L'idea di Mario Draghi di muoversi nella direzione dell'acquisto dei titoli di stato (fino a una scadenza di tre anni) dei paesi “mal messi” sembra essere stata ben accolta (1). Proviamo a delineare il quadro entro cui la Banca Centrale Europea si muoverà. E' necessario prima chiarire perché Mario Draghi non è stato bloccato e messo a tacere.
L'uscita della Grecia dall'euro area costerebbe 323 miliardi di euro, di cui 118 per la Germania. Col rischio di un allargamento della crisi alla Spagna, all'Irlanda, al Portogallo, e a Cipro. In questo caso il costo sarebbe di 1.155 miliardi di euro, di cui 496 a carico della Germania. Il non aver fatto tutto il possibile per evitare una crisi di questa entità (la perdita sarebbe pari a quasi il 10 per cento del PIL europeo) potrebbe essere un costo politico molto alto da giustificare agli occhi degli elettorati europei (2).
Ecco il bivio. Se non si aiutano i paesi “mal messi”, si ha una perdita secca subito e non si hanno oneri futuri nei loro confronti. Se li si aiuta, non si ha una perdita secca subito, ma si avranno dei trasferimenti permanenti verso questi paesi che potrebbero non decollare mai. La scelta perciò è fra i trasferimenti permanenti spalmati nel futuro (e quindi poco visibili) e una crisi violenta (e magari incontrollabile) nell'immediato. Il maggior rischio è che la crisi si trasferisca prima all'Italia e poi alla Francia. Una decisione “avversa al rischio” sceglierà la prima strada.
All'origine della catena d'intervento fondi “salva stati” –> “banca centrale” che Draghi - e non solo - vuole approntare si ha quindi la scelta di spalmare nel futuro gli eventuali oneri dei trasferimenti per evitare una crisi maggiore.
Si stende perciò una lista di impegni di politica economica che i governi debbono rispettare. Solo in seguito a una loro richiesta, i fondi “salva stati” interverranno acquistando titoli pubblici alle aste. Poi la Banca Centrale Europea (BCE) deciderà se acquistare titoli di breve durata sul mercato secondario. In questo modo i Parlamenti restano sovrani nel decidere se chiedere aiuti, i fondi “salva stati” sono sovrani nel decidere se procedere, e la BCE interviene per evitare le eventuali crisi di liquidità, ma non finanzia la politica fiscale, come dai Trattati.
(1) http://www.ft.com/intl/cms/s/0/448a6f28-f822-11e1-828f-00144feabdc0.html#axzz25hlBpd3P
(2) http://www.scmsim.it/sito/wp-content/uploads/2012/08/Allorigine-della-crisi-delleuro-area-II.pdf
L'articolo è uscito anche su:
http://temi.repubblica.it/limes/bce-draghi-diluisce-crisi-per-evitare-fine-euro-spread-merkel/37929
L'argomentazione è stata esposta anche a Rai Uno Mattina del 8-9-12
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