Forse è una storia ben nota, forse no. Vale la pena raccontarla, anche perché oltre un miliardo e duecento milioni di utilizzatori mensili non sono pochi ma sembrano non essere sufficienti. Persino Claudio Magris esprime il diritto alla non appartenenza (Corriere della Sera 6.2.2014) in quanto sembra non essere sufficientemente garantito. Come dicevamo, la storia è forse risaputa ma merita qualche considerazione.

Due ingegneri di Princeton applicano un modello epidemiologico a Facebook (FB) e concludono che per il 2016 il numero di utenti sarà azzerato (1), esattamente come accaduto al predecessore di FB, MySpace. La risposta della rete è indignata (2), arrivando a sostenere, con argomentazioni simili, la scomparsa di Princeton, a vantaggio di Harvard e Yale, e sottolineando l’inconsistenza dell’analisi applicata a FB (correlation equals causation). Alcuni esempi sono esilaranti come la correlazione tra il numero di omicidi e la quota di mercato di Internet Explorer oppure tra il numero di pirati e la crescita della temperatura terrestre dal 1820 ad oggi (3).

Le considerazioni di Claudio Magris aggiungono altri spunti al rapporto con questo diffusissimo strumento. Magris cita la Costituzione (art.18 e il Dispositivo, c.c. 14 e ss.; c.p. 270-271, 305, 306, 416, 416bis; disp. fin. XII):

”La libertà di associazione si specifica:

--nella libertà di costituire un'associazione;

--nella libertà di aderire o meno alla stessa;

--nella libertà di abbandonarla (cd. libertà negativa).

Secondo l'orientamento della Corte costituzionale, la libertà di non associarsi non è intaccata qualora si configuri come obbligatorio l'inquadramento di una determinata categoria di interessati entro enti pubblici, purché non siano violati diritti e principi costituzionali e risulti nel contempo che esso assicuri lo strumento idoneo all'attuazione di finalità schiettamente pubbliche.

Nella stessa accezione va letto il diritto alla libertà di associazione così come garantito dall'art. 12 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. La Carta prevede espressamente, inoltre, che tale libertà sia riferita segnatatamente al campo politico, sindacale e civico, che sono gli ambiti più «caldi» in cui il principio di democrazia trova la sua espressione.”

Il tema è rilevante prima ancora che interessante. Facebook ha un numero di utilizzatori mensili che è pari ad un sesto della popolazione mondiale. La società intende incrementarne il numero e questa sembrerebbe più una battuta che un obiettivo aziendale. Non esistono società al mondo con una quantità simile di utenti/clienti. Facebook dovrebbe comunicare, a questo punto, il numero massimo di utenti, che non è certamente la totalità della popolazione mondiale.

Le stime indicano 1,5 miliardi di MAU (Monthly Active Users) e 1 miliardo di DAU (Daily Active Users) nel 2015. Ogni MAU porterà $ 10 di fatturato e circa $ 3 di utili. Ma questa è più una questione aziendale e finanziaria che politica e sociale. Se FB diventa come il telefono cellulare, ovvero tutti lo usano volontariamente e non per coercizione, può diventare problematica una posizione così dominante. Nel mercato della telefonia cellulare ci sono diverse marche, magari in diminuzione ma proprio in virtù della competizione. Nel caso dell’biezione di Claudio Magris supponiamo che sia accaduto qualcosa del genere, nel senso che gli deve essere stata assegnata una pagina FB per ragioni professionali, esattamente come in azienda danno il telefonino.

E’ possibile che questa sia esattamente la direzione del fenomeno, dettato più dalla tendenza alla concentrazione nel settore manifatturiero della telefonia mobile che, guarda caso, è anche l’area dove FB genererà la gran parte del suo fatturato. Potremmo essere di fronte forse al primo caso da sottoporre ad una ipotetica legislazione antitrust planetaria, sempre che esista. Se consideriamo che del miliardo e mezzo di MAU 2015 oltre duecento sono in USA e Canada (su 350 milioni di abitanti) e oltre trecento sono in Europa (su circa 700 milioni di abitanti, Turchia e Ucraina comprese) vuol dire che in queste aree la presenza di FB sulla popolazione attiva è ben superiore al 50%.

In fondo, sembra che la vicenda ponga sul piatto una quesito insidioso. Il telefono cellulare più venduto, anche diventasse monopolista, sarebbe sempre un bene che ha un costo non indifferente. Questo costo elevato crea una barriera all’entrata per chi vuole far parte dell’associazione “Apple” (tanto per non fare nomi) , ovvero un costo di iscrizione peraltro assolutamente volontario.

Diverso è il caso di un servizio offerto gratis che, paradossalmente spiegato dall’assenza teorica di un costo, assuma le caratteristiche dell’obbligatorietà. Quante volte sarà capitato a chiunque di rifiutare qualcosa anche se offerta gratuitamente. Basta essere un pochino uomini di mondo (alla Totò) per avere la sensazione che la gratuità, almeno in termini economici, non esiste. Diventa un altra cosa se non è possibile rifiutare e si è obbligati ad usufruire di un servizio “gratuito” indesiderato.

Forse per queste ragioni siamo di fronte ad una società che fronteggia due scenari estremi: o la totale scomparsa nell’arco di ventiquattro mesi o la conquista della totalità degli abitanti della Terra in grado di usare un telefono cellulare.

 

Facebook
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(1) http://arxiv.org/pdf/1401.4208v1.pdf

(2) http://techcrunch.com/2014/01/23/facebook-losing-users-princeton-losing-credibility/

(3) https://www.facebook.com/notes/mike-develin/debunking-princeton/10151947421191849