Il potenziale turistico dell'Africa è vasto e deve ancora essere pienamente sfruttato, ma la minaccia del terrorismo mette in dubbio i buoni risultati finora ottenuti
Per il terzo anno consecutivo, la Banca africana di sviluppo (AfDB) ha pubblicato l'Africa Tourism Monitor, una relazione annuale sull'industria del turismo in Africa. Il rapporto, presentato nell'ottobre 2015, è una pubblicazione congiunta della AfDB, della New York University Africa House e dell'Africa Travel Association (ATA) e si intitola "Unlocking Africa's Tourism Potential", che si può tradurre come La realizzazione del potenziale turistico africano.
L'Africa, com'è noto, vanta una ricca varietà di attrazioni per ogni genere di visitatore da tutto il mondo: dai siti archeologici ai monumenti storici, dai paesaggi mozzafiato come le Victoria Falls al confine tra lo Zambia e lo Zimbabwe, ai deserti del Sahara, del Namib e del Kalahari. E inoltre coste pittoresche, montagne, pianure, foreste pluviali tropicali ed ecosistemi ancora selvaggi che ospitano piante eccezionali e una fauna senza paragoni al mondo.
Nonostante il drammatico aumento degli attentati terroristici, la minaccia Ebola e la congiuntura economica poco felice, il settore del turismo è in crescita anche in Africa, con 65,3 milioni di visitatori nel 2014, circa 200.000 in più rispetto al 2013, che rappresentano il 5,8% del totale degli arrivi internazionali (Figura 1). Nel 1990, l'Africa aveva accolto solo 17,4 milioni di visitatori provenienti dall'estero. Il settore si è quindi quadruplicato in termini di dimensioni in meno di 15 anni. La crescita del 2014 (+ 4 per cento, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) è seconda solo a quella del Sudest asiatico (+6%).
Si tratta peraltro di un turismo a un costo ancora relativamente basso (Figura 2): le entrate del 2014 ammontano a 43,6 miliardi di dollari, appena il 3,5 per cento dei 1245 miliardi delle entrate mondiali del settore.
In cima alla lista delle destinazioni figurano due paesi nordafricani: il Marocco, che ancora una volta ha registrato più di 10 milioni di turisti internazionali in arrivo nel 2014 (un incremento di 236.000 rispetto all'anno precedente) e l'Egitto, a dispetto delle azioni terroristiche, grazie a 454.000 arrivi internazionali in più che nel 2013 (un incremento del 5% in un solo anno). Seguono Sud Africa, Tunisia e Zimbabwe. L'astro nascente sembra essere la Costa d'Avorio, in Africa occidentale. Il paese sta vivendo una forte ripresa economica, e pur avendo registrato "solo" 91.000 arrivi internazionali in più nel 2014 rispetto al 2013, questa cifra rappresenta un aumento del 24% in 12 mesi, a dimostrazione del suo grande potenziale turistico.
Il maggior afflusso turistico proviene da tre paesi in particolare: Stati Uniti, Regno Unito e Francia (Figura 3), che, nel periodo 31 Marzo2014-31 marzo 2015, hanno totalizzato il 60% della domanda (+25% YOY), mentre quelli con la maggior crescita sono stati Sud Africa, Turchia e ancora gli Stati Uniti; sono in aumento anche i nuovi visitatori dalle economie emergenti di Asia ed Europa centrale e orientale.
Questo crescente afflusso di turisti e di valute pregiate nel continente fa sì che il settore del turismo internazionale rappresenti ormai l' 8,1% del PIL totale dell'Africa (Figura 4 e Figura 5), secondo i dati del World Travel and Tourism Council (WTTC) del Regno Unito. Più turisti significano anche più posti di lavoro. Sono ormai circa 20 milioni le persone che lavorano, direttamente o indirettamente. nel settore (Figura 6), e rappresentano il 7,1% dei posti di lavoro complessivi in Africa: guide, personale alberghiero, interpreti, addetti a servizi aerei, piccole imprese di vario genere e così via. Primeggiano in questo ambito Egitto, Etiopia, Nigeria, Marocco e Sud Africa, ma va segnalata la forte crescita occupazionale nelle Seychelles, a Capo Verde e a Mauritius.
Eppure l'impatto economico del turismo va oltre la creazione di occupazione.. Secondo il rapporto, è l'Africa sub-sahariana, anziché il Nord Africa, a beneficiare maggiormente dell'espansione delle catene alberghiere e del corrispondente aumento del numero di camere disponibili. A sorpresa, la Nigeria, il paese più popoloso del continente, si pone in cima a questa classifica davanti ai già noti Egitto e Marocco (Figura 7). Tuttavia, il più grande progetto di sviluppo alberghiero nell'Africa sub-sahariana è in Guinea Equatoriale: qui il Grand Hotel Kempinski Oyala, una volta completato, sarà dotato di 451 camere.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dal lancio di numerose iniziative, in tutto il continente, per attirare più turisti. Sono state introdotte semplificazioni al sistema dei visti e dei meccanismi di cooperazione regionale, compresa l'introduzione dell'e-visto e il regime di visto unico, che consentono di visitare tutti gli stati membri della Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC). Anche Zambia e Zimbabwe hanno adottato un visto turistico comune (il "KAZA" - Kavango Zambesi), così come Kenya, Uganda e Ruanda unitesi nella Comunità dell'Africa orientale (EAC) nel febbraio 2014. Secondo il Rapporto, questi programmi e le iniziative di semplificazione dei visti potrebbero aumentare le entrate del turismo e la creazione di posti di lavoro tra il 5% e il 25% nei prossimi anni
Ma il potenziale dell'Africa è vasto e deve ancora essere pienamente sfruttato
Le infrastrutture e i trasporti restano uno dei vincoli principali che limitano la crescita del settore turistico: spesso infatti è più difficile - e più costoso - viaggiare all'interno dell'Africa che arrivarci dall' Europa, dall'America o dal Medio Oriente. Già nel 2004 alcuni paesi presero e ratificarono la decisione di liberalizzare il settore aereo interno favorendo la libera competizione, ma l'iniziativa, denominata "Open Skies for Africa" ha avuto scarsi risultati pratici.
Altri ostacoli allo sviluppo del settore turistico in Africa sono la mancanza di specifiche politiche di incentivazione, la necessità di una più stretta cooperazione regionale, e i ben noti problemi di sicurezza. Le questioni di sicurezza hanno sono diventate un problema drammatico per il settore dal 2013, in particolare in Nord Africa, Mali e nelle regioni costiere del Kenya. Il rapporto indica che, degli 80 paesi per i quali il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha emesso avvertimenti (travel warnings), 30 si trovavano in Africa. A ciò si è aggiunta l'epidemia del virus Ebola che, pur avendo colpito solo l'Africa occidentale, ha creato un clima di paura che si è esteso a molti altri paesi del continente - anche lontani dalla fonte del focolaio.
Va poi segnalato che molte delle specie animali che attirano turisti da tutto il mondo sono a rischio estinzione. Secondo il rapporto, il bracconaggio e il commercio illegale di specie protette hanno raggiunto livelli senza precedenti. I rinoceronti uccisi in Sud Africa dai bracconieri, per esempio, furono solo 13 nel 2007, ma nel 2014 la cifra è salita a 1215, a un ritmo tale che le morti potrebbero essere state superiori alle nascite nel 2015. Il massacro di elefanti è ancora maggiore, toccando la cifra di circa 100.000 negli ultimi tre anni nell'intero continente.
Per quanto alcuni passi in avanti siano stati compiuti, i paesi africani devono decidersi con urgenza a riconoscere il valore economico della loro fauna selvatica, incentivando i safari fotografici e la semplice osservazione della fauna, oltre a rafforzare le normative anti-bracconaggio in questo settore, per evitare gli effetti funesti delle attività illegali sull'economia e sulla biodiversità.
E' necessario segnalare infine che l'ottimismo del rapporto (che presenta dati in gran parte riferiti al 2014) sembra doversi ridimensionare di fronte alle prime cifre del 2015 pubblicate dall'ultimo barometro sul turismo mondiale dell'Unwto nel gennaio 2016, secondo le quali il Nord Africa calerebbe del 7% e la regione subsahariana del 5% rispetto all'anno precedente. Un chiaro segnale del crescente peso del terrorismo globale.
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