In Germania si pensa di ritirare i bonus dei dirigenti bancari che sono stati elargiti a fronte dei buoni risultati, se questi risultati sono stati ottenuti correndo troppi rischi (1). Lo scopo della minaccia – insieme alle nuove regole di controllo del rischio – è quello di disincentivare i comportamenti «spavaldi». Invece di commentare la notizia con le solite considerazioni (anemiche e moraleggianti) sul rischio e sul rendimento, abbiamo pensato di proporre una nostra esperienza. Si tratta di due episodi che raccontano il «capitalismo anglosassone» e quello «renano», visti prima da Londra e poi da Praga.

Londra, circa 1990. Una grande casa finanziaria – ora scomparsa – cercava un analista che seguisse il mercato italiano. Avevano letto due analisi – una sull’Ifil e l’altra sulle Cartiere Burgo – di chi ora state leggendo, che, per caso, erano state tradotte in inglese, e quindi chi scrive arriva a Londra. Il grattacielo immenso, le sale operative piene di computer da «guerre stellari» erano qualcosa con cui un italiano non aveva dimestichezza. Chi scrive si sentiva, nonostante la cravatta di lusso, come Totò e Peppino arrivati – col colbacco e il provolone – a Milano per cercare la Malafemmina.

Tre le cose che meritano di essere ricordate: 1) la discussione – una sorta di terzo grado – con gli analisti specializzati in finanziarie e in imprese industriali cicliche; 2) le considerazioni sulla prossima apertura del mercato dell’Europa continentale; 3) il colloquio finale con il «gran capo».  


Saltiamo la discussione, è servita ad asserire che erano proprio competenti. Passiamo alla seconda e alla terza cosa. Mi è stata spiegata la strategia. L’operazione di privatizzazione era ormai completata e tutto quel che si poteva fare in Gran Bretagna era stato fatto; ormai si era giunti alla routine. Il mercato ricco era quello dell’Europa continentale, soprattutto quello tedesco. Se – mi viene detto con un fare a metà fra il cospiratorio e il paterno – le imprese tedesche tenessero una contabilità come quella inglese, i loro utili sarebbero il doppio. Dunque, spingendo il sistema continentale verso una contabilità anglosassone, si sarebbe mostrato quale miniera d’oro fosse; da lì l’industria finanziaria avrebbe imbastito un’operazione di decenni. Ho obiettato che se gli utili emergono perché si fanno meno ammortamenti, non cambia niente: il prezzo delle azioni diventa più basso rispetto agli utili, ma resta eguale rispetto al cash flow (utili più ammortamenti). Sono stato guardato come una ragazzina appena uscita dal collegio che crede ancora nel principe azzurro. Alla fine è arrivato il colloquio con il «gran capo». Il quale, mostrandomi dall’ultimo piano del grattacielo la City «ai suoi piedi», ha detto: «Ogni mattina bisogna alimentare tutto questo, e dunque bisogna avere nuove idee ogni giorno». Avevo finalmente capito perché si dava tanta importanza a tutto, sia alle notizie serie sia a quelle senza alcun senso: le notizie potevano muovere i portafogli degli investitori e quindi generare commissioni.

 

Praga, circa 1993. Il magnifico castello Wallerstein di fianco alla Moldova era stato ristrutturato ed era diventato un luogo per incontri. L’ospite tedesco, presidente di una banca importante, al termine della cena comincia a parlare. Racconta di essere figlio di un berlinese e di una viennese, entrambi cattolici. Sostiene che finalmente si poteva riprendere a costruire la Mitteleuropa. Questo luogo di rara civiltà, che ruotava intorno agli Asburgo e alla Chiesa cattolica, era stato distrutto dall'incompetenza di Woodrow Wilson, il quale non poteva capire – lo definì con sprezzo «quel maestro delle elementari» – la posta in gioco. Poi si era avuta la catastrofe della Seconda Guerra. Ora però – concluse – tutto finalmente ricominciava. E la sua banca avrebbe fatto tutto il necessario per la ricostruzione. Fra i convenuti c’era un alto ufficiale statunitense della Nato. Si è voltato verso di me – ero di fianco a lui – e ha detto: «I tedeschi non capiranno mai niente, sono e saranno sempre dei socialisti [sic]. Sono del tutto inaffidabili». Quindi ha aggiunto: «Gli italiani, invece, sono affidabili, i governi italiani sono degli alleati di assoluta lealtà».

 

Morale: i tedeschi pensano (a ragione) che la finanza anglosassone sia «birichina», gli anglosassoni pensano (a ragione) che i tedeschi vogliano, finita la guerra «calda» e quella «fredda», rigiocare la propria partita: industrializzare l’Est Europa facendo leva su un sistema bancario con «vista lunga» – il loro. Un sistema capace di finanziare le imprese tedesche e quelle dell’Est.

 

Dietro il bonus al dirigente di banca, si cela la geopolitica (nientemeno).

 

Quattro quinti dei finanziamenti alle imprese negli Stati Uniti arrivano dai mercati delle azioni e delle obbligazioni, un quinto dalle banche. Quattro quinti dei finanziamenti alle imprese nei paesi dell’Europa continentale arrivano dal sistema bancario, un quinto dai mercati. I bonus – elargiti in base ai risultati straordinari ottenuti in un arco temporale breve prendendo dei rischi molto elevati – sono tipici della finanza «anglosassone». I bonus, se presi allo stesso modo dalla finanza «renana» – quella che lega industria, sindacati e banche nel lungo termine – possono avere effetti collaterali negativi. Se la leva delle banche renane è per esempio di 50 volte – ossia le banche investono e prestano per un ammontare pari a 50 volte il proprio patrimonio, quindi prestano 100 avendo un patrimonio di 2 – basta loro una perdita sull’attivo del 2% per eliminare il patrimonio netto. A quel punto il credito viene razionato e le imprese non hanno modo di finanziarsi. Per questa ragione le banche europee non debbono avere, per i dirigenti, incentivi al rischio tali da poter – se anche funzionano nel breve termine – mettere a repentaglio il sistema.


(1) http://www.ft.com/cms/s/0/9b6ecade-8906-11de-b50f-00144feabdc0.html