psicologia cognitiva, che è applicata alla behavioural economics, quella branca dell’economia che studia le decisioni economiche con modelli psicologici e sociali. Kahneman non compare formalmente in alcun comitato di consiglio dell’amministrazione Obama, ma ne è un grande ispiratore: tutti gli «ideologi», dallo stesso Sunstein al capo dell’Ufficio budget Peter Orszag, hanno in lui un punto di riferimento.
Di fatto, Kahneman non è un economista ma uno psicologo, e anzi nell’ambiente accademico si scherza affermando che è l’unico psicologo al mondo ad aver ricevuto un Nobel per l’economia. La motivazione del premio, che gli fu assegnato assieme a Vernon Smith, recitava: «Hanno integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza».
A iniziare Kahneman alla passione per l’applicazione all’economia degli studi psicologici fu proprio quel Richard Tahler, consigliere strettissimo di Austan Goolsbee (guru economico della campagna elettorale di Obama e ancor oggi nel suo team), che ha scritto con Sunstein il manifesto nascosto dell’amministrazione Obama. Così il cerchio delle persone che più influenzano l’indirizzo ideologico della politica economica della nuova Washington si chiude. Per capire dove si va a parare, basta vedere il principale studio fatto da Kahneman alla fine degli anni Settanta assieme ad Amos Tversky – la cosiddetta teoria del prospetto (3) – in cui si mostra che i processi decisionali violano sistematicamente alcuni principi di razionalità, al contrario di quel che sostiene la teoria economica classica secondo la quale ogni individuo è razionale e tende a massimizzare la propria utilità. Le decisioni non sono prese soltanto dal cervello, sostiene Kahneman, ma «in parte dalla formulazione del problema e in parte dalle norme, dalle abitudini e dalle caratteristiche personali di chi deve decidere».
Per questo alla stessa domanda si può rispondere in modo completamente diverso, come mostra anche una nuova tendenza socialista dei giovani americani, una volta più libertari (4). È che se ti convincono che soltanto il governo può salvare il capitalismo, e te la vendono come una prospettiva di cambiamento, tu finisci per crederci.
(2) http://www.ibs.it/code/9788807171734/thaler-richard-h-sunstein/nudge-la-spinta-gentile.html
(3) http://en.wikipedia.org/wiki/Prospect_theory
(4) http://business.theatlantic.com/2009/05/study_millenials_really_love_their_big_government.php
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