Una richiesta francese di revisione del Fiscal Compact, unita a delle politiche di correzione dei conti pubblici incerte sia in Spagna sia in Francia, potrebbero alimentare un clima di forte scetticismo, che potrebbe lambire l'Italia.

L'andamento dello spread fra Italia e Spagna

La Spagna aveva (ed ha) un debito di molto inferiore al nostro, ma aveva (ed ha) un deficit di molto maggiore. Il suo debito cresceva (e cresce) molto più velocemente del nostro. Di conseguenza - fino alla primavera dello scorso anno - i mercati finanziari chiedevano un premio per il rischio maggiore sui titoli spagnoli rispetto a quelli italiani. Poi arriva la crisi all'inizio dell'estate, che dura fino alla fine dell'anno. Il debito italiano nella seconda parte dello scorso anno è scambiato ed è sottoscritto con un premio per il rischio maggiore rispetto a quello spagnolo.

Come mai? Quando si è visto che la crescita era evaporata in quasi tutta l'Europa, il nostro debito pubblico è diventato meno solido per l'agire di questo meccanismo: 1) il deficit pubblico (la differenza fra le uscite e le entrate dello stato) alimenta il debito, perché il deficit è finanziato emettendo obbligazioni. 2) Se la crescita del debito è maggiore della crescita dell'economia, allora il rapporto Debito/PIL aumenta. Il finanziamento del debito diventa perciò più oneroso, perché ci vogliono più risorse per pagare gli oneri da interessi. 3) Queste risorse vanno tolte da altre parti, o aumentando il carico fiscale o tagliando le spese. Il sistema politico va perciò sotto forte pressione. 4) A meno che il sistema politico non reagisca velocemente e bene, i mercati finanziari finiranno per chiedere un maggior premio per il rischio, nella forma di maggiori rendimenti sul debito pubblico.

In Italia la manovra di correzione dei conti è stata fatta, in Spagna deve essere ancora fatta. Il loro debito cresce perché hanno ancora un cospicuo deficit di bilancio. E riscatta il meccanismo descritto in precedenza. Il finanziamento del loro debito diventa più oneroso, perché ci vogliono più risorse per pagare gli oneri da interessi. Alla fine il loro sistema politico va sotto forte pressione. E' perciò richiesto un maggior “premio per il rischio”, di poco maggiore a quello chiesto per l'Italia.

Firewall” e “Fiscal Compact”

Per evitare che entrino in crisi i debiti dei paesi maggiori, ecco che l'Europa dell'Euro ha deciso di approntare un fondo (uno nuovo che include quello vecchio) detto “salva stati”. Esso è dotato di una potenza di fuoco (“firewall”) elevata, pari a diverse centinaia di miliardi di euro. (A seconda dei conti che si fanno, escludendo o includendo i paesi già in crisi, come la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda, si hanno dagli 800 ai 500 miliardi di euro). Esso dovrebbe intervenire laddove ci fossero dei problemi alle aste del debito pubblico dei paesi messi peggio.

Il punto è che questi interventi sono “condizionali” (1). Il fondo “salva stati” interviene solo se il paese in difficoltà deve ancora portare a termine la correzione dei conti pubblici. Un paese che abbia corretto i propri conti pubblici, ma che sia in difficoltà, perché c'è una crisi in altri paesi, non è aiutato. Se la Spagna si trovasse in crisi perché non corregge abbastanza velocemente i propri conti, e se la crisi si allargasse all'Italia, la prima sarebbe aiutata dal fondo “salva stati” e la seconda no.

Ed ecco che arriva la Francia. Il candidato socialista all'Eliseo ha affermato che vorrebbe rivedere il “Fiscal Compact”, ossia l'accordo per portare tutti i bilanci pubblici in pareggio in modo che il debito pubblico non possa crescere più. Il passo – in punta di teoria economica si possono fare molte obiezioni - è politicamente necessario perché ci sia la condivisione degli andamenti fiscali dei diversi paesi. Se, infatti, non ci fossero delle clausole rigide, alcuni paesi potrebbero continuare a emettere debito, con altri paesi, che non lo emettono, che però ne condividono il costo, per quanto ci siano le succitate clausole “condizionali”, attraverso il fondo “salva stati”.

Una richiesta francese di revisione del Fiscal Compact, unita a delle politiche di correzione dei conti pubblici incerte sia in Spagna sia in Francia, potrebbero alimentare un clima di forte scetticismo, che potrebbe lambire l'Italia.

(1) http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9946&ID_sezione=29

L'articolo è stato pubblicato anche su Limes:

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