In astratto, durante una crisi, le banche possono varare aumenti del capitale allo scopo di aumentare i mezzi propri e riprendere a prestare denaro, oppure possono comprare titoli di stato lunghi che rendono più del costo del debito, senza aumentare il capitale di rischio se non attraverso i profitti – ottenuti appunto con gli impieghi di portafoglio. Nel secondo caso non rischiano. Non rischiano sia perché non fanno i conti con gli azionisti attuali e potenziali, sia perché il debito pubblico è più sicuro del credito ai privati.


La seconda strada è percorribile se il tasso di sconto è molto più basso del rendimento dei titoli di stato a lungo termine. La politica monetaria lasca – quella convenzionale – aiuta a migliorare i conti delle banche. Gli acquisti di obbligazioni di dubbia qualità da parte della banca centrale – la politica monetaria non convenzionale – sostiene il prezzo di queste ultime, e quindi le banche non debbono registrare nel proprio attivo dei prezzi inferiori a quelli di acquisto. Fin qui tutto bene. Ed è all’incirca quello che è accaduto fino a poco tempo fa. Poi però…
 
Il ragionamento esposto vale, infatti, “al margine”. Una parte dell’attivo è impiegato nei titoli di stato, non tutto l’attivo. Quest’ultimo rimane esposto all’andamento alterno dei debiti delle imprese e delle famiglie. Siccome stiamo attraversando una crisi, è probabile che i crediti delle banche al sistema delle imprese e alle famiglie siano di bassa qualità. Non solo, i crediti dovrebbero peggiorare nel corso del tempo, man mano che arrivano i contraccolpi della crisi e man mano che la ripresa si manifesta, ma stentata. Le banche dovrebbero quindi accantonare una parte dei proventi per far fronte al rischio corrente e futuro.
 
Invece, negli Stati Uniti, sembra che le banche nel complesso stiano riducendo gli accantonamenti (1). Forse contano di essere giudicate secondo gli utili “facciali” e non secondo gli utili “rettificati”. Lo scopo potrebbe essere quello di varare aumenti del capitale di rischio con dei prezzi alti. Non disponiamo di numeri per dire che cosa stia accadendo in Europa.
 
In conclusione, si hanno minori crediti al sistema e maggiori acquisti di titoli del Tesoro, nonché minori accantonamenti.


(1) http://blog.atimes.net/?p=1246