Un fiore all’occhiello che emana un profumo sempre più invitante per gli investitori stranieri. Il settore bancario turco è sicuramente uno dei campi più interessanti da osservare nell’economia della Mezzaluna. Ed è un settore in grande spolvero, dopo la crisi sui mercati internazionali che lo ha coinvolto in minima parte. A confronto con altre economie sviluppate, come Europa o Stati Uniti, la Turchia è caratterizzata da un sistema di istituti di credito piccolo e meno strutturato, il che rappresenta uno dei principali motivi per cui desta tanto interesse. Le banche turche hanno retto tanto bene al 2008-2009 perché «vaccinate» dalla grande crisi che colpì prima la Mezzaluna. Oggi gli istituti di credito sono iscritti alla BDDK, l’Authority per la regolazione del sistema bancario.

La Turchia conta 49 banche delle quali 4 sono banche cosiddette «del capitale verde» o «islamiche», ossia banche che evitano l’accumulo di interessi, considerati vera e propria usura dal Corano. Di questi istituti, 24 sono controllati, in modo parziale o predominante, da stranieri. Il 51% del settore è in mano al settore privato, il 32% allo Stato e il 14% è controllato dagli stranieri. Le banche della Mezzaluna sono controllate in larga maggioranza da gruppi locali, i 10 istituti di credito più importanti del paese controllano l’87% degli asset totali del settore. Di questi, 4 sono a partecipazione statale e 6 privati e con una partecipazione straniera più o meno rilevante. La «regina» delle banche turche è Ziraat Bankasi (la Banca dell’Agricoltura), pubblica e che raccoglie il 19,3% dei depositi. Segue al secondo posto Turkye Is Bankasi, anche questa pubblica, con il 14,3% dei depositi, mentre al terzo posto troviamo Garanti, con il 12,4% dei depositi.

Gulcin Orgun, analista di FitchRatings in Turchia, ha spiegato quali siano le grandi potenzialità del settore.

Proprio Fitch, a novembre 2010, ha fatto passare da «stabile» a «positivo» il rating per il settore. Gulcin Orgun, il settore bancario è uno dei più vivaci del paese, in costante crescita e con un conseguente aumento di filiali, tuttavia la presenza di istituti bancari rimane limitata, si aggira sulla cinquantina per un paese di oltre 70 milioni di abitanti. Quali fattori giustificano questa situazione?

Il sistema bancario turco sta vivendo una fase di espansione costante dopo la crisi degli anni 2000-2001. Il numero di filiali aumenta mentre il numero di banche rimane lo stesso. Sono cresciuti anche i prestiti e i depositi, ma, seppure con margini di miglioramento, la penetrazione degli attivi bancari in percentuale del Pil è ancora relativamente bassa, se comparata con quella dei mercati sviluppati. Tuttavia rappresenta anche un potenziale di crescita continuo. Prestiti e depositi in ogni filiale sono aumentati gradatamente con l’incremento delle filiali, dando luogo a un effettivo miglioramento del servizio. Se ci fosse stato un numero superiore di istituti bancari, probabilmente questo miglioramento non sarebbe stato possibile.

Lei percepisce ostacoli (diretti o indiretti) alla presenza di stranieri nel settore bancario?


Il sistema bancario turco è in gran parte finanziato da depositi al dettaglio e non dipende da finanziamenti all’ingrosso. Se le banche turche fossero a carico dei finanziamenti all’ingrosso anche dei partner stranieri, come in alcuni sistemi bancari della regione, la continua crescita avrebbe potuto essere relativamente difficile durante e dopo il periodo di stretta della liquidità a livello mondiale. Sulla base di questa struttura di finanziamento, che ha dimostrato di essere una forza durante la crisi finanziaria globale, una crescita moderata rappresenta ancora un percorso più sicuro piuttosto che la crescita potenzialmente rapida finanziata da un partner straniero, a seguito di una potenziale acquisizione. Inoltre, anche se la crescita nel sistema bancario turco, allo stato attuale di penetrazione bassa, è ancora lungi dal creare bolle speculative, una rapida crescita potrebbe causare problemi di qualità negli asset. In genere, non ci sono ostacoli per l’ingresso dei capitali stranieri nel sistema bancario turco, oltre il normale processo di approvazione. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le società azioniste sono state riluttanti a cedere oltre il livello che avrebbe indebolito il loro status paritario di partnership. Rimangono alcuni candidati per un ulteriore aumento di capitale straniero.

Il governo ha annunciato un piano di privatizzazioni molto vasto, che dovrebbe includere anche due delle principali banche pubbliche. Quanto è credibile questo annuncio?

La privatizzazione della maggiore banca pubblica del paese, Ziraat Bankasi, e di Vakif Bank e Halk Bank (questa privatizzata solo in parte) è stata annunciata da lungo tempo. Bisogna sottolineare che fino a questo momento le condizioni finanziarie globali non erano favorevoli a questo processo. Dopo la ricapitalizzazione, la ristrutturazione e la razionalizzazione delle banche pubbliche nel 2000-2001, queste si sono trasformate in banche commerciali molto competitive, con una vasta offerta di servizi bancari e finanziari.

Come può essere gestito il passaggio dal pubblico al privato di questi importanti istituti e che impatto può avere sul panorama bancario del paese?


Queste banche hanno perseguito strategie di crescita redditizia e non costituiscono un onere a carico dello Stato, al contrario funzionano come riserve. Una volta che vengano privatizzate ci si aspetta che continuino a funzionare nello stesso modo sotto un nuovo assetto azionario e perciò l’impatto sul sistema sarà limitato. Un settore da tenere d’occhio, quindi. Nel suo outlook per il 2011 è evidenziata una situazione generale buona ma con alcune sfide da affrontare. Le banche turche sono state praticamente immuni dalla crisi che ha devastato i mercati internazionali e la BDDK non ha avuto bisogno di implementare misure di emergenza. La previsione di una crescita al 5% per quanto riguarda il 2011 permette di mantenere un outlook positivo per il settore bancario. Ma le sfide non mancheranno. Per prima cosa, la forte riduzione dei tassi di interesse, combinata con la competizione in aumento fra gli istituti bancari, può causare margini di caduta. Quello che FitchRatings si aspetta è che le banche compensino parzialmente questo margine con la crescita continuativa dei prestiti. Che il rating sulle banche turche, al momento BB+, possa essere rivisto al ribasso rimane un’eventualità veramente remota.