Gli indicatori di sintesi sulle condizioni e le prospettive economiche di un paese (o di una società, o di un gruppo di individui) possono essere utili e fuorvianti allo stesso tempo. Utili perché forniscono informazioni addizionali e rapidamente assimilabili, fuorvianti perché spesso tali informazioni sono il frutto di un lavoro di sintesi e semplificazione, e se i dati non vengono interpretati con la dovuta cautela possono trasmettere messaggi sbagliati.
Il Genworth Index (1), promosso dalla società Genworth Financial e realizzato in collaborazione con i ricercatori dello European Credit Research Institute e del Personal Finance Research Centre dell’Università di Bristol, non costituisce un’eccezione alla regola, fornendo informazioni utili a chi sa leggerle in modo corretto. L’indice, che nasce nel 2007 ed è giunto alla quarta edizione, misura il grado di vulnerabilità finanziaria delle famiglie di 18 paesi (14 paesi europei, 3 nordamericani e l’Australia).
In estrema sintesi, è costruito utilizzando i risultati di una survey presso circa 1.000 famiglie per ciascun paese analizzato. Ai capifamiglia vengono sottoposte due domande. Quante volte il vostro nucleo ha avuto difficoltà finanziarie nel corso dell’anno passato? Quali sono le aspettative per l’anno prossimo? Sempre in estrema sintesi, i nuclei familiari vengono classificati in quattro cluster. Vengono definiti «finanziariamente sicuri» i nuclei che non hanno mai (o raramente) avuto difficoltà finanziarie e che nutrono buone aspettative sul futuro, mentre si considerano «finanziariamente vulnerabili» i nuclei finanziari che hanno sperimentato diverse situazioni di difficoltà finanziaria nel corso dell’anno e che non nutrono aspettative di miglioramento per l’anno successivo. Nel mezzo tra questi due gruppi ci sono gli «strivers» (coloro che «lottano», con qualche difficoltà ma fiduciosi in un miglioramento) e i «circospetti» (con scarse difficoltà finanziarie e aspettative stabili). Suddividendo la percentuale di nuclei vulnerabili per la percentuale di nuclei finanziariamente sicuri si ottiene il valore dell’indice per ciascun paese (valori alti indicano una situazione di maggior vulnerabilità).
L’indice fornisce indicazioni utili (sulle aspettative e sulla situazione finanziaria effettiva delle famiglie) a patto che si considerino alcuni caveat.
Innanzitutto, le risposte presentano un elevato grado di endogeneità. Il grado di fiducia nel futuro può dipendere in modo determinante dalla situazione corrente: una famiglia che sta sperimentando notevoli difficoltà può nutrire un eccessivo pessimismo anche per quanto riguarda lo status futuro. A sua volta, la percezione di una situazione di tensione finanziaria può essere influenzata dagli eventi passati: un consumatore abituato a vivere «sul filo» potrebbe avere una percezione della propria situazione corrente più ottimista rispetto a un consumatore abituato a uno status sicuro che sperimenta, per la prima volta, una tensione di liquidità. Questi fattori sono tanto più importanti in considerazione del fatto che l’indice compara paesi diversi con culture diverse (le aspettative e il grado di percezione rispetto a fenomeni come la precarietà finanziaria possono variare sensibilmente, ad esempio, tra europei e anglosassoni).
Ciò detto, vediamo cosa ci dicono i risultati dell’edizione del 2010 e quali spunti di riflessione se ne possono trarre. Complessivamente, per i paesi europei che erano stati considerati fin dalla prima edizione dell’indice, si è osservato un deterioramento della condizione finanziaria tra il 2007 e il 2008. Dopo un temporaneo miglioramento nel 2009, l’indice è tornato sui livelli minimi nel corso del 2010. Tale risultato è principalmente dovuto a un aumento delle famiglie classificate come «vulnerabili». È presumibile che il miglioramento del 2009 sia stato determinato da aspettative positive da parte dei consumatori successivamente rivelatesi troppo ottimistiche. Nel 2010, al vertice della classifica troviamo i paesi del nord Europa: Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia sono, insieme al Canada, i paesi caratterizzati da un maggior grado di sicurezza finanziaria delle famiglie. In coda troviamo la Grecia, il Portogallo e la Polonia, tutti in sensibile peggioramento rispetto all’anno precedente. Altri risultati sembrerebbero, a prima vista, alquanto strani.
L’Italia, dove pure il risparmio privato è relativamente elevato e lo stato finanziario delle famiglie dovrebbe destare meno preoccupazioni, si colloca al quart’ultimo posto. Il risultato è tanto più rilevante per il fatto che sembrerebbe guidato dalla situazione effettiva più che da aspettative pessimistiche: il 25% delle famiglie dichiara di aver sperimentato frequentemente situazioni di difficoltà finanziaria nel corso dell’anno passato. La Spagna ha una performance migliore rispetto agli altri paesi maggiormente sotto pressione da un punto di vista finanziario (benché la crisi del settore immobiliare abbia colpito duramente le famiglie iberiche), e non ha registrato un peggioramento sensibile nel corso dell’ultimo anno; ciò nonostante, le aspettative paiono essere negative, per cui in futuro, se non si avrà un’inversione di tendenza, potrebbe registrarsi un peggioramento significativo nei risultati ottenuti.
Gli Stati Uniti, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, mostrano una vulnerabilità finanziaria inferiore alla media europea (8 contro 31). Il sovra-indebitamento delle famiglie americane è stato tra le cause principali della crisi finanziaria, sarebbe dunque stato lecito attendersi un quadro diverso. Occorre però notare che tale risultato è il frutto di una situazione in cui la maggior parte degli intervistati si colloca tra gli «strivers» o i «circospetti»: il risultato potrebbe quindi essere sensibile a cambiamenti, anche minimi, nelle aspettative o nelle condizioni effettive dei consumatori.
Il trend, rispetto al 2009, è comunque di leggero miglioramento. Complessivamente, a livello mondiale, quella dei circospetti è la categoria più numerosa (50% degli intervistati). Ricordiamolo, i circospetti sono coloro che non hanno avuto rilevanti e/o frequenti episodi di difficoltà finanziaria, ma che non nutrono aspettative di miglioramento sul loro futuro. Sarà quindi l’evolversi della situazione economica a determinare il passaggio, nei prossimi mesi, di questo rilevante bacino di famiglie verso una condizione di maggior «sicurezza» o di maggior «precarietà». E, probabilmente, si potrebbero osservare sviluppi divergenti tra i paesi più solidi e i paesi i quali, invece, continuano ad alimentare crescenti dubbi sulla stabilità finanziaria dei loro settori pubblici, delle loro economie e delle loro famiglie.
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