Il Comptroller of the Currency (1) ha pubblicato dei dati interessanti (2). Nel secondo trimestre del 2009, le banche statunitensi hanno guadagnato 5,2 miliardi di dollari scambiando derivati – i contratti di assicurazione delle obbligazioni – dopo averne guadagnati 9,8 nel primo. JP Morgan, Goldman Sachs, Bank of America e Citibank hanno scambiato il 94 per cento dei derivati. Il credit risk che oggi grava sui derivati è stimato pari a 555 miliardi di dollari.

L’amministrazione Obama ha cercato (3) di introdurre elementi di regolamentazione dei derivati. Il danno, diretto e indiretto, prodotto dai derivati non si poteva stimare un anno fa – allo scoppio della crisi –, perciò si salvava, a suon di interventi pubblici, tutto quel che si poteva, soprattutto il too big to fail. Il danno non si può stimare con precisione nemmeno oggi (4), perciò il business as usual impone il ritorno agli antichi costumi finanziari. Persino Paul Volcker – già governatore della Fed a cavallo degli anni Ottanta e uomo di punta del team economico di Obama, uno che il «Wall Street Journal» definisce too big to ignore (5) – ha dichiarato al Congresso: «Gli strumenti finanziari sempre più complessi limitano la trasparenza dei mercati». Non solo: la mancata ristrutturazione del sistema bancario – ha dichiarato sempre Volcker – condurrà a nuovi interventi dello stato. Ricapitolando: i derivati, la cui gestione, per impedire l’aggravamento della crisi, ha comportato il ricorso allo stravolgimento dei rapporti tra politica ed economia, sono ancora al centro dei mercati finanziari, con un tasso di rischio molto elevato. La tanto invocata regolamentazione non è stata applicata nel cuore del problema, tanto che  i credit default swaps (6) – i contratti di assicurazione delle obbligazioni – girano ancora indisturbati.

Ken Lewis, amministratore delegato di Bank of America, il «capro espiatorio» dei tempi moderni, ha deciso di  lasciare la banca (7) (8). Lewis non è uno di quei banchieri saggi e prudenti che hanno suscitato simpatia in questi mesi di irresponsabilità, ma è comunque l’unico ad aver mostrato una disperata e postuma ribellione a un gruppo di potere e pressione – quello dell’ex ministro del Tesoro Hank Paulson e dell’attuale governatore della Fed Ben Bernanke – che ha deciso, con fare minaccioso, il nuovo assetto delle big del sistema finanziario americano – quando, tra le altre cose, Merrill Lynch fu comprata da Bank of America. Di questa storia Paulson renderà conto nel suo libro in uscita l’anno prossimo e, se necessario, davanti ai giudici di New York. Bernanke, che è appena stato riconfermato alla guida della banca centrale più importante del mondo, dovrà renderne conto al Congresso. Altrimenti non potrà non avere ragione Matt Taibbi (9), che nel suo ultimo contestatissimo (10) articolo parla di una grande manipolazione dei potenti ai danni di tutto il sistema legato a Wall Street.


(1) http://en.wikipedia.org/wiki/Office_of_the_Comptroller_of_the_Currency

(2) http://occ.treas.gov/ftp/release/2009-114.htm

(3) 
http://online.wsj.com/article/SB125002965377623915.html

(4) http://www.ft.com/cms/s/0/3d7b9bde-ad44-11de-9caf-00144feabdc0.html

(5) 
http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204488304574435120704792020.html


(6) 
http://it.wikipedia.org/wiki/Credit_default_swap

(7) 
http://dealbook.blogs.nytimes.com/2009/10/02/who-can-take-charge-at-bank-of-america/?dlbk&emc=dlbk

(8) 
http://www.theatlanticwire.com/opinions/view/opinion/Why-Ken-Lewis-Left-Bank-of-America-1187


(9) http://www.youtube.com/watch?v=OqZUbe9KIMs

(10) http://www.businessinsider.com/john-carney-why-matt-taibbi-is-dead-wrong-on-naked-short-selling-2009-9