La Banca Centrale della Russia ha pubblicato uno studio che mostra un avanzo della bilancia dei pagamenti correnti (= saldo commerciale più saldo cedole e dividendi delle attività finanziarie) in contrazione. In surplus da 80 miliardi di dollari nel 2012 fino a 25 miliardi nel 2013, per poi passare a 9 miliardi di deficit nel 2015. La previsione si basa su un prezzo del barile appena superiore ai cento dollari nel 2015.

La volta che la Russia registrò un disavanzo della bilancia dei pagamenti correnti fu nel 1997, e poi nel 1998 il rublo collassò. Oggi, a differenza di allora, la Russia ha delle riserve enormi – pari a 500 miliardi di dollari – contro i 20 della fine degli anni novanta.

Insomma, secondo la previsione, la Russia non incasserà dalla vendita di materie prime energetiche abbastanza denaro per pagare le importazioni, e dunque la bilancia dei pagamenti correnti diventerà negativa. Il che, rallentando - con l'esauririsi delle riserve valutarie - la crescita, renderà meno facile l'acquisizione del consenso.

Il bilancio dello stato russo dipende dagli introiti energetici in misura significativa. Si ricevono più servizi di quante imposte si paghino, perché la differenza è bilanciata dagli introiti petroliferi. Se il prezzo del petrolio non sale molto, alla lunga o si riducono i servizi o si alzano le imposte. Le esportazioni russe sono pressoché tutte di gas e petrolio, mentre viene importato quasi tutto, dai cavoli alle automobili.

Un sistema che può anche funzionare, se la popolazione è scarsa e i lavori manuali vengono svolti da immigrati senza diritti. Ma la Russia non è un emirato. Non può optare per il modello dell’emirato, né per quello cinese. Nel primo caso la popolazione è troppo numerosa, e, comunque, la grande ambizione lo impedisce. Nel secondo, manca un apparato industriale distribuito in molti settori, e che cresca col contributo degli investimenti esteri.

Dunque la Russia e il “putinismo” sono a un bivio (a meno che il prezzo del petrolio non salga stabilimente sopra la previsione della Banca Centrale della Russia).

L'articolo è uscito anche su Milano Finanza il giorno 11-10-12

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