Utilizziamo sempre l’analisi di Mc Kinsey (“QE and ultra-low interest rates: Distributional effects and risks”, novembre 2013) sull’effetto dei tassi ultra bassi degli ultimi cinque anni. Abbiamo visto (“Ricavi e costi dei tassi bassi”, Lettera Economica) come l’impatto sui sistemi bancari sia stato caratterizzato da due fenomeni contrapposti: margine da clientela (differenza tra tassi attivi sugli impieghi e tassi passivi sulla raccolta) in rialzo negli USA e in ribasso in Europa, margine su titoli (differenza tra cedole incassate e pagate) in ribasso negli USA e in rialzo in Europa.
La tenuta del margine da clientela americano deriva dall’elevato ammontare di impieghi che escono dal bilancio attraverso il meccanismo della “securitisation”. Si tratta di operazioni di “impacchettamento” di attivi bancari (in gran parte mutui) che vengono ceduti a società che ne curano la gestione e che permettono alle banche di liberare risorse patrimoniali e di reinvestirle in nuove attività creditizie. Se in USA questa attività ha interessato oltre il 50% dei bilanci, in Europa il fenomeno è molto più contenuto (Regno Unito 20%, Zona Euro solo 8%). Impieghi “maturi” che restano dentro ai bilanci delle banche europee (anziché essere ceduti o assorbiti dalla banca centrale) impediscono il finanziamento di nuovi crediti.
Approfondiamo l’Europa, in particolare la zona euro. La disomogeneità dei livelli dei tassi all’interno dell’area comporta fenomeni diversi nei bilanci dei sistemi bancari nazionali. Nei paesi periferici i rendimenti dei titoli di Stato particolarmente generosi e tassi alla clientela più elevati hanno permesso un margine complessivo (clientela+titoli) più stabile. Come ricaduta negativa si registra il fenomeno di eccessiva crescita degli impieghi inesigibili o in difficoltà.
I sistemi bancari più colpiti dalla caduta del margine da clientela sono stati quello tedesco e francese senza poter beneficiare di cedole governative e societari in grado di compensare il fenomeno. Mc Kinsey non fornisce uno spaccato per paese ma racconta della estrema difficoltà delle banche tedesche e francesi nel difendere lo spread da clientela (differenza tra proventi da impieghi e costo della raccolta). Specularmente ai paesi periferici, il fenomeno delle imprese insolventi è molto più contenuto.
Da questa analisi risulterebbe che il parziale funzionamento della banca centrale europea (“L’attivo delle banche centrali”, Lettera Economica), e quindi la scarsa circolazione dei capitali interbancari, è un limite non solo per i paesi con finanze pubbliche da risanare ma finisce per danneggiare anche i sistemi bancari di paesi con finanze pubbliche più solide e, in ultima analisi, l’intero sistema di circolazione dei capitali.
© Riproduzione riservata