(Quasi) tutti si rendono conto che stiamo attraversando un momento molto delicato. Si sono avute prima le manovre di correzione dei conti di pubblici di Berlusconi, e poi quella di Monti. La correzione in corso è quindi il cumulato delle manovre dei due governi. Avranno successo, non lo avranno? E' necessaria una lunga premessa tecnica.
Da che cosa dipende la crescita del debito pubblico in rapporto al PIL? La crescita del debito (var D) dipende dal saldo primario (p), dalla differenza fra il costo del debito (i) e la crescita nominale dell'economia (g) e dal debito di partenza (Dt-1): Var D = p + (i – g) Dt-1. Facendo i conti sulle manovre (1), emerge che quella di Monti si è resa necessaria quando si è visto che la crescita sarebbe stata inferiore (g) e il costo del debito maggiore (i) rispetto al tempo delle manovre di Berlusconi. Per fermare la crescita del debito si è dovuto agire - sul bilancio dello stato prima del pagamento degli interessi (p) - alzando le imposte (2/3 della manovra) e riducendo le spese (1/3 della manovra). Il nostro debito dovrebbe perciò decrescere, e dunque Monti avere successo, se torna la fiducia e il debito è rinnovato a un costo decrescente (i), e se la crescita non è influenzata dalla restrizione fiscale (g). Siamo al dunque. La crescita economica è o non è indipendente dalle manovre? Dipende dal moltiplicatore fiscale. Se l'effetto della manovra restrittiva è quella di ridurre il debito più di quanto si riduca la crescita per effetto della minor domanda, allora la manovra restrittiva avrà successo. Se l'effetto della manovra restrittiva è quella di ridurre la crescita per effetto della minor domanda più di quanto non riduca il debito, allora la manovra restrittiva non avrà successo. Infatti, se la crescita, che deve pagare attraverso le imposte il debito pubblico, si comprime, il debito pubblico perde di qualità e il costo del debito alle aste aumenta. Il valore del moltiplicatore fiscale è difficile da calcolare. Secondo i conti del Tesoro il moltiplicatore è pari a 0,5. Ossia, la crescita si riduce di mezzo euro per ogni euro di riduzione del deficit dello stato. Vero questo valore, allora avremmo una riduzione del rapporto Debito/PIL, ossia un successo del nostro governo. La crescita sarebbe annullata con un moltiplicatore pari a 1 – per ogni euro di taglio al bilancio pubblico, la crescita si riduce di un euro, e la tramortirebbe se fosse maggiore di 1 – il Pil scende per più di un euro per ogni euro di taglio al bilancio dello stato. In questo caso, pur in presenza di una manovra restrittiva, il rapporto Debito/PIL aumenterebbe.
Abbiamo che, se la reazione dell'economia alla restrizione fiscale (ossia alla riduzione delle domanda aggregata) sarà negativa (se, nonostante le migliori prospettive dovute al risanamento, i consumi si deprimono e gli investimenti non vengono fatti), allora la manovra di Monti non potrà avere successo. Il successo o l'insucesso dipendono dal moltiplicatore fiscale, che non possiamo conoscere con certezza. Purtroppo le cose sono più complicate. Il ragionamento è stato fatto sotto l'assunto di “a parità di tutte le altre condizioni”. Ma non possiamo accontentarci (o consolarci). La metà delle nostre esportazioni è verso l'Europa dell'euro, che registrerà una riduzione della crescita, perché tutti i paesi stanno contraendo i deficit pubblici. Dunque avremo una minor domanda di esportazioni. Facendo di nuovo i conti (2), si avrà un'ulteriore riduzione della nostra crescita per effetto delle restrizione fiscale in Europa.
Il desiderio (tedesco e dei mercati finanziari) di avere tutti i bilanci in pareggio senza tener conto del ciclo economico rischia di provocare una recessione, per cui, alla fine, il PIL si deprime e il rapporto fra il Debito e il PIL non scende in tutta l'euro area. Contiamo che si faccia qualcosa prima. La Banca Centrale Europea ha deciso di finanziare le banche per tre anni ad un tasso minimo, accettando a garanzia anche i titoli di minor qualità. Magari in futuro accetterà di comprare sistematicamente il debito pubblico. Magari in futuro si avranno i titoli di stato in comune.
Nota aggiunta il 20 dicembre
Relativamente alla "fase 2" del governo Monti, quella che dovrebbe varare le riforme volte al rilancio della crescita, lo scetticismo ha una sua ragion d'essere ed è esposto con la teoria dei giochi (3). Laddove si vede che era nell'interesse di Monti e del Parlamento portare subito in pareggio il bilancio. E laddove si vede che ora il gioco razionale per entrambi è per il primo quello di presentare comunque la manovra per lo sviluppo e per il secondo di bocciarla.
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http://www.youinvest.org/usermedia/files/Articolo%20Mario%20Noera%2019%20dicembre%202011.pdf
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http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Il_governo_Monti,_i_Politici,_e_la_Fase_2#body
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