Fino alla vittoria elettorale di Hollande in Francia prevaleva l'idea di seguire “il punto di vista di Berlino”, ossia il Fiscal Compact. Con Hollande ha incominciato a prevalere l'idea di una soluzione mista di Fiscal Compact e Fiscal Growth (1). I mercati finanziari a quel punto avrebbero potuto muoversi nella direzione di ridurre il peso del debito pubblico francese nei propri portafogli, con ciò mostrando il proprio “non gradimento” per le politiche di Hollande. Invece, l'intervento della Banca Centrale Svizzera, volto a tenere fermo il cambio del franco, che si stava apprezzando troppo contro l'euro, ha contribuito a frenare il rialzo dei rendimenti sul debito pubblico francese (2). Tutto sembrava sotto controllo, o meglio “sopito”, fino a quando – e in pochi giorni - il Fondo Monetario (3), The Economist (4), e adesso l'agenzia di rating Moody's (5) hanno risollevato il problema (6): la Francia ha un debito pubblico che cresce velocemente con un'economia stagnante.
La Francia e la Spagna hanno un debito pubblico che cresce velocemente (hanno dei deficit pubblici elevati che generano debito per il finanziamento), mentre il debito italiano cresce poco perché il deficit è modesto. Tutte e tre le economie sono però stagnanti. Le manovre richieste per portare sotto controllo il debito pubblico – un rapporto Debito / PIL pari al 60% in qualche anno – dovrebbero – in presenza di rendimenti elevati e di una crescita modesta - “strizzare” i bilanci pubblici dei tre paesi. Una cosa politicamente difficile da perseguire. Se, invece, il rapporto fosse del 80% e i rendimenti richiesti sul debito fossero modesti - anche per l'intervento della Banca Centrale Europea - il bilancio pubblico dei tre paesi verrebbe “strizzato” poco, e nel caso italiano non verrebbe più “strizzato”, perché le manovre fin qui perseguite sarebbero sufficienti (7).
Insomma, perseguendo un'austerità “addolcita”, le cose potrebbe rimettersi abbastanza in ordine senza troppe frizioni. Quattro delle cinque maggiori economie europee (Francia, Italia, Spagna, Olanda) sono relativamente “mal messe”: crescono poco o niente oppure flettono. Questo andamento comincia a lambire la Germania – la prima economia europea. La Germania non può cavarsela contando di vendere turbine ai cinesi, deve anche vendere automobili agli europei. L'arrivo della Francia – con il suo peso politico ed economico – nel novero dei paesi “mal messi” potrebbe cambiare le carte in tavola. Una politica di austerità addolcita potrebbe essere la nuova direzione delle cose nell'euro area.
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http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/1523-hollande-stato-sociale-mercati.html
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http://www.scmsim.it/sito/wp-content/uploads/2012/10/La-fortuna-di-Hollande.pdf
L'articolo è stato pubblicato anche su Limes:
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