Un politico ha davvero contro o a favore «i» quotidiani? Oppure un politico ha – molto banalmente – contro i giornali dello schieramento avversario che sono letti dagli avversari, e a favore i giornali che la pensano come lui, letti da quelli che la pensano come lui? È stato pubblicato dall’Università di Chicago (1) uno studio sui quotidiani statunitensi, secondo il loro orientamento (slant).
Lo studio prima analizza le espressioni che segnalano l’orientamento politico: per esempio, per i Democratici «i diritti dei lavoratori», per i Repubblicani «gli embrioni umani». I giornali sono disposti secondo la frequenza delle espressioni, e si ha la scala dell’orientamento. Il «Wall Street Journal» è chiaramente repubblicano, il «Los Angeles Times» chiaramente democratico. Molti giornali stanno nel mezzo – come il «New York Times».
Viene poi confrontato l’orientamento dei giornali con i voti degli elettori, e si mostra come i giornali schierati vendano di più nei collegi dove è eletto il candidato che la pensa come loro. In altre parole, i giornali schierati riflettono le preferenze degli elettori.
Infine, lo studio si chiede quale influenza abbia l’editore. Negli Stati Uniti non si ha riscontro statistico di una qualche preferenza – i giornali dello stesso editore possono essere democratici o repubblicani a seconda delle preferenze dei lettori che li comprano.
Insomma, il consumatore è sovrano e i giornali gli vendono il prodotto che desidera. Il consumatore schierato legge quello che gli dà ragione. I giornali, più che influenzare, rafforzano le convinzioni dei lettori che li hanno scelti proprio per questo motivo.
(1) http://www.econbrowser.com/archives/2010/02/what_drives_med.html
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