La Merkel dovrebbe scommettere sulle politiche di austerità di Zapatero, Socrates e Papandreu. Se le politiche di austerità fossero seguite, la Germania sarebbe «cattiva» agli occhi di molti elettori spagnoli, greci e portoghesi. Non fossero alla fine seguite, prima sarebbe «cattiva» e poi poco credibile. Meglio allora che intervenga il Fondo Monetario, che è «cattivo» per mestiere.


Madrid piange

Quando tutto andava bene, è esploso il suo settore immobiliare. I tassi d’interesse, stabiliti a Francoforte, erano inferiori al tasso di inflazione spagnolo, per cui il costo del denaro era negativo. Anche i rendimenti – i tassi di interesse a lungo termine – erano bassi, perché il debito pubblico spagnolo era basso e quindi il loro rendimento era leggermente superiore a quello tedesco.  Tutti a indebitarsi per costruire e comprare casa in Spagna, novella Florida.
 
La Spagna andava «a gonfie vele» e non si faceva nulla per i tempi delle «vacche magre». Alla fine, le case sono diventate «troppe», mentre la crisi ha incominciato a mordere. Ecco allora i muratori disoccupati e le case invendute, un gran problema per i costruttori e per le banche finanziatrici. Tosto si espande il deficit pubblico, e dunque aumenta il debito. Nel 2009 le banche di credito ordinario spagnole – forse contando su una veloce ripresa, che avrebbe ridotto il deficit pubblico – comprano una parte cospicua, pari a circa due terzi, del debito pubblico di nuova emissione. I rendimenti – ossia il costo del debito dal punto di vista del Tesoro – restano quindi compressi. Ora invece sembra difficile – in assenza di una forte ripresa – che qualcuno voglia ancora comprare il debito che sarà emesso in misura crescente. Il rischio, infatti, è che i rendimenti salgano, ossia che i prezzi scendano. Non si crede sarà facile fare qualcosa per evitare la crisi del debito.

L’economia spagnola – come quella greca e quella portoghese – non è rilanciabile con una svalutazione, perché c’è l’euro, e in ogni modo, se anche lo fosse perché tosto ritorna la peseta, la Spagna comunque non ha un’industria come, per esempio, quella della Corea. L’economia coreana ripartì nel 1998, dopo la svalutazione del won. Morale, le vacche non tornano grasse (da intendere come una forte crescita), anzi saranno probabilmente magre (da intendere come le misure di austerità).


Berlino non ride

La Germania esporta molto, e non solo al di fuori dell’Europa. Dunque una crisi della Spagna, del Portogallo e della Grecia, è una riduzione della domanda di beni reali per la Germania. Inoltre, le banche tedesche sono esposte con questi paesi. Che fare?
 
Salvare questi paesi, per esempio facendo un prestito che ha come contropartita un piano di vera austerità. Il prestito «calmerebbe» i mercati finanziari. Nella fase di attacco si vende «allo scoperto». Nella fase di salvataggio si compra e si rendono i titoli prestati, e dunque i prezzi salgono. La calma sembra tornata. Ma se poi non sono intraprese le politiche di austerità, i mercati tornano all’attacco.
 
La Merkel dovrebbe scommettere sulle politiche di austerità di Zapatero, Socrates e Papandreu. Se le politiche di austerità fossero seguite, la Germania sarebbe «cattiva» agli occhi di molti elettori spagnoli, greci e portoghesi. Non fossero alla fine seguite, dopo le dichiarazioni iniziali, la Germania prima sarebbe «cattiva» e poi pure poco credibile. Meglio allora che intervenga il Fondo Monetario, che è «cattivo» per mestiere.