Da quando negli Stati Uniti si discute del "tetto del debito", ossia da lunedi scorso, i mercati finanziari non ancora deciso che direzione prendere. Le obbligazioni a dieci anni si sono mosse in un intervallo compreso fra un rendimento del 2.62 e 2.66%, mentre le azioni, come misurate dallo Standard & Poor's, sono rimaste compresse in un intervallo fra 1.680 e 1.690 punti. Insomma, i prezzi non si sono mossi, contando in una decisione che innalzi il tetto del debito. Ma se la decisione venisse presa con molto ritardo che cosa accadrebbe?

Quando fra pochi giorni verrà raggiunto il tetto del debito – quando, in altre parole, non potranno emettere nuove obbligazioni – gli Stati Uniti dovranno prendere delle decisioni. Essi hanno un deficit (differenza fra entrate e uscite del bilancio federale) intorno al 3,5% del PIL, con il pagamento degli interessi sul debito emesso intorno al 1,5% del PIL. Gli USA non potranno più avere un deficit, dal momento che non potranno più emettere obbligazioni. Dovranno perciò comprimere il bilancio del 3,5%. Se decidessero per evitare una crisi maggiore – vale a dire un default (una insolvenza) di fatto seppur limitato nel tempo - di pagare lo stesso gli interessi sul debito, che sono circa il 1,5% del PIL, dovrebbero comprimere la spesa ex interessi del 5%.

In numeri più chiari. Il PIL statunitense è di 17 mila miliardi circa. Il tetto del debito non può andare oltre i 17 mila miliardi. A quel punto non si potranno più emettere obbligazioni. Le spese dello stato solo federale (la spesa pubblica totale è maggiore, perché include anche quella degli stati federati) ammontano a 3,8 mila miliardi di dollari e le entrate a 3,2 mila miliardi di dollari. Di queste uscite 250 miliardi sono l'onere del debito. Per azzerare le uscite e pagare gli oneri del debito il bilancio dello stato, a parità di entrate, deve comprimersi di 850 miliardi di dollari (3,8-3,2+0,25). Si avrebbe quindi una minor spesa ex interessi pari a circa il 5% del PIL (850/17000).

Gli Stati Uniti entrerebbero subito in recessione, con le cedole che sono pagate ai detentori di obbligazioni. Durante le recessioni di norma i prezzi delle obbligazioni salgono, perchè la loro cedola è sicura, mentre le azioni scendono, perchè i dividendi possono variare all'ingiù. Perciò se al Congresso non si mettono d'accordo sul tetto del debito, e se decidono di esentare il pagamento degli interessi dal taglio delle spese, si avrà probabilmente una recessione che favorisce le obbligazioni emesse dal Tesoro, mentre penalizza le azioni.