L'Ucraina necessita ancora di urgenti riforme per raddrizzare un'economia che presentava, anche prima del conflitto con la Russia, profondi problemi

Da quasi due anni a questa parte, i mass media hanno parlato molto dell'Ucraina, in precedenza poco conosciuta dalla maggior parte degli Europei. La sua storia recente e' nota a quasi tutti: la rivoluzione di Maidan finita nel sangue, l'annessione russa della Crimea, la guerra nell'Est del Paese.
Nonostante i tumulti, nel 2014 hanno avuto luogo in Ucraina due importanti elezioni (quelle presidenziali e quelle parlamentari), le quali hanno dato un forte segno di appoggio ai candidati pro-Europa.
La speranza, forse molto naive e molto simile al sentimento che aveva accompagnato la prima rivoluzione arancione del 2004, era quella di riuscire a raddrizzare in pochi mesi un'economia che presentava, anche prima del conflitto, profondi problemi.
Le riforme compiute o avviate sono certamente molte, come ad esempio :
- la decentralizzazione dei poteri a favore degli enti locali, la quale creerebbe un sistema simile a quello italiano, con poteri maggiori ai Comuni e alle Regioni, insieme all'istituzione del prefetto.
- la riforma della giustizia, che potrebbe garantire una maggiore protezione di giudici e magistrati dal potere politico (problema enorme in Ucraina).
- la creazione di un'agenzia anticorruzione, tema tabu' nel Paese, fino a questo momento.
- la formazione di un nuovo e piu' giovane corpo di polizia stradale, il quale è stato accolto da un grande entusiasmo fra la popolazione.

Tutti passi molto importanti, ma il parlamento e la coalizione di governo sembrano temporeggiare e perdersi in conflitti interni, senza capire che, vista la situazione, l'unica cura possibile è quella shock: è condivisibile il fatto che sarebbe meglio ragionare e ponderare ogni cambiamento legislativo prima di metterlo in atto, ma, purtroppo per l'Ucraina, non c'è tempo ed è necessario fare bene e fare in fretta, perche' gli indicatori economici sono tutti in continuo peggioramento.
Importanti imprenditori e oligarchi dell'Est parlano di circa 6-8 mesi di tempo prima del default generale; l'ultimo ad affermarlo e' stato Sergey Taruta, ex governatore di Donezk e imprenditore del settore metallurgico

Ecco alcuni dati.
L'inflazione tendenziale (cioe' rispetto allo stesso mese dell'anno prima) e' arrivata al 46,4 % a ottobre 2015. Se poi si analizzano i singoli prodotti, ad esempio quelli alimentari, cioè ai bisogni primari della popolazione, l'indice sul pane e' schizzato al 53,9%, e quello sull'olio addirittura al 71,3%. Dirette conseguenze del conflitto con la Russia sono anche gli aumenti tendenziali del costo del gas per il riscaldamento: + 273%.
Bisogna anche tener conto che questi dati dell'Istituto Pubblico di Statistica ucraino escludono i territori della Crimea e la zona occupata del Donbass, dove l'inflazione potrebbe essere ancora piu' alta e il mercato nero e' sicuramente piu' presente.
Una delle maggiori cause dell'inflazione e' stata la caduta della moneta nazionale, la Gryvnia; forse chi ipotizza un'uscita dall'Euro in Italia o altrove in Europa dovrebbe studiare bene questo caso economico, per capire come si vive dopo una perdita enorme di valore della valuta salariale.
La svalutazione, causata dal peggioramento del rating internazionale del Paese sui mercati finanziari, e' figlia anche della vecchia abitudine delle popolazioni dell'Est di utilizzare come valute-rifugio il dollaro o l'euro, non appena nel Paese ci siano i sentori di una crisi. A differenza che in Italia, Francia o Germania, in Ucraina e' possibile cambiare valuta ad ogni angolo della strada e cio' accentua le oscillazioni dei cambi.

La Figura 1 mostra come il cambio della Gryvnia con il dollaro sia passato da circa 8:1 al livello attuale di 23:1 in due anni esatti. Questa situazione ha anche causato migliaia di fallimenti di persone fisiche e aziende che avevano contratto mutui in dollari o euro, molto ambiti prima della svalutazione. La ragioni di questa preferenza erano il cambio stabile gia' da diverso tempo e una notevole differenza tra gli interessi in valuta straniera e quelli in valuta nazionale, come si vede nella Figura 2, che confronta i tassi a lungo termine in valuta nazionale e straniera nel solo 2014. Inoltre, come spesso avviene nelle svalutazioni, i salari non si sono adeguati, ma hanno avuto lo stesso ritmo di crescita pre-crisi del loro valore nominale (Figura 3).
Dobbiamo anche osservare che, al contrario delle tesi dei sostenitori delle svalutazioni competitive, in Ucraina nonostante l'iperinflazione si osserva una scarsa dinamicita' del mondo del lavoro.
I dati della Figura 4 sul numero degli occupati non includono la regione della Crimea e le altre due regioni dell'Est coinvolte nel conflitto, poiche' da alcuni trimestri i dati relativi a queste aree sono del tutto incompleti. Il grafico puo' quindi dare una chiara idea di come la svalutazione, ancora in corso, non puo' che avere effetti negativi anche sulle imprese: in un sistema in cui ci si indebita in valuta straniera e che è in gran parte fondato sull'oro nero (che si acquista per lo piu' in dollari) e' impensabile aspettarsi condizioni generali favorevoli in seguito alla perdita di valore della moneta nazionale, e l'occupazione è uno tra i primi indici a risentirne anche pesantemente.
Detto questo, cosa possiamo immaginare che accada nel breve periodo ?
Gli scenari aperti sono più di uno. Innanzitutto, l'erogazione della terza tranche del prestito del FMI potrebbe servire a rassicurare gli imprenditori ucraini. Durante l'ultima missione del FMI in Ucraina si e' infatti concordato un ulteriore aiuto a patto che il parlamento approvi un deficit di bilancio massimo del 3,7% e che la riforma fiscale diventi legge (con la diminuzione dei contributi sociali e una tassa sulle persone fisiche unica al 20%).

In secondo luogo, l'Unione Europea deve prendere in considerazione la possibilta' di garantire all'Ucraina un prestito quasi a fondo perduto, o comunque con le stesse modalita' di dilazione avute con la Grecia. La posizione economica e politica della Ucraina e' chiaramente diversa da quella della Repubblica ellenica, ciononostante le conseguenze di un default dell'Ucraina possono andare oltre la sfera economica e sociale.
Per l'Unione, sottolineiamo, si tratterebbe di uno sforzo economico alquanto ridotto: per dare un'idea delle dimensioni, il PIL italiano si aggira intorno ai 2.150 miliardi di dollari, quello greco sui 238 miliardi, mentre quello ucraino si ferma a 131,8 miliardi, secondo i dati World Bank del 2014 (Figura 5).
Infine, il terzo scenario vede un pericolo imminente in caso di fallimento della prospettiva europea. Con la salita al potere da parte di gruppi nazionalistici  attualmente minoritari- che tuttavia cominciano ad avere un piu' ampio seguito tra la popolazione e i cui programmi rifiutano ogni compromesso con l'aggressore russo o i ribelli dell'Est – si rischierebbe realmente l'approvazione di leggi liberticide e antidemocratiche, che renderebbero l'Ucraina molto simile alla descrizione fasulla che ne fanno ora i media statali russi, cioe' quella di uno stato a dittatura fascista.
L'Europa ha dunque una grande responsabilità nelle sue mani; forse il vero problema e' che ogni mano tira in una direzione diversa.