Si mette poi il tutto in rapporto al prodotto interno lordo mondiale. Il grafico superiore. B. Si prende la variazione della spesa per il petrolio (moltiplicando il prezzo medio del barile di un anno per il numero di barili consumati nello stesso anno). Si calcola poi quanto questa spesa sia cambiata in rapporto all’economia. Ossia si prende la variazione della spesa (calcolata come sopra, quindi la spesa di un anno, T, diviso per la spesa di quello precedente, T-1) e la si divide per il prodotto interno lordo mondiale di quell’anno, T.
Nel grafico superiore abbiamo il peso della spesa petrolifera, in quello inferiore abbiamo quindi la sua variazione. La crisi del 1973 e quella del 1980 furono dei veri shock, ossia furono delle vere variazione improvvise e dei termini della questione. La variazione della spesa per il petrolio fu immediatamente pari ad oltre il 2% del PIL (grafico inferiore). Di conseguenza, con due shock nell’ordine di più del 2%, si arrivò velocemente ad una spesa complessiva sul PIL mondiale del 6% (grafico superiore). Negli ultimi anni shock sono stati tanti, ma tutti di modesta entità, si vedano gli istogrammi a destra del grafico inferiore. La crescita della spesa petrolifera sul PIL si sta però avvicinando lo stesso al picco del 1980. Nel 2008, se il prezzo si mantiene sui 100 dollari, saremo abbondantemente sopra il picco relativo del 1973, ed alla pari col picco assoluto del 1980. Altrimenti, con i prezzi intorno a quelli medi del 2007, saremo ancora al livello del 1973 e quindi sotto quello del 1980.
Questo modo di ragionare è migliore di quello che guarda il solo prezzo del barile, che, quando tocca i 100 dollari, fa tanta paura e quando scende rasserena. Esso mostra che abbiamo avuto tanti piccoli shock, quindi poco visibili se presi isolatamente, che non hanno spaventato, come invece accadde nel 1973 e poi nel 1980. Esso mostra anche che ora, dopo tanti piccoli passi, abbiamo un risultato finale molto simile a quello che alberga nella memoria collettiva (dei meno giovani). I paesi che consumano meno energia di un tempo, come il Giappone e l’Europa, non dovrebbero avere dei gran problemi nel prossimo futuro. I paesi che consumano molta energia, come quelle emergenti, potrebbero invece averli.
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