Ci si interroga sulla crescente diseguaglianza. Si ha evidenza che la variazione del reddito dei ricchi è di gran lunga maggiore della variazione del reddito dei non ricchi. Ci si preoccupa quindi dell'avvenire del “ceto medio”. Si osserva che un'economia con una distribuzione dei redditi sperequata è a rischio, perché la propensione al consumo dei meno ricchi è maggiore. Perciò se i ricchi non consumano quanto guadagnano si ha una carenza di domanda. E così via. Per quale ragione si ha una concentrazione dei redditi sconosciuta nel Secondo Dopoguerra? Perché mai essa aumenta? Di chi è “la colpa”?
Esistono degli studi che mostrano come la fuoriuscita delle donne da una condizione di subalternità sia una causa non secondaria della diseguaglianza in aumento.
Banalmente. Si supponga che i redditi maggiori siano di 30 mila euro e quelli minori di 10 mila. E si assuma che il reddito abbia un legame con l'istruzione. Se un uomo e una donna molto istruiti si sposano, il reddito della loro famiglia sarà di 60 mila euro. Se un uomo istruito sposa una donna non istruita, o viceversa, ma è difficile che accada come vedremo poi, il loro reddito darà di 40 mila euro. Se due persone poco istruite si sposano, il loro reddito sarà di 20 euro. Se i figli di quelli che guadagnano di più hanno accesso alle scuole migliori dove incontrano l'anima gemella con cui fanno dei figli che, studiando meglio alla fine guadagneranno di più, ecco che avremo una concentrazione dei redditi crescente.
Sono stati condotti degli studi in cui la distribuzione del reddito è quella effettiva. Si vede che il reddito da qualche tempo si concentra, perché le persone di condizione sociale simile tendono a sposarsi più frequentemente di quanto accadesse nel passato. Il termine tecnico è “assortative mating”. Come controprova si prende una distribuzione del reddito casuale, ossia senza che si abbia in partenza una simpatia maggiore fra persone di condizione sociale simile, e si ha una distribuzione del reddito che si concentra molto meno (1).
Insomma, se si ha una maggiore concentrazione del reddito, la “colpa” è anche delle donne, che, invece di studiare, dovrebbero “fare la calza”. L'argomento è complesso, come ovvio. Proponiamo – per approfondire – un articolo pubblicato qualche anno fa su Lettera Economica.
Si osserva la crescita del numero delle persone che non si sposano. Si osserva che le donne di successo tendono a sposarsi tardi, oppure a procreare fuori dal matrimonio. Questi fenomeni magari hanno un’interpretazione che non si aggrappi al solo «decadimento dei costumi»? Sintetizziamo l'analisi di Gilles Saint Paul (2), la quale non contempla la presenza di sentimenti di alcun tipo, ma solo il gelido calcolo. Essa apre pure il varco all’eugenetica. Insomma, è proprio indigeribile, ma intrigante. Eccola.
Mater semper certa est, pater numquam
Le persone differiscono a seconda del patrimonio genetico. In particolare, ci sono due genotipi: alfa e beta. I primi hanno geni migliori che permettono loro di accumulare più facilmente capitale umano che tramandano alla prole. Le persone preferiscono quindi avere una progenie alfa che, per ciascun livello di investimento dei genitori, risulta essere più produttiva nell’acquisire un più alto livello di capitale umano.
Il meccanismo chiave del modello è che tutte le donne possono avere una progenie dagli uomini alfa, poiché i loro gameti sono infinitamente abbondanti. Non è però vero il contrario, se una donna alfa fa aumentare la possibilità di avere una progenie alfa, gli uomini saranno in competizione per accoppiarsi con lei. Il punto cruciale è che nessuna donna, sia essa alfa o beta, deve procreare con un uomo beta, perché tutte possono avere accesso ai gameti di un uomo alfa, che sono una risorsa non scarsa.
Il modello si basa quindi sulle differenze biologiche tra donne e uomini: le prime hanno la certezza della maternità, ma non possono avere figli da un grande numero di uomini, mentre l’opposto è vero per gli uomini. Il punto fa nascere dei vantaggi negli scambi tra uomo e donna: quest’ultima può offrire all’uomo la garanzia della sua paternità, cioè la legittimità. Dal canto loro, gli uomini sono pronti a pagare per la legittimità, perché possono aumentare la propria utilità investendo nei figli.
L’assunzione di base è che sia gli uomini sia le donne aumentino la loro utilità dalla qualità e dalla quantità di figli e dal consumo, e che il reddito è proporzionale al loro capitale umano, che dipende a sua volta sia dai geni sia dall’investimento fatto dai genitori. Per fornire questa garanzia la donna deve impegnarsi ad accoppiarsi solo con il proprio marito. Da questo deriva che tra un uomo e una donna deve essere stipulato un contratto di lungo periodo che deve sanzionare l’adulterio femminile: il tradizionale contratto matrimoniale.
Pretty woman
La differenza biologica implica che le donne abbiano un costo-opportunità sposandosi. Invece di sposarsi, esse potrebbero accoppiarsi con degli uomini con caratteristiche più desiderabili e quindi migliorare il genotipo della loro progenie. Sposandosi, una donna rinuncia al materiale genetico superiore dell’uomo più attraente, ma d’altra parte beneficia dell’investimento del padre nel capitale umano dei figli e dell’aumento del consumo.
La conseguenza di questo trade-off è che il mercato del matrimonio tende a essere «ipergamico». Un matrimonio ha tanta più probabilità di venire in essere quanto più è alto il capitale umano dell’uomo e basso quello della donna. Infatti, quanto più è grande il capitale umano dell’uomo, più bassa è la sua utilità marginale al consumo e perciò tanto più grande è la sua volontà di pagare per avere dei figli legittimi. Quanto più è grande il capitale umano della donna, tanto più è bassa la sua utilità marginale al consumo e tanto più grande è il trasferimento che deve ottenere per essere compensata delle occasioni di accoppiamento cui ha rinunciato.Detta con linguaggio banale, abbiamo la donna povera che sposa l’uomo ricco. Non a caso, le donne povere che sposano un uomo ricco difficilmente sono socialmente sanzionate, mentre lo sono le donne ricche che sposano gli uomini poveri.
Sex and the City
Vi sono due tipi di equilibrio: quello «vittoriano» e quello «Sex and the City». Nel primo caso ci si sposa subito tra persone dello stesso livello di reddito, mentre nel secondo le donne che non sono riuscite a sposare fin da subito gli uomini alfa non vogliono sposare, ma in età più avanzata, gli uomini con un reddito più basso del loro. All’aumentare della disuguaglianza dei redditi fra uomini con un reddito normale e donne che lavorano con successo guadagnando molto, ci si sposta da un equilibrio di tipo «vittoriano» a uno di tipo «Sex and the City». Laddove un gruppo di donne single si posiziona al vertice della distribuzione del reddito, mentre un gruppo corrispondente di uomini single si trova nella parte bassa della distribuzione del reddito.
Una conseguenza del trade-off tra l’investimento del padre e buoni geni è che il matrimonio non aumenta necessariamente la qualità dei figli. Se da un lato il matrimonio aumenta l’investimento dei genitori, dall’altro fa aumentare i figli di tipo beta, cioè meno produttivi, accrescendone la percentuale nella popolazione. Il beneficio portato dal matrimonio sul fronte dell’accumulazione di capitale umano dipende dalla differenza di produttività tra i tipi alfa e beta, così come dall’elasticità del capitale umano di un bambino rispetto all’investimento dei genitori. In altre parole, l’istituzione del matrimonio riduce la qualità genetica della progenie, ma la ricompensa con un maggiore investimento da parte dei genitori.
Segue che una società in cui vi sia l’istituzione del matrimonio non implica necessariamente la presenza di un capitale umano maggiore dello Stato di Natura – quello caratterizzato dall’assenza dell’istituzione del matrimonio – dove soltanto gli uomini alfa si accoppiano, mentre i beta sono spinti fuori dal mercato perché non possono comprare la legittimità della paternità dalle donne.
Se poi confrontiamo il capitale umano della progenie delle donne sposate con quello delle donne non sposate nell’equilibrio vittoriano rispetto a quello Sex and the City, vediamo che le prime hanno figli con un più alto investimento da parte dei genitori e quindi più capitale umano, e le seconde hanno un investimento dei genitori più basso, ma i loro figli sono più dotati geneticamente. Il tipo di equilibrio Sex and the City è quello che si sta delineando nelle società avanzate, e ne sono un esempio le donne dello star system con alti redditi che decidono di affrontare da sole la maternità. Tutto questo dopo che per secoli molte società hanno imposto dure pene alle gravidanze fuori dal matrimonio.
Il dominio del risentimento e la mancanza di comunicazione
Sembrerebbe quindi che il matrimonio sia un’istituzione volta a tutelare gli uomini beta, che altrimenti non riuscirebbero a riprodursi, e parrebbe anche che i matrimoni siano destinati a diminuire con il colmarsi del gap tra uomini e donne nel livello di capitale umano, ossia di istruzione. Se questa è la tendenza, verrebbe meno la spinta ipergamica, di cui si diceva prima. Diminuendo il numero di donne povere di capitale umano, diminuiscono i matrimoni.
Si potrebbe addirittura affermare le società sono tanto più inclini a sostenere la repressione sessuale e una bassa istruzione femminile, quanto più sono politicamente dominate dagli uomini beta. Una tesi di sapore nietzschiano, dove il “risentimento” dei “meno dotati” – gli uomini beta – s’impone ai radiosi, agli “apollinei”.
Lo studio di Saint Paul con la suddivisione in genotipi alfa e beta, in migliori e peggiori, può evocare l’eugenetica. Platone, nella Repubblica, scriveva: “bisogna che gli uomini migliori si uniscano alle donne migliori più spesso che possono e, al contrario, i peggiori con le peggiori; e si deve allevare la prole dei primi, non quella dei secondi…”. La visione di Platone era confinata al mondo delle idee, ma l’eugenetica è stata utilizzata nella Germania hitleriana per le pratiche finalizzate alla preservazione della razza ariana. Parlare di geni “migliori” e “peggiori” può perciò essere pericoloso.
Si può muovere un’altra critica – non sull’utilizzo, ma sulle assunzioni - allo studio di Saint Paul. Esso assume che il mercato del matrimonio sia perfetto, ossia che tutti siano perfettamente informati, in grado di sapere e di raggiungere senza costi le persone che desiderano. Il mercato del matrimonio è però imperfetto, nella vita, infatti, si conoscono poche persone e quindi si sceglie dove e come si può. Come dichiarava un uomo politico italiano, già importante imprenditore, il problema, alla fine, è di comunicazione: “le donne che hanno saputo della mia esistenza e che mi hanno desiderato sono meno delle donne che mi avrebbero, una volta conosciuto, desiderato”.
(1) http://www.voxeu.org/article/us-inequality-due-assortative-marriages
(2) http://www.iza.org/index_html?lang=en&mainframe=http%3A//www.iza.org/en/webcontent/publications/papers/viewAbstract%3Fdp_id%3D4456&topSelect=publications&subSelect=papers
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