È intuitivo pensare che, se si ha una catastrofe naturale come un terremoto e/o un maremoto, l’economia di un paese possa uscirne distrutta. Eppure basta riflettere un attimo per arrivare alla conclusione opposta. Si deve ricostruire, e dunque si ha una sferzata nel campo delle infrastrutture, con gli investimenti che sono normalmente finanziati con la spesa pubblica. Si deve ricostruire, e dunque le fabbriche incorporeranno la tecnologia più recente, con la spesa per investimenti che è normalmente finanziata con il credito bancario. Si ha anche chi ci rimette, come le assicurazioni, ma, se queste hanno accantonato delle riserve a fronte dei rischi coperti, non accade nulla, perché hanno banalmente svolto il loro compito. Diverso naturalmente è il caso in cui l’evento assicurato è fuori scala, perché le riserve non basterebbero. In questo caso, potrebbe esserci l’intervento pubblico a favore dei danneggiati. Abbiamo parlato di nuove infrastrutture, nuove fabbriche, maggiore spesa pubblica, maggior credito bancario, assicurazioni e riserve, ossia di produzioni e strutture organizzative sofisticate. Ossia, quanto più un’economia è sofisticata, includendo anche il sistema sanitario che contrasta il diffondersi delle epidemie, tanto maggiore è la probabilità che un paese possa riprendersi facilmente dopo una catastrofe. Detto altrimenti, un terremoto e/o un maremoto in Giappone è una cosa, a Haiti un’altra. Il modello delle catastrofi naturali afferma che le cose ritornano al punto di partenza – ossia tutto quanto è ricostruito – con una probabilità che è tanto maggiore quanto più un paese è sofisticato. Ma è davvero così?


Si prende la serie storica dei disastri naturali, che mostra una forte crescita degli eventi minori e una frequenza stabile di quelli maggiori. La crescita degli eventi minori potrebbe essere spiegata dalla maggior qualità delle rilevazioni. Poi si prendono i paesi colpiti e si vede che cosa succede alla loro economia, dopo che la catastrofe naturale abbia percosso il paese. La conclusione è che accade poco o niente – in un arco temporale relativamente breve – quanto più i paesi sono sofisticati. I paesi emergenti sono, invece, colpiti dalle catastrofi naturali.


Sulla base dell’esperienza delle catastrofi naturali possiamo affermare che – al netto del disastro nucleare, una catastrofe non naturale di cui non si ha esperienza sufficiente per dedicarsi alle misurazioni statistiche, perché fortunatamente ne sono accadute molto poche – al Giappone non dovrebbe succedere nulla di rilevante. L’economia dovrebbe tornare dove si trovava prima della catastrofe naturale, con un debito pubblico maggiore e un indebitamento delle imprese con le banche anch’esso maggiore.