Il numero di fumatori, in Italia e nelle nazioni più avanzate, è calato negli ultimi decenni, ma l'impressione è che chi ancora predilige questa abitudine difficilmente la abbandonerà

In occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco del 29 maggio 2015, è stato presentato il Rapporto 2015 sul Fumo in Italia, in base ai dati rilevati da un'indagine Doxa effettuata per conto dell'Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
I risultati non sono confortanti per il vasto fronte anti-fumo convinto di aver identificato nella sigaretta uno dei principali mali da combattere per una società migliore.
Da otto anni, infatti, il numero di fumatori in Italia rimane praticamente invariato: circa 10,9 milioni, il 20,8% della popolazione dai 15 anni in su (Figura 1), compresi dunque anche adolescenti e anziani evidentemente in gran parte estranei a questo vizio, una percentuale che deve far riflettere anche nel valutare le numerose statistiche sui danni indotti dal fumo (Figura 2).
La situazione di stallo riguarda tutte le fasce di età. L'età media del fumatore rimane costante (44,7 anni) così come l'età in cui si accende la prima sigaretta (18 anni) e l'età media in cui si smette (42 anni), con un ricambio generazionale che non sembra molto recettivo nei confronti delle strategie di prevenzione (Figura 3).
Nello specifico, gli uomini sono 6,3 milioni (il 25,1%) e le donne 4,6 milioni (16,9%), mentre gli ex fumatori ammontano a 6,3 milioni (il 12,1%), 4,0 milioni di uomini e 2,3 milioni di donne. Il decremento totale, come detto, è lieve: gli uomini passano dal 25,4% del 2014 al 25,1% del 2015, le donne dal 18,9% del 2014 al 16,9% del 2015.

La percentuale di fumatori resta superiore a quella delle fumatrici in tutte le fasce di età; quella compresa tra i 25 e 44 anni fa registrare, prevedibilmente, la prevalenza maggiore di fumatori di entrambi i sessi (22,4% delle donne e 30,7% degli uomini).
Il consumo medio giornaliero (Figura 4) è stimato intorno alle 13 sigarette e oltre il 75% dei fumatori consuma più di 10 sigarette al giorno: un valore alquanto elevato e addirittura in lieve aumento rispetto al 2014. Soltanto il 16,7% dei fumatori mostra maggiore moderazione, consumando non più di 9 sigarette al giorno. Il maggiore numero di fumatori si trovano nel Lazio ed in Campania, Trentino e Veneto sono le regioni più parsimoniose.


Circa il 73,0% dei fumatori ha iniziato tra i 15 e i 20 anni e il 12,9% anche prima dei 15 anni (Figura 5). La motivazione principale, secondo l'indagine, all'iniziazione al fumo di sigaretta rimane sempre l'influenza di amici e conoscenti, un dato assai poco significativo visto che quasi tutte le attività umane vengono intraprese dopo aver osservato altri farle.
Sembra ovvio che la maggior parte di questi irriducibili fumatori ha ormai ben chiare le problematiche e i rischi connessi alla sua abitudine e cerca di affrontarli in base allo stato di salute personale e alle proprie inclinazioni.
Coloro che smettono di fumare, infatti, lo fanno principalmente per motivi di salute o economici, mediamente a 42,4 anni per entrambi i sessi.

Rispetto alla tipologia di prodotti acquistati (Figura 6) si conferma la forte crescita negli ultimi due anni della percentuale di fumatori (Figura 7) che scelgono il tabacco da rollare a mano (17,0% contro il 9,6% del 2013), soprattutto fra ii giovani maschi (fino a 25 anni) per intuibili ragioni economiche (Figura 8) e forse per una miglior qualità dei tabacchi. Conferme anche, ma in senso negativo, per l'uso sempre meno diffuso, della sigaretta elettronica: gli utilizzatori sono passati dall' 1,6% del 2014 all'1,1% del 2015 (nel 2013 erano il 4,2%). Coloro che la usavano abitualmente nel 2013 erano circa 510 mila persone (l'1% della popolazione), circa 255 mila (lo 0,5%) nel 2014 e circa 350 mila persone (0,7%) nel 2015. Gli utilizzatori della e-cig hanno mediamente 45 anni, sono soprattutto uomini (63,2%) e prediligono quella contenente nicotina (60,8%). L'inasprimento delle normative, il forte rialzo dei prezzi, l'attenuarsi della moda e soprattutto la scarsa soddisfazione hanno relegato il fenomeno a un uso di nicchia, così come per i sigari o per l'ormai raro uso della pipa. L'86,0% degli ex utilizzatori di sigaretta elettronica ne ha fatto uso al massimo per 6 mesi e i punti vendita specializzati sono passati da 3.000 nel 2013 a 1.200 nel 2014...

Stupiscono viceversa i dati ottenuti dai controlli in atleti praticanti attività sportive non agonistiche e attività amatoriali giovanili anche agonistiche in diverse discipline (Figura 9): un atleta su dieci, con una leggera prevalenza nelle donne, fuma. I risultati dei test antidoping relativi al monitoraggio della nicotina e dei suoi metaboliti sulle urine di 1511 atleti di diverse discipline, hanno rilevato infatti che anche tra gli atleti non mancano i fumatori, anche se in percentuale meno elevata rispetto alla popolazione generale (11,0% tra gli atleti, 20.8% nella popolazione generale). Gli indicatori biochimici hanno rilevato che quasi il 70% degli atleti e delle atlete fumatrici fumano durante l'evento sportivo..
I dati contenuti nel Rapporto sono stati peraltro messi in discussione, in quanto potrebbero essere stati stimati senza tenere conto del vasto e difficilmente quantificabile mercato del Web, che determinerebbe percentuali di fumatori più alte. Il punto debole della ricerca sarebbe nei 6,3 milioni (il 12,1%) di ex-fumatori, che potrebbero infatti essersi in parte serviti della rete per i loro acquisti, così come coloro che s'avvicinano per la prima volta al consumo di tabacco ordinandolo direttamente online.
Se gli effetti nocivi del fumo eccessivo paiono ormai acclarati, destano non poche perplessità le nuove norme e i divieti decisi dall'UE e le conseguenti campagne pubblicitarie anti-fumo, siano esse a base di immagini e dati sconvolgenti o più orientate su toni bonari e ironici. Fra le novità della nuova stretta anti-fumo, il divieto di fumare in auto in presenza di minori o donne in stato di gravidanza, il bando alle sigarette aromatizzate al mentolo e altri aromi che indurrebbero in tentazione i più giovani (dal 2020), la scomparsa delle confezioni di tabacco da rollare inferiori a 30 grammi e dei pacchetti da 10.

Il numero di fumatori, in Italia e nelle nazioni più avanzate (in Europa solo Finlandia e Svezia hanno percentuali di fumatori più basse delle nostre), è già sceso considerevolmente negli ultimi decenni e l'impressione è che chi ancora predilige questa abitudine difficilmente la abbandonerà. Mutamenti culturali e antropologici così radicati nella storia non si ottengono con prezzi sempre più elevati o con provvedimenti percepiti come persecutori ed esagerati dagli utilizzatori di un prodotto dal quale lo stesso Stato trae enormi guadagni. Il proibizionismo, spesso fine a se stesso o strumento di mal celati interessi, non è mai il modo ideale per risolvere situazioni così complesse.
Per concludere, in veste di autore dell'articolo e di fumatore consapevole, mi sono concesso la curiosità (sulla base dei dati diffusi dal Ministero della Sanità che ascrivono al fumo dai 70.000 agli 83.000 morti all'anno) di calcolare il tasso di mortalità dei fumatori in Italia, che risulta essere il 7,6 per mille (calcolando il dato 83.000). Il tasso di mortalità medio annuo in Italia è attestato viceversa al 10 per mille abitanti.