Le cose vanno bene, oppure non si sa ancora come vanno davvero? Proponiamo – per gli Stati Uniti – due esempi di letture «difficili»: il tasso di inflazione e l’andamento dei consumi. L’inflazione è bassa e dunque tutto va bene. I consumi delle famiglie tengono, anzi migliorano, e dunque tutto va bene. L’inflazione è bassa anche perché gli affitti sono depressi. I consumi delle famiglie non ricche dipendono in modo cruciale dai trasferimenti pubblici.


Negli Stati Uniti la crisi immobiliare ha abbassato il livello degli affitti. Perciò il tasso di inflazione del sub indice immobiliare è flesso. Se si toglie dall’indice che misura l’inflazione complessiva – nell’ordine del 2% – il settore immobiliare, che pesa per ben un terzo, si osserva un tasso di inflazione nell’ordine del 4% (1). I rendimenti dei titoli del Tesoro statunitense a dieci anni sono nell’ordine del 4%. Senza gli effetti sull’inflazione della crisi immobiliare, i rendimenti reali sarebbero pari a zero. E dunque il Tesoro si indebita – non tenendo conto degli andamenti immobiliari – a un costo reale nullo. Dal 31 marzo 2010 la banca centrale degli Stati Uniti ha ufficialmente terminato di acquistare i titoli del Tesoro. Chi continuerà a comprare il volume crescente di titoli di stato in offerta con un rendimento reale del 2% (il rendimento nominale meno l’inflazione complessiva) oppure con un rendimento reale nullo (il rendimento nominale meno l’inflazione ex settore immobiliare)?

Prima della crisi i redditi delle famiglie non dipendevano dai trasferimenti pubblici (2). Dal 2009 i redditi delle famiglie senza l’ARRA (American Recovery and Reinvestment Act) sarebbero stati appena più della metà di quanto non siano stati effettivamente. Dunque la tenuta dei consumi è dipesa in maniera cruciale dalla politica fiscale. Prima di asserire che le cose stanno andando meglio, che «sta tornando in pista il consumatore», bisognerebbe sapere se la ripresa potrà o meno andare avanti senza il sostegno pubblico.

Gran parte dell’industria finanziaria è ottimista (3), mentre le banche centrali sono molto caute (4). Ognuno scelga il campo che preferisce. Per avere giusto un’idea di quanto sia complessa la situazione europea, si dia un’occhiata alla rassegna stampa di Eurointelligence (5).


(1) http://www.ft.com/cms/s/0/7e5d2330-440b-11df-9235-00144feab49a.html

(2) http://www.econbrowser.com/archives/2010/04/averting_the_co.html

(3) Ci sono delle eccezioni: http://ftalphaville.ft.com/blog/2010/04/15/203421/the-end-of-the-euro/

(4) http://www.ft.com/cms/s/0/2920a486-47d1-11df-a4a6-00144feab49a.html

(5) http://www.eurointelligence.com/article.581+M55f6b498f1b.0.html