Di seguito mettiamo insieme delle cose già pubblicate con altre completamente nuove. Lo scopo è quello di avere un'idea il più possibile chiara sul governo Monti. 1) Monti, anche volendo, non può essere keynesiano, ossia usare la spesa pubblica per stimolare l'economia. 2) L'economia può però essere rilanciata anche con la riforma del mercato del lavoro e con le liberalizzazioni. 3) E qui arrivano i veri nodi politici. La manovra di salvataggio (la fase A di Monti) poteva passare facilmente, la manovra di rilancio della crescita (la fase B) dovrebbe incontrare molti ostacoli.
Ridotto (fin troppo) all'essenziale il ragionamento keynesiano è questo: 1) si abbia una flessione dell'economia; 2) la banca centrale taglia il costo del denaro, ma l'economia può non riprendersi; 3) per farla riprendere lo stato spende più di quanto incassi; 4) l'economia può cominciare a riprendersi e dopo un certo lasso di tempo produce un reddito maggiore di quello speso inizialmente dallo stato per rilanciarla; 5) la maggior spesa pubblica non ha più ruolo, e dunque il bilancio dello stato torna al punto in cui era all'inizio; 6) il maggior debito emesso per far riprendere l'economia non pesa, perchè l'economia intanto è cresciuta (il rapporto Debito/PIL prima torna al punto di partenza e poi flette). 7) l'economia si riprende perché torna la domanda, che mette in opera i disoccupati, che fanno le cose che hanno sempre fatto. Da qui l'espressione: scavi una buca, e la riempi, e la scavi fin quando serve a far riprendere l'economia. Nel ragionamento la tecnologia è perciò costante.
Infiliamo i governo Monti nel ragionamento appena esposto. 1) abbiamo e avremo una flessione dell'economia; 2) la banca centrale europea ha tagliato il costo del denaro, ma l'economia non si ancora ripresa; 3) lo stato italiano spenderà molto meno di quanto incassi, perché deve portare il bilancio in pareggio (ossia, il surplus fra le entrate e le uscite non finanziarie sarà eguale alla spesa per interessi); 4) l'economia - se torna la fiducia per effetto del risanamento - potrà cominciare a riprendersi; 5) in questo caso, il gran debito pubblico emesso ormai solo nel passato non peserà più, perché l'economia sta crecendo (il rapporto Debito/PIL scende).
Come si vede il governo Monti – se anche volesse - non può far nulla di keynesiano, perché la politica monetaria è decisa a Francoforte, e il bilancio pubblico deve andare in pareggio in due anni. Se il governo Monti non può essere keynesiano nemmeno volendo, allora può diventare (per scelta o di fatto) liberista? Sulla parte relativa al bilancio dello stato liberista lo è “di fatto”. Se aumento la spesa pubblica e la finanzio ammettendo un maggior debito pubblico, allora in futuro, secondo molti liberisti, dovrò pagare più imposte per ripagarlo. Ciò fa si che risparmio di più oggi per tener conto delle maggiori tasse di domani. La maggior spesa pubblica in deficit non ha perciò gli effetti espansivi desiderati, perché scende quella privata. L'assunto cruciale del ragionamento è che la spesa pubblica sottragga risorse al settore privato, risorse che altrimenti sarebbero sempre impiegate. L'opposto del ragionamento keynesiano, che sostiene che - per effetto dell'espansione fiscale - si ha sì un maggior debito pubblico, ma anche un maggior reddito (netto) rispetto a quello che si sarebbe altrimenti avuto.
Avendo “di fatto” in programma il pareggio di bilancio, il Governo Monti soddisfa le idee della maggior parte dei liberisti. Il governo Monti potrebbe anche essere etichettato come liberista “per scelta”, se riuscisse a riformare il mercato del lavoro, a sciogliere le molte corporazioni, e ad accrescere la concorrenza.
Il punto del 2012 è quello della crescita. Premesso che la crescita economica nel lungo termine dipende dal capitale umano (la qualità della forza lavoro) e fisico (il livello della tecnologia), dalla demografia (dalla presenza di un numero di giovani non troppo inferiore a quello dei vecchi) e dalla qualità delle istituzioni (certezza e speditezza del diritto), resta aperta la questione di come la si possa intanto favorire.
Si abbiano due settori A e B. Uno produce candele, l'altro lampadine. Il primo vede flettere sistematicamente la domanda dei propri prodotti, il secondo la vede sistematicamente salire. La ragione banale è che le lampadine sono meglio delle candele nella funzione di “illuminare”. I lavoratori dovrebbero passare da A a B. In A resterebbero meno persone, perché la domanda di candele si è contratta, in B si avrebbero più persone, perché la domanda di lampadine è aumentata. Se ci fosse un sussidio di disoccupazione molto elevato in partenza ma decrescente nel tempo (come in Olanda), ecco che lo spostamento dal settore A a B sarebbe possibile senza gravi frizioni. I lavoratori sarebbero protetti in un mercato del lavoro elastico, e l'economia si muoverebbe velocemente verso i settori più produttivi.
Questo è il modello”ideale”. Ecco il modello “reale”. Succede, invece, in Italia ma non solo, che i lavoratori di A restino in A, sia perché B cresce poco sia perché non ci sono dei paracaduti sociali elastici come quelli olandesi. I lavoratori non possono, per ragioni legate al sistema legale e sindacale, essere facilmente dismessi, e in A si ha più occupazione del necessario. L'opposto accade in B. L'occupazione è la stessa di quella che si avrebbe con un sistema elastico, ma è mal ripartita, perché il settore A ha dei costi maggiori di quelli necessari per essere competitivo in un mondo che domanda meno candele. Che cosa può fare il governo Monti? 1) rendere il mercato del lavoro flessibile in uscita, 2) con un sistema di sussidi alti e decrescenti. Se così fosse, il fulcro della crescita si sposterebbe nel campo del lavoro imprenditoriale, che dovrebbe innovare, ossia investire e assumere nel settore B.
Se è tutto qui, se tutto è così semplice, allora perché la riforma del mercato del lavoro non passerà facilmente?
Basta inserire nel modello l'avversione al rischio. I lavoratori di A non credono che saranno facilmente assorbiti da B. E comunque non sanno a quali condizioni. I sindacati condivideranno la loro avversione al rischio e freneranno la riforma. Faranno anche pressione sulle forze politiche a loro vicine che sostengono il governo Monti.
Analizziamo in maniera formale la fase A e la fase B del governo Monti. La fase A è quella relativa al salvataggio del conti pubblici, la B è quella relativa alla riforma del mercato del lavoro e delle liberalizzazioni (la manovra per la crescita).
L'analisi è condotta in termini di “teoria dei giochi” (1). Si abbiano due soggetti Monti (M) e il Parlamento (P). Un grave danno ha come misura -2, un danno -1. Una gran vantaggio ha come misura 2, un vantaggio 1. Monti (M) propone e il parlamento (P) vota le leggi.
La fase A. Se la manovra di salvataggio dei conti pubblici non fosse passata, la crisi finanziaria sarebbe stata molto grave, con danno per l'appena arrivato M (-1), ma con un maggior danno per P (-2). Il gioco della manovra di salvataggio bocciata produce questo risultato: -1,-2. Se la manovra di salvataggio dei conti pubblici fosse passata, la crisi finanziaria non sarebbe stata grave, con gran soddisfazione per il “salvatore” dell'Italia M (2), e anche per il salvato incapace di cavarsela P (1). Il gioco della manovra di salvataggio votata produce questo risultato: 2,1.
Il primo gioco della fase A produce -1,-2, il secondo produce 2,1. A entrambi i giocatori conviene il secondo gioco. Infatti, la manovra di salvataggio è stata approvata.
La fase B. Se la riforma del mercato del lavoro e le liberalizzazioni non passassero, Monti ci avrebbe comunque provato, dunque M (1), e i partiti avrebbero difeso molti dei loro gruppi di pressione, dunque P (1). Il gioco della manovra della crescita bocciata produce questo risultato: 1,1. Se la riforma del mercato e le liberalizzazioni passassero, Monti sarebbe il Modernizzatore, dunque M (2), ma i partiti non avrebbero difeso molti dei loro gruppi di pressione, che sarebbero inferociti, dunque P (-1). Il gioco della manovra della crescita approvata produce questo risultato: 2,-1.
Il primo gioco della fase B produce 1,1, il secondo produce 2,-1. La manovra della crescita potrebbe non essere votata. Non è detto che questo accada, ma il rischio c'è.
(1) http://noisefromamerika.org/articolo/governo-monti-politici-fase-2
© Riproduzione riservata