Il rendimento a scadenza del titolo decennale tedesco ha raggiunto il minimo a maggio 2013 (1,15%). Oggi è vicino al 2%. Ancora più marcata è stata l’ascesa del rendimento del tasso decennale americano, passato da un minimo del 1,4% nell’agosto 2012 al 3% attuale. Ci addentriamo in alcuni aspetti di questo fenomeno, in particolare per l’impatto sui portafogli e per chiunque oggi si trovi a misurarne le conseguenze.
Il rialzo di un punto percentuale di un titolo decennale con cedola del 4% comporta una discesa del prezzo di quasi l’8%, se ventennale del 12,5%, se trentennale di oltre il 15%. Se la cedola è del 6% la variazione negativa è del 7% per il decennale, di quasi l’11% per il ventennale e di oltre il 12% per il trentennale. Ancora più marcata è la differenza se il rialzo dei tassi è doppio (da 1% a 2%) e in misura più che proporzionale. Quindi, più alta è la cedola, minore è l’impatto delle oscillazioni dei tassi e viceversa.
Nel caso di ribasso dei tassi la rivalutazione del prezzo dei titoli obbligazionari è più rilevante. Ad esempio, il caso estremo è sul titolo trentennale con cedola al 4%: un rialzo dei rendimenti di due punti percentuali comporta una perdita del 28% mentre il ribasso di pari entità comporta una rivalutazione del 45% (!!!). Come nel caso opposto di rialzo, il fenomeno è meno rilevante (l’impatto sul prezzo si attutisce) quanto maggiore è la cedola incorporata nel titolo. Questi numeri ci dicono, inoltre, che la prolungata fase di discesa dei tassi ha generato massicce plusvalenze nei portafogli degli investitori obbligazionari concentrati sulle emissioni con rating elevato.
Vediamo l’impatto sulla situazione attuale, ovvero con una direzione verso il rialzo dei rendimenti e un livello particolarmente basso delle cedole, soprattutto per gli emittenti con rating elevati in quanto negli ultimi anni sono state emesse obbligazioni con cedole allineate ai tassi di mercato. Ciò significa che l’impatto delle minusvalenze sui portafogli obbligazionari sarà più elevato che in passato, quando i tassi erano più vicini al quattro che al due per cento. Ad esempio, l’impatto del rialzo dai minimi del 2012 dei tassi americani ha comportato una riduzione del 15% del prezzo delle emissioni con scadenza tra dieci e quindici anni (del 11% da maggio 2013, fonte Barclays).
Questi numeri sembrano raccontare, per le dimensioni della classe di attività coinvolta e per l’ampiezza delle variazioni realizzate e teoriche, che i timori degli investitori relativi ai pericoli della classe azionaria sottostimano la evidente e rilevante erosione che si sta consumando dentro i portafogli obbligazionari. Forse è solo la maggiore lentezza, e quindi digeribilità, del fenomeno a renderlo apparentemente irrilevante ma le sue dimensioni e la durata ci dicono che ha un impatto reale almeno pari, ma probabilmente superiore, ad altri possibili rischi.
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