La crisi greca è spesso immaginata come se interagissero Golia (sistema bancario, banca centrale, fondo monetario, ecc) e Davide (un piccolo paese povero e indebitato). Golia ha prima finanziato – sottoscrivendone il debito - l'espansione della spesa pubblica greca, e poi, quando ha visto che il debito non sarebbe stato onorato, ha chiesto e ottenuto (1) da Davide una manovra di rientro di grande entità - centrata sul taglio delle spese e sul rialzo delle entrate dello stato. La manovra non è ovviamente gradita a una parte della popolazione, che sciopera e che si scontra con la polizia, la quale ultima, attraverso il suo sindacato, ha simbolicamente messo la taglia di un euro per catturare i funzionari del Fondo Monetario Internazionale. Questa – di Golia e Davide - è la narrazione che va per la maggiore, almeno sui media italiani.

La Grecia - entrata nell'euro agli inizi di questo secolo - ha potuto crescere importando molto ed esportando poco. Il disavanzo commerciale era finanziato dagli acquisti copiosi di debito greco da parte dell'estero. I greci – in assenza di rischio di cambio - emettevano il debito pubblico con dei rendimenti bassissimi - simili a quelli tedeschi. Il debito era acquistato dal sistema finanziario internazionale evidentemente “miope”. Il rischio era, infatti, “dietro l'angolo”. Superata una certa soglia di debito, un'economia fragile come quella greca non avrebbe potuto più pagarlo. Oltre tutto, sarebbero saliti per effetto del maggior rischio i rendimenti richiesti, che avrebbero reso ancor più impagabile l'enorme debito, che man mano scade e va rinnovato.

L'economia greca è molto statalizzata, e, laddove non lo è, si sminuzza in una miriade di imprese “nane”, come le taverne a conduzione famigliare, il turismo, ecc. Laddove il settore privato è forte – come nel campo della marina commerciale – esso poco alimenta la base imponibile, perché la sua sede legale è da sempre estera. Dunque un paese molto statalizzato con una base imponibile molto modesta, con i tavernieri che evadono e gli armatori che eludono. Un paese può certamente essere trainato per molti anni dalle importazioni finanziate dall'estero, a condizione che investa in quelle attività produttive che un domani produrranno per l'esportazione, così ripagando il debito acceso. (In parole pompose il “vincolo intertemporale di bilancio). Nel caso greco questo non è avvenuto.

In Italia il debito pubblico pro capite è intorno ai 30 mila euro. Il reddito pro capite lombardo è intorno ai 35 mila e quello siciliano intorno alla metà – 17.500. Il debito in rapporto al reddito di alcune regioni italiane è quindi superiore al 150% - un livello greco. Il debito di altre regioni è però di molto inferiore – sotto il 100%. La Grecia, alla fine, è un Meridione senza Settentrione. Non essendoci una vera base produttiva, che possa un giorno ripagare il debito, ecco che, prima o poi, scoppia la crisi.

La finanza è stata “miope”. Anche i greci però. Il sistema pensionistico è molto generoso, con delle bizzarrie (ai nostri occhi): la figlia nubile aveva diritto alla pensione del padre defunto. Insomma, un sistema pubblico generoso – volto a comprare il consenso – unito a un'economia reale sminuzzata non poteva reggere. I greci hanno potuto vivere per molto tempo largamente al di sopra dei propri mezzi (bilancia commerciale e bilancio pubblico in forte passivo), e ora devono tornare a vivere al di sotto dei propri mezzi (bilancia commerciale e bilancio pubblico in forte attivo). E' evidente che la popolazione è inviperita.

Qui si apre il capitolo spinoso che ruota intorno al quesito se una popolazione debba essere responsabile di quello che hanno fatto i suoi governi. Se le elezioni sono democratiche, come è stato nel caso della Grecia, la risposta è sì.

Dunque nella tragedia della Grecia nessuno è “buono” e nessuno è “cattivo”. Il sistema politico greco ha retto, ma le elezioni sono fra pochi mesi. I due partiti maggiori – il conservatore Nea Demokratia e il socialista Pasok – hanno sostenuto il governo tecnico di Papademos. Il partito nazionalista Laos (che vuol dire popolo), invece si è sfilato. Assomiglia all'Italia, dove il PdL e il PD sostengono Monti e la Lega si è sfilata. In Italia però si ha ben altra base produttiva e il sistema delle pensioni è stato riformato. Oltre alle elezioni greche, si terranno quelle francesi, di cui si parla poco. Il partito in testa nei sondaggi – il Partito Socialista - non sembra purtroppo avere un programma coerente per affrontare la crisi in corso.

L'articolo è stato la traccia di un'intervista per la Radio Vaticana:

http://www.radiovaticana.org/105/Articolo.asp?c=562935

Per approfondimenti:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/le-sofferenze-dei-greci-in-nome-delle-banche/190758/;

http://bruxelles.blogs.liberation.fr/coulisses/2012/02/il-y-a-un-malentendu-grec-au-sein-de-lunion-europ%C3%A9enne-alors-quil-ne-viendrait-%C3%A0-lid%C3%A9e-de-personne-d%C3%A9v.html

http://www.scmsim.it/download/La%20tragedia%20della%20Grecia%20II.pdf