La gestione del rischio è al centro del business assicurativo. È proprio sulla monetizzazione o finanziarizzazione del rischio che si basa infatti il rapporto contrattuale. Eppure tutte le variabili che si sono innestate nel mercato negli ultimi tre anni sono troppe anche per un sistema che ha nel proprio Dna trasformare le incertezze in rischi misurati.

Pandemia, guerra in Ucraina, crisi energetica, carenza di materie prime, ripresa dell’inflazione stanno segnando gli andamenti economici del settore e modificando in qualche modo il rapporto domanda-offerta. È evidente che oggi per i gestori del rischio la cosa più complicata è gestire l'accelerazione di questi cambiamenti: gli eventi esterni si susseguono così rapidamente che le analisi diventano rapidamente obsolete. 

Lo scenario in evoluzione

Vale allora la pena chiedersi quanto le compagnie assicurative siano resilienti rispetto a questi impatti non prevedibili nell’analisi dei grandi numeri. Quanto la capacità di reazione delle compagnie assicurative accompagnerà o subirà il cambiamento che nei prossimi cinque anni sarà ancora più marcato e interesserà anche i rischi di cambiamenti climatici e i rischi di attacchi informatici.

Al momento le incertezze del contesto economico e geopolitico sono quelle che preoccupano di più. Lo shock inflazionistico - che ci accompagnerà ancora per qualche anno - ha portato a mutare le politiche monetarie già dalla metà del 2022 con un forte impatto sull’economia reale e su risarcimenti più onerosi. Né ci aiuta il confronto con l’esperienza inflazionistica vissuta negli anni Ottanta. Questa del 2023 è infatti una sfida senza precedenti per il management assicurativo, accompagnata com’è da competizione estrema, ridotta crescita economica e grande vivacità tecnologica.

Gli effetti sul ramo Vita

Secondo Umberto Bocchino, professore ordinario di Economia Aziendale e docente di Bilancio delle Assicurazioni all’Università di Torino, le compagnie di assicurazione saranno in grado di reggere l’impatto dell’inflazione. «Certo, ci saranno delle conseguenze - spiega a Mondo Economico - ma meno che in altri settori di impresa. E questo per una serie di fattori. A partire dall’introduzione dell’IFRS 17, International Financial Reporting Standard, un nuovo principio contabile internazionale. Il processo di riservazione delle compagnie assicurative italiane permetterà poi a queste imprese di reggere in termini di resilienza l’urto dell’inflazione».

Umberto Bocchino, economista Università di Torino

È chiaro. L’inflazione produrrà effetti sul ramo Vita. Ma molto di più sul ramo Danni dove i processi di ristoro sui sinistri vivono una dialettica di discussione decisamente più lunga e soprattutto toccano l’economia reale. Secondo Bocchino, «gli effetti li leggeremo sulla seconda semestrale 2023 e ragionevolmente sui bilanci 2023 e 2024».

Sullo stato di salute del sistema assicurativo e sulla sua capacità di resistere ed essere propositivo rispetto ai cambiamenti in atto, abbiamo registrato anche il punto di vista di alcuni manager.

 
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Per arginare le conseguenze di una inflazione che corre a doppia cifra - e che non rientrerà dentro parametri corretti molto presto - Assiprovider, l’associazione che rappresenta le società multiservizi di perizie, video perizie, riparazione diretta e bonifiche che si sono strutturate con logiche aziendali, ha lanciato una proposta: produrre un Paniere dei sinistri. È un tema sul quale si discute da tempo tra gli addetti ai lavori.

La discussione in corso

L’obiettivo è calcolare l’indice inflattivo nel segmento dei rami elementari. In questo modo verrebbe studiato il fenomeno inflattivo che determina anche la definizione dell’ammontare di un indennizzo, riducendo il rischio di fenomeni speculativi. Si tratterebbe di analizzare, attraverso uno studio specifico, i 1.885 prodotti che compongono il Paniere dei beni che l’Istat rivede ogni anno, individuando quelli direttamente coinvolti nel segmento assicurativo. La proposta sta trovando larghi consensi tra i gestori del rischio.

Già nel 2022 l’inflazione ha fatto registrare i primi effetti sul mondo delle assicurazioni. Nei prodotti del Ramo Vita, si è assistito ad un calo della raccolta premi di circa il 15% rispetto all’anno precedente. E l’aspetto più rilevante ha interessato i riscatti. Circa il 70% delle uscite da questo segmento è stato motivato dalla scelta dei clienti di attuare iniziative a titolo cautelativo, rispetto ad una aspettativa di inflazione crescente, o di andare verso altre forme di risparmio come i Titoli di Stato che garantiscono un rendimento alto.

Nel Ramo Danni, si è assistito invece ad un bisogno di protezione maggiore da parte dei consumatori. La conseguenza è stata un aumento della raccolta premi che - fatta eccezione per il segmento automotive - è cresciuta del 11,5%. Una cifra davvero rilevante se si pensa che in passato il trend si attestava quasi sempre al di sotto del 5%. Tra i segmenti trainanti, le polizze salute e infortuni cresciute dell’8% nella raccolta premi, e le garanzie di pagamento, le cosiddette fidejussioni. A conferma del supporto del settore assicurativo al sistema Paese, soprattutto nell’ambito del Pnrr. Qui la crescita ha superato la soglia del 30%.

Le prospettive future

E le previsioni? Sul Ramo Property, l’aumento dei materiali legati al mondo dell’edilizia, porterà le compagnie di assicurazioni a rivedere le somme assicurate con conseguente aumento del costo dei sinistri. Anche nel segmento Casualty si registra una crescita dei costi. Soprattutto nell’ambito dei sinistri long tail che, chiudendosi in un arco di tempo talvolta anche decennale (è il caso della responsabilità civile dei medici), subiranno fluttuazioni inflattive in modo ancora più marcato. Non sfugge a questo trend il Ramo Malattia dove è atteso un incremento dei rimborsi legato all’incremento dei costi delle prestazioni e delle parcelle dei medici che lievitano nella corsa dell’inflazione.