Utilizziamo un semplice esempio prendendo come rappresentante del PIL un mattone, sia perché ci viene facile, sia perché il mattone sembra avere sempre a che fare con le recenti crisi economiche e finanziarie. Premessa: non esistono mattoni gratis o qualcuno che può farli al mio posto. Suppongo di produrre un mattone al giorno in otto ore, che vendo a un euro. Ogni anno produco trecentosessantacinque mattoni che valgono trecentosessantacinque euro (semplifichiamo ipotizzando che non ci siano consumi intermedi, IVA e giorni festivi). Lavoro quaranta anni producendo sempre lo stesso numero di mattoni allo stesso prezzo. E’ intuitivo pensare che il PIL in questi quaranta anni resti sempre uguale.

Questa ipotesi di partenza è abbastanza irreale soprattutto perché distante dalle caratteristiche umane prima ancora che semplicistica rispetto alle regole dell’economia. Infatti, è assolutamente improbabile che tra il primo e l’ultimo mattone che ho prodotto non ci siano differenze, per quanto possa sforzarmi e a meno di particolari vincoli naturali o legali. Ma anche in questo ultimo caso è altrettanto improbabile che impieghi sempre lo stesso tempo per fare il primo e l’ultimo mattone. Quindi, la variazione del PIL è inevitabile. Infatti, anche la minima esperienza (o curva di apprendimento) produce due risultati:

a) il mio mattone iniziale viene superato in qualità dai mattoni successivi perché nelle stesse otto ore giornaliere riesco a migliorarlo, rendendolo sempre più resistente, leggero e durevole. La maggiore qualità del prodotto mi permette di venderlo ad una prezzo maggiore che genera incremento del PIL (la cosiddetta innovazione di prodotto);

b) non mi interessa modificare le caratteristiche del mattone ma ci metto meno tempo perché, per quanto possa avere un comportamento che tende alla ripetizione maniacale dell’identico mattone, è impossibile che tra il primo mattone e l’ultimo il tempo di produzione sia lo stesso. Il risultato è che per fare quel mattone, venduto sempre allo stesso prezzo, finirò per impiegarci meno di otto ore; se non cambio le mie abitudini (otto ore al giorno per trecentosessantacinque giorni annui) alla fine dell’anno avrò prodotto più mattoni e il PIL sarà cresciuto (la cosiddetta innovazione di processo).

E’ vero che può avvenire l’opposto: faccio mattoni sempre più scadenti e lavoro sempre meno, e in questo caso il PIL ovviamente scende, perché è scesa la mia capacità non solo di innovare ma persino di mantenere uno standard costante, oppure perché lavoro meno e produco meno mattoni. Qualunque sia l’impostazione scelta, l'idea del PIL invariato sembra impraticabile. Le leve dell’innovazione di prodotto e/o di processo non sono mai ferme e possono anche muoversi in direzione contraria, un'esperienza che sta attraversando l'economia italiana.