Il prezzo dell'oro sale e ciò avviene per l'incertezza legata a Brexit. L'oro è da sempre un bene rifugio, e dunque ecco fiorire i commenti a favore sull'oro. Si dice: chi compra l'oro vuole proteggersi dal rischio, e quindi il prezzo dell'oro sale. Si potrebbe argomentare: chi lo vende pensa che il rischio non sia così alto, altrimenti se lo terrebbe. Ma vediamo meglio.

Chi canta le virtù dell'oro come protezione dal rischio si concentra sugli ultimi tempi – primo grafico. Se, invece, si osservano gli ultimi anni, cambia il quadro – secondo grafico.

L'oro si trova appena sopra il prezzo minimo degli ultimi anni – sotto i 1.400 dollari l'oncia contro i 1.800 del 2011. Si potrebbe arguire che fino al 2012 l'avversione al rischio fosse maggiore e perciò il prezzo dell'oro era più alto di quello odierno. Nel 2012 si ha il famigerato “What ever it takes” di Mario Draghi, e da allora il prezzo dell'oro è caduto fino a quest'anno. Se l'oro “misura la paura” si aveva molta più paura qualche anno fa.

Perché l’oro dovrebbe coprire dalle evenienze negative – ossia perché protegge dal rischio? Un’opzione copre l’investitore, e l’opzione è tale se il prezzo «schizza». L’oro è molto più volatile dell’euro – un'attività che potrebbero salire di prezzo, se, per esempio, la sterlina continuasse a franare. Negli ultimi anni la volatilità (ossia la media delle deviazioni positive e negative dalla media divise per la media) giornaliera dell’oro (che è misurato in dollari) è stata il triplo della volatilità dell’euro verso il dollaro. Si tende perciò a credere che, se le cose andassero male, ecco che l’oro «schizzerebbe» in alto con una forza inimmaginabile, rispetto ai «rifugi» alternativi. In breve, se uno pensa che le cose possano andar molto male e compra oro, gode del vantaggio – sempre assumendo che le relazioni statistiche del passato si ripropongano nel futuro – di poterne comprarne una quantità tre volte inferiore a quanti euro dovrebbe comprare per ottenere lo stesso effetto.

Questo non significa che l’oro abbia per sé un valore, perché è più «concreto» della moneta cartacea, emessa a discrezione della banca centrale – la così detta fiat money. L’oro vale proprio perché qualcun altro eventualmente lo compra, contando un giorno di poterlo vendere. Abbiamo un valore «soggettivo». L’oro non produce reddito, come un dividendo, una cedola, o un affitto, dunque il suo prezzo non dipende da altri valori con cui può essere messo in relazione, ma solo dalla percezione di chi scambia. Potremmo dire che l’oro non ha «fondamentali».

Ma perché l’oro è tanto volatile? L’oro prodotto ogni anno (il flusso) è pari al 1,5% dell’oro estratto fin dalla notte dei tempi (lo stock). La quantità in offerta di nuovo oro è rigida, perciò le variazioni della domanda si scaricano con violenza sul prezzo. L’offerta di oro non può essere alterata in ragione dei maggiori prezzi. La variazione della produzione non agisce come «calmiere». L’offerta rigida è dunque all’origine della volatilità del prezzo dell’oro, che è all’origine del valore come opzione dell’oro.

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