Oggi i mercati sono saliti moltissimo, trascinati dai titoli bancari. La settimana scorsa erano saliti trascinati dall’attesa del rilancio fiscale cinese. Erano saliti, poi sono caduti, ora sono tornati al punto di partenza.
L’ascesa di oggi, secondo le agenzie di stampa, sarebbe dovuta alla rivelazione del contenuto di un documento riservato della banca statunitense Citi che asserisce che i conti dei primi due mesi sono buoni come quelli del 2007. Si arguisce: i conti al netto dell’aggiustamento delle poste attive, piene di titoli «tossici». La lettura che hanno dato i mercati, sempre secondo le agenzie, è che il flusso di reddito bancario c’è, e ciò fa sperare che qualche cosa possa migliorare. Ergo, le banche possono finalmente avere prezzi meno da «saldo». Gli Stati Uniti sono saliti moltissimo, così come l’Europa; per quel che riguarda l’Asia, vedremo questa notte.
L’Italia è letteralmente balzata. Piazza Affari è piena di banche e quindi va peggio quando queste vanno male e viceversa, quando vanno bene; proprio quel che è accaduto oggi.
In borsa vi sono due tipi di inversioni di tendenza: quello fondamentale e quello tecnico. Il primo è mosso dalle dinamiche degli utili e dei rendimenti, il secondo da fenomeni legati alle dinamiche dei prezzi. Se questi ultimi cadono troppo, sono spinti a rimbalzare; se salgono troppo, sono spinti a scendere – i prezzi tendono a regredire verso la tendenza principale. L’analisi fondamentale determina il movimento maggiore, ma, poiché i prezzi si discostano molto dai fondamentali anche per periodi lunghissimi, si cercano lumi nell’analisi tecnica.
Per capire un rimbalzo come quello di oggi non basta associare alla salita la dichiarazione di Citi. Sarebbe come credere che basti agitarsi, pronunciando parole oscure, per far piovere. Bisogna invece immaginare di lavorare in una sala piena di computer di una grande finanziaria, dove si comprano e si vendono freneticamente le azioni sulla base delle dinamiche dei prezzi. Una sala da trading, proprio come quelle mostrate dai film.
Ecco la giornata di oggi raccontata dai grafici.
• Abbiamo un arcobaleno che è la regressione (non lineare) dei prezzi delle azioni negli ultimi tempi. Esso ha una tendenza principale e tre deviazioni, tre in su e tre in giù. Ogni canale rappresenta uno scostamento dalla tendenza principale – una volta, due volte, tre volte. Maggiore è lo scostamento, maggiore è la spinta a rimbalzare o a flettere. Abbiamo anche le resistenze e i supporti. Questi ultimi sono i livelli dei prezzi che si sono avuti in passato in concomitanza con eventi importanti. I mercati di solito fanno fatica a rompere certi livelli di prezzi, che possiamo chiamare «storici». Se li rompono, allora salgono, oppure scendono (non conoscendo il futuro, i mercati tendono ad aggrapparsi, per quanto possibile, al passato).
Oggi in Europa avevamo i prezzi su un supporto giornaliero importante, la striscia gialla e verde, e in scostamento dalla tendenza principale, disegnata dall’arcobaleno, di un solo canale. Oggi i mercati potevano certamente salire, ma non in maniera robusta, come hanno fatto. Eppure sono saliti molto. Oggi ha avuto importanza il grafico orario, non quello giornaliero, perciò mostriamo quest’ultimo. Il grafico orario ha, come si dice in gergo, «mandato» un segnale di acquisto verso la tarda mattinata. Osservando la parabola, si vede che i prezzi erano sul secondo canale inferiore, ossia si scostavano ben due volte la deviazione standard, la striscia viola. Erano pronti a rimbalzare. Poi, rimbalzando, hanno rotto la tendenza a cadere, calcolata in due modi: quella non lineare definita dall’arcobaleno, la linea blu, e quella lineare, la linea nera. E da lì in poi tutti a comprare, la borsa è salita moltissimo. Se Citi ha dichiarato che va meglio, bene, ma la spiegazione di Citi da sola non basta; la settimana scorsa a catalizzare i mercati era stata, infatti, la Cina. I prezzi in chiusura sono arrivati fino al terzo canale superiore, che segnala una gran fatica a salire ulteriormente.
Vediamo la stessa cosa sull’indice delle banche, sempre europee. Le banche erano meno pronte a rimbalzare delle azioni complessive: infatti, erano sul primo canale di deviazione e non sul secondo, come nel caso della totalità dell’indice. Sono rimbalzate meno della borsa, sono arrivate fino al limite del primo canale e non dentro il terzo. Le banche hanno quindi prezzi meno tesi della totalità dell’indice.
La tendenza principale dei mercati non è cambiata: essi sono deboli per la flessione degli utili e per la probabile ascesa dei rendimenti, legata all’emissione di una grande quantità di debito pubblico. I prezzi per qualche tempo possono salire, se l’ascesa di oggi, in assenza di eventi negativi, crea un clima per il quale tutti vogliono sfruttare il canale ascendente. Non è molto prudente correrle dietro. Alla fine del 2000 le azioni della tecnologia talora salivano improvvisamente del 7%, del 10%, insomma facevano balzi giornalieri paurosi. Poi si sono spente.
Comunque sia, se invece di osservare la variazione giornaliera gettiamo lo sguardo su quella settimanale, scopriamo che siamo tornati al livello del balzo di qualche giorno fa, quello legato appunto all’aspettativa della ripresa cinese. Ecco, buon ultimo, il grafico della borsa statunitense. In una settimana siamo passati dalla speranza alla depressione e, di nuovo, alla speranza. Il che è normale quando si ha a che fare con una crisi di proporzioni maggiori.
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