Tra le 29 banche di interesse sistemico (G-SIFI: Global Systemically Important Financial Institutions) a cui il G-20 di Cannes ha chiesto di rafforzare il patrimonio, Unicredit è la prima ad attuare una significativa ricapitalizzazione, circa € 10 mld, associandola ad una altrettanto, se non più importante, operazione di pulizia di bilancio.
La banca contabilizza oltre € 10 mld di minusvalenze quasi interamente imputabili all’abbattimento delle immobilizzazioni immateriali (da € 25 mld a € 15 mld). Le immobilizzazioni immateriali rappresentano il sovrapprezzo pagato nel corso del processo di aggregazione del gruppo per acquisire altre banche. Infatti, se Unicredit ha comprato banche per un valore di 60 ma le ha pagate 80, la differenza (80-60=20) è il c.d avviamento, vale a dire il premio che si paga per comprare qualcosa che è già esistente ed avviato, esattamente come la licenza di un taxi o l’acquisto di una macelleria. Dovrebbe corrispondere al costo che dovrei sostenere per costruire da zero una attività analoga, sempre che sia possibile.
Purtroppo, a volte si paga troppo per evitare i tempi e costi dell’espansione e della crescita, anche perché a volte non c’è altra strada. Tant’è che oggi quelle acquisizioni non rendono quanto ci si aspettava al momento dell’acquisizione e la redditività generata è insufficiente a coprire il costo di partenza: l’avviamento, appunto. Quindi, dei € 20 mld nel bilancio Unicredit ne vengono eliminati quasi la metà, oltre ad una parte relativa ai marchi:
Svalutazione del Valore contabile del Marchio (in milioni di euro)
Banca di Roma 149,5
Banco di Sicilia 86,8
HypoVereinsbank 241,1
Bank Austria 424,3
Totale 901,7
La parte più significativa delle svalutazioni riguarda l’attribuzione alle singole unità operative (CGU: cash generating units) degli attivi che non generano utili (attraverso un calcolo complesso, c.d. Impairment Test, che attualizza i flussi di cassa nel periodo considerato, in questo caso corrispondente con il piano industriale quadriennale 2012-2015). Queste svalutazioni sono distribuite per aree geografiche. Dato l’elevato livello di integrazione raggiunto dal gruppo non è più possibile imputare alle realtà originarie (ovvero singole banche acquisite) il valore dell’avviamento, se non per la parte minoritaria dei marchi, ma bisogna individuarlo a livello di centri di produzione di reddito (*).
Perché la scelta è importante? Perché riduce significativamente un elemento di debolezza della struttura finanziaria italiana data dall’elevato peso delle componenti immateriali nei bilanci bancari (e non solo quelli). Mantenere componenti dell’attivo prive di valore significa indebolire la capacità degli utili futuri di rafforzare il patrimonio, obiettivo oggi primario. L’eliminazione del dividendo, delle cedole sui titoli subordinati e su altri titoli convertiti in azioni comporta un beneficio ulteriore di circa € 1 mld nell’arco dei prossimi 12 mesi, determinando un ulteriore rafforzamento patrimoniale. Quindi, avvicinando ulteriormente Unicredit ai migliori standard patrimoniali richiesti dalle autorità di vigilanza e creando le condizioni per eliminare quegli elementi di diversità rispetto ai concorrenti che influenzano le scelte degli investitori.
E’ probabile che questo percorso rappresenti un punto di partenza anche per altre realtà bancarie e non solo. I dati mostrano che nel confronto tra il sistema bancario italiano, le banche delle zona euro e le banche G-SIFI l’Italia parta da valori molto superiori ai concorrenti, proprio per i costi eccessivi sostenuti nel passato durante la fase di consolidamento ed espansione. Con l’operazione di pulizia e di ricapitalizzazione Unicredit pone le basi per un percorso di crescita del patrimonio interamente finanziato dagli utili generati. Inoltre, svincola la banca dai chiariscuri delle attuali politiche monetarie e fiscali dell’area euro.
(*) “L’Impairment test condotto sul bilancio consolidato infrannuale abbreviato al 30 settembre 2011 ha evidenziato la necessità di procedere ad una svalutazione dell’avviamento a livello di gruppo pari a € 8.611 milioni. La rettifica di valore è stata allocata all’avviamento iscritto sulle seguenti CGU (in milioni di euro):
Corporate & Investment Banking: -3.065
F&SME Network Italia: -1.178
F&SME Network Austria: -273
F&SME Network Germania: -279
F&SME Network Polonia: -163
F&SME Factories: -1.244
Private Banking: -147
Asset Management: -462
CEE (escl. Kazakhastan and Ukraine): -791
Kazakhstan: -474
Ukraine: -489
il residuo è da considerarsi allocato al Corporate Center.”
Corporate & Investment Banking sono i clienti societari di grandi dimensioni, F&SME sono le famiglie e le piccole e medie imprese, Private Banking sono i clienti individuali di grandi dimensioni, Asset Management sono i clienti individuali di piccole e medie dimensioni, CEE sono i paesi dell’Europa Centrale e dell’Est, il Corporate Center rappresenta le sedi centrali.
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