Nel suo nuovo intervento su Wall Street Tom Wolfe si occupa di quants ed eunuchi, ultima evoluzione di quella specie che fa finanza immortalata nel suo “Falò delle Vanità”. Il testosterone s’è abbassato, in quelle stanze dove si decidono destini globali, restano dei nerd a far girare il mondo, aiutati da quel nuovo mondo hi-tech che fa capo al re del casual Mr Zuckerberg, capo di Facebook. Wolfe è come suo solito giocoso e impietoso, ma l’umore di Wall Street, la realtà sulle banche e sul mondo della finanza continuano a essere al centro dell’attenzione, quattro anni dopo quel terribile choc che poi divenne crisi economica mondiale. Sul magazine americano Atlantic, Wall Street è in copertina.
Come stanno davvero le banche oggi, dobbiamo averne ancora paura o possiamo tornare a fidarci? Se negli anni Settanta, tre americani su cinque si fidavano delle banche, ora il rapporto è meno di uno su quattro. La gente ha perso fiducia nelle banche, ma quel che è peggio è che anche gli addetti ai lavori, “the people in the know”, non ci credono più così tanto. Il prezzo delle azioni degli istituti finanziari non si alza e, come ha detto l’ex capo della Sec Arthur Levitt, nessuno dei rimedi posti in atto dopo il 2008 “ha diminuito significativamente la possibilità che si verifichino altre crisi”.
Sono state introdotte regole nuove e gli stress test sulle banche hanno permesso di individuare e debellare alcune gravi inefficienze nel sistema. Ma la struttura è rimasta inalterata e con essa i problemi correlati al richio e alla (non) trasparenza. I due autori dell’articolo dell’Atlantic, il professor Frank Partnoy e una firma del giornalismo economico Jesse Eisinger, hanno fatto un “viaggio” dentro a una grande banca per capire che cosa è cambiato davvero in quattro anni di regolamentazioni e capire se ci si può fidare. La banca scelta è Wells Fargo, e l’esito del tour non è affatto rassicurante. Non c’è trasparenza in molte attività, ci sono alcuni numeri relativi agli strumenti derivati che qualche anno fa si sarebbero guadagnati titoloni (di disprezzo) e adesso vengono ignorati, non ci sono ipotesi di scenario differenti a seconda delle strategie utilizzate – sintomo di una sostanziale “clueless”.
Gli autori suggeriscono di tornare a due pilastri della regolamentazione del settore istituiti negli anniTrenta, dopo lo choc del Ventinove: una trasparenza standard obbligatoria e una punizione per i manager che ingannano gli investitori. Soluzioni semplici, ma politicamente difficili, pure se necessarie. Il compito di riportare fiducia nella gente e negli investitori toccherà a Jack Lew, prossimo segretario al Tesoro americano, mentre l’uscente Tim Geithner ha definito la crisi finanziaria, in un’intervista a New Republic, una strage degli innocenti, dove per innocenti s’intendono quelli che si sono ritrovati senza lavoro e non riescono a trovarne uno nuovo.
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