L’ottimismo canadese e il terrore francese sono le facce che meglio spiegano che cosa sta succedendo in questi mesi di grandi regolamenti di conti. La banca centrale canadese, prima fra i paesi del G7, ha ritoccato verso l’alto i tassi (1), non di molto certo, ma quanto basta per mostrare che la ripresa non è soltanto una bella parola.


Nel primo trimestre del 2010 il Canada ha registrato un Pil in crescita del 6,1%, record nazionale dal 1999; a maggio i posti di lavoro sono aumentati più di quanto gli analisti si aspettassero (2), anche se il tasso di disoccupazione all’8,1% è rimasto invariato. Le aspettative di crescita, secondo gli imprenditori, sono molto alte (3), così come è alta la fiducia nel governo, il che è bizzarro se si pensa che il premier Stephen Harper guida un esecutivo di minoranza, che ha subito più di una battuta di arresto in questi anni. Ma il segreto sono le regole chiare: il settore bancario canadese è rimasto pressoché fuori dallo choc finanziario del 2008, non c’è stata necessità di operare salvataggi né di imporre nuove tasse. Il sistema è regolamentato da tempo e per questo è rimasto al riparo dagli strumenti di finanza creativa, anche se va detto che i grandi gruppi bancari si contano sulle dita di una mano, e che la situazione di oligopolio non è sempre andata a vantaggio dei consumatori.

Dall’altra parte c’è la Francia, orgogliosamente fuori dai cosiddetti PIIGS ma comunque molto preoccupata. Deve trovare 100 miliardi di euro in tre anni e ancora non ha detto come farà, se non provando a rilanciare la riforma delle pensioni. In più, a causa delle divisioni interne all’Europa in seguito alla crisi greca, nei palazzi europei non si fa che parlare del complotto francese ai danni degli altri paesi. Parigi è la più esposta ai 300 miliardi di euro di debito pubblico greco, e la Bce starebbe aiutando di soppiatto – secondo le fonti tedesche particolarmente risentite nei confronti della Francia (4) – le banche francesi a disfarsi delle obbligazioni rischiose, in vista di una eventuale ristrutturazione del debito. La Bce sta contribuendo a sostenere l’euro, mai così basso negli ultimi quattro anni, stabilizzando il mercato dei titoli di stato, ma, anziché concentrarsi su chi ha difficoltà a collocare i propri titoli di stato, ha comprato il debito della Grecia per 25 miliardi. Che senso ha acquistare obbligazioni greche – si chiede la Bundesbank – dal momento che Atene non deve ricorrere al mercato dei capitali per i prossimi tre anni, grazie agli aiuti dell’Europa e del Fondo Monetario? La risposta, secondo alcuni, è il terrore di Parigi di perdere la tripla A sul proprio debito, in seguito a una combinazione di manovre fiscali difficili da attuare e di banche in difficoltà.


(1) http://www.reuters.com/article/idUSN0110372320100601

(2) http://www.businessweek.com/news/2010-06-04/canadian-companies-power-recovery-with-jobs-construction-plans.html

(3) http://www.businessweek.com/news/2010-04-12/bank-of-canada-says-its-survey-shows-recovery-is-taking-hold-.html

(4) http://www.spiegel.de/international/europe/0,1518,697680,00.html