Le grandi opere infrastruttuali aiuteranno l'economia a recuperare il terreno perduto? Per il 2020 le previsioni indicano un -10% del PIL e le principali stime per il 2021 un recupero inferiore alla metà di quanto perduto. L’esperienza della crisi del 2009 evidenzia come la ripresa del nostro Paese sia molto più lenta di altre economie paragonabili, con oltre metà del Paese che nel 2019 non aveva ancora recuperato i valori precedenti al 2009 e con un ulteriore incremento delle differenze fra aree metropolitane e zone periferiche, fra Nord e Sud e fra Italia e le altre grandi economie europee.
Le politiche economiche del 2021 dovranno tener conto delle dimensioni della crisi e dell’urgenza delle risposte.
Fra queste, le policy nel settore delle infrastrutture di trasporto sicuramente sono fra quelle più interessanti sia per gli effetti moltiplicativi di natura keynesiana nelle fasi di cantiere sia per la riduzione dei costi ambientali ed economici resi possibili dall’efficientamento dei servizi su reti moderne e con modelli regolatori efficienti.
Il recupero della capacità di spesa
Dopo i rallentamenti delle attività dei cantieri già attivi dovute sia alle restrizioni alla mobilità del personale sia alla necessità di mantenere la distanza fra gli operai, che ad esempio hanno portato allo slittamento di quattro mesi dell’apertura della prima tratta della metropolitana M4 di Milano o della seconda tratta della Superstrada Veneta, entrambe ora previste a maggio 2021, è chiaramente necessario un tentativo di recupero della capacità di spesa.
In alcuni settori le problematiche da affrontare non sono solo congiunturali, ma obbligano a una revisione e rarefazione degli investimenti infrastrutturali. Il più emblematico è quello aeroportuale dove le indicazioni di un recupero dei traffici molto graduale provenienti dagli analisti di settore, ma anche da Eurocontrol, evidenziano la data del 2024 per il recupero dei volumi del 2019 nello scenario ottimistico, considerando però il 2026 come scenario base e il 2029 per lo scenario pessimistico.
Gli aeroporti a terra
Di conseguenza, le società di gestione aeroportuale, che in diversi casi nel 2021 richiederanno ricapitalizzazioni e riorganizzazioni societarie importanti, hanno avviato un rallentamento dei lavori in corso o un posticipo delle nuove progettualità. Queste logiche sono condivise anche da altri concessionari di infrastrutture o gestori di servizi che nel corso del 2020, e prevedibilmente ancora nel 2021, hanno visto drastiche riduzione dei ricavi e conseguentemente anche della capacità e della necessità di sviluppo di investimenti.
La concreta possibilità di valorizzare in tempi brevi gli effetti moltiplicativi delle ricadute economiche di interventi infrastrutturali è ulteriormente limitata dalla necessità di aggiornare i contesti concessori, con il caso più complesso per la Gronda autostradale di Genova, intervento cantierabile in tempi molto rapidi, ma bloccato dal braccio di ferro che dura ormai da due anni e mezzo fra Governo e Autostrade per l’Italia. Inoltre, il rispetto delle nuove normative di natura ambientale, rese necessarie dal dover tener in considerazione i cambiamenti climatici e dalla evidente fragilità dal punto di vista idrogeologico, obbliga ad incrementare le manutenzioni e a dover rivedere radicalmente alcuni progetti. Ad esempio, la tratta intermedia fra Tortona e Voghera è in fase di completa revisione progettuale a causa del quadro di contesto idrogeologico mutato dalle diverse alluvioni occorse nel corso degli ultimi due anni.
Le ambizioni mortificate
In sintesi, una lettura sistemica evidenzia come incertezze e indecisioni legate a fattori di mercato o di governance o di progettazioni da attualizzare anche nel 2021 mortificheranno una parte delle ambizioni di poter utilizzare lo strumento degli investimenti per moderne infrastrutture per uscire dalla crisi economica, come auspicato dal Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa.
Un sano pragmatismo, necessario per perseguire obiettivi di interesse pubblico in tempi rapidi, richiede sia di individuare in modo chiaro gli interventi in grado realmente di accelerare la capacità di spesa sia di contribuire a ridurre i fattori di rischio derivanti da normative perfezionabili in tema di approvazione dei piani economico-finanziari dei concessionari, nella gestione dei fallimenti delle imprese di costruzioni, nella risoluzione di varianti rese necessarie per effettuare bonifiche ambientali o per gestire ritrovamenti archeologici.
Torino-Lione e Galleria di base del Brennero
Il quadro generale è problematico, eppure il panorama delle iniziative in atto offre esempi di cantieri in grado di rispondere anche alle logiche keynesiane, caratterizzati dal sostegno e da finanziamenti europei capaci di imporre sistemi di governance e di monitoraggio del progetto più sofisticati rispetto a quelli inseriti nella programmazione solo nazionale.
Nel 2021 saranno aggiudicate gare con importi ben superiori al miliardo per la Torino-Lione e la Galleria di base del Brennero, i due cantieri simbolo delle politiche dei trans-european network (TEN-T) beneficiari di cofinanziamenti comunitari per le tratte transfrontaliere pari al 50% dei costi di investimento, permettendo così di avere effetti moltiplicativi per l’economia nazionale particolarmente elevati.
Anche i cantieri delle tratte ferroviarie fra Brescia e Verona, fra Bari e Napoli e il Terzo Valico, e gli importanti lavori per la terza e la quarta tratta sulla superstrada Pedemontana Veneta saranno in grado di offrire opportunità rilevanti per le ricadute economiche.
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