L’importanza della decisione della FED non sta tanto nell’azzeramento dei tassi, entro una forbice che va dallo zero allo 0,25%, quanto piuttosto in altre misure annunciate da Ben Bernanke. Il capo della FED ha deciso di combattere la crisi come si combatte una guerra.


La FED ha dichiarato che “terrà i tassi ad un livello eccezionalmente basso per qualche tempo”. Ha poi aggiunto, e qui sta la rivoluzione, che espanderà notevolmente il proprio bilancio, acquistando una gran quantità di titoli con in pancia i mutui ipotecari, allo scopo di schiacciare il costo dei mutui a favore delle famiglie. Sta anche valutando i potenziali benefici degli acquisti di titolo del Tesoro a lungo termine. Infine, all’inizio del prossimo anno la Federal Reserve userà un nuovo veicolo per estendere il credito sia alle famiglie sia alle piccole imprese.


La FED ha assorbito fino ad oggi due mila miliardi di dollari di “carta cattiva”, le obbligazioni dubbie del settore privato, in cambio di “carta buona”, le obbligazioni del Tesoro, e, con queste ultime operazioni, potrebbe arrivare fino a tre mila miliardi di dollari. Bernanke si è mosso tardi, ma poi ha agito con decisione: l’azione monetaria non ortodossa, quella che non si limita al solo movimento dei tassi, deve essere decisa e prolungata.



Ma la strategia di guerra di Bernanke si basa su una scommessa e qui è la sua debolezza. Gli Stati Uniti sono in disavanzo commerciale, quindi debbono attrarre capitali dall’estero. Con i tassi a breve quasi nulli, diventa conveniente indebitarsi negli Stati Uniti e comprare le obbligazioni d’altri paesi più redditizie. Ecco la prima fuoriuscita di dollari. Con i rendimenti statunitensi bassi e quelli europei alti, uno compra le obbligazioni in euro e non in dollari. Ecco la seconda fuoriuscita di dollari. Insomma chi comprerà i dollari? Chi è “costretto”: gli asiatici. Che però sono diventati recalcitranti.
 

Pubblicato su Il Foglio il 18 dicembre 2008