Ci sono differenze ovvie e altre meno evidenti tra le strutture finanziarie dei paesi appartenenti all’area euro. Gli ultimi stress test condotti da diversi soggetti (consulenti o istituzionali) mostrano lo stato di salute delle banche e danno indicazioni sulle necessità di rafforzamento dei requisiti patrimoniali per poter affrontare le turbolenze dei mercati finanziari.
Nel caso della Grecia l’analisi condotta dalla troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione europea) ha determinato il consolidamento parziale del debito pubblico con un forte coinvolgimento del settore privato, sia domestico che estero. Riassumiamo il percorso.
La Grecia aveva un debito pubblico di 350 mld, di cui (1) 259 miliardi in obbligazioni divise per 52 miliardi in mano alla Banca Centrale Europea e 207 miliardi in mano ai privati; di questi ultimi, circa 130 miliardi erano detenuti da investitori privati esteri, pari al 50% delle obbligazioni in circolazione. Il piano di ristrutturazione ha abbattuto di circa la metà il valore delle obbligazioni, generando un beneficio per la casse statali greche di circa 67 miliardi, pari al 33% del Prodotto Interno Lordo greco. La parte detenuta dagli investitori privati domestici (207-130=77 miliardi in mano a banche e fondi pensione) è stata coperta con gli aumenti di capitale.
Il beneficio di questo meccanismo non avrebbe la stessa efficacia né per la Spagna né per altri paesi che non hanno un livello di debito pubblico detenuto da investitori esteri elevato come nel caso della Grecia. Infatti, i dati spagnoli indicano al 25% la quota di obbligazioni in mano al settore privato non domestico. Se si applicasse lo stesso meccanismo di abbattimento (haircut) utilizzato nel caso greco l’impatto in rapporto al Prodotto Interno Lordo spagnolo sarebbe limitato al 6% contro il 33% del caso greco. Quindi, non resta che la strada della ricapitalizzazione del sistema bancario, essendo il detentore principale del debito pubblico.
A questo ragionamento bisogna aggiungere due precisazioni: a) la crisi greca non ha origini dalla caduta del mercato immobiliare, come nel caso spagnolo, ma deriva dalla perdita di controllo della dinamica della spesa pubblica; quindi, l’impellenza della ricapitalizzazione del sistema bancario spagnolo ha un elemento di necessità specifico che a sua volta ha determinato la crescita del debito pubblico attraverso il salvataggio del sistema bancario con soldi dei contribuenti; b) qualunque sia l’origine della crisi, le sue conseguenze obbligano a modificare i meccanismi di produzione dei beni e dei servizi greco e spagnolo per cercare di aumentare la produttività.
(1) La differenza sono i prestiti ottenuti dal settore pubblico non rappresentati da titoli di Stato, in particolare i debiti contratti dalle amministrazioni locali o dagli enti statatli (Ferrovie, Aeroporti, etc.).
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