Abbiamo una misura della disoccupazione statunitense, quella che esce il primo venerdi di ogni mese e che tutti commentano. Essa mostra il tasso di disoccupazione del mese precedente (ossia i disoccupati come percentuale della forza lavoro attiva, laddove sono esclusi dal computo quelli che rinunciano a cercare un nuovo lavoro).
Abbiamo anche una misura della disoccupazione statunitense che mostra la percentuale di occupati sulla popolazione in età di lavoro (ossia sono inclusi tutti, che cerchino lavoro o che abbiano rinunciato a cercarlo). Le due misure non possono divergere molto, a meno che quelli che hanno rinunciato a cercar lavoro non siano cresciuti smisuratamente.
Nel tempo e come mostra il grafico, le due misure si muovono allo stesso modo fino alla fine del 2009. Si ha sulla scala di sinistra la percentuale degli occupati sulla forza lavoro, e su quella di destra il tasso di disoccupazione. La misura del tasso di disoccupazione è invertita, ossia, se la disoccupazione scende, la curva sale. Perciò il confronto è graficamente omogeneo.
Ultimamente si ha una forte divergenza, che è un'anomalia. Chi guarda il tasso di disoccupazione del primo venerdi di ogni mese ha la prova che l'economia si sta lentamente riprendendo. Chi, invece, guarda l'occupazione complessiva sulla popolazione in età da lavoro non ha prova che ci sia ripresa. Fino alla fine del 2009 le due misure davano la stessa informazione, ora, invece, danno informazioni diverse. Si deve perciò scegliere. A noi pare più importante la seconda misura (employment to population ratio).
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