Proviamo a immaginare gli effetti della manovra di salvataggio europea sui prezzi delle obbligazioni e delle azioni delle banche. Dobbiamo naturalmente distinguere fra «tendenze» e «oscillazioni».
Tendenze
I paesi «cicala» dovrebbero registrare sul proprio debito pubblico un rendimento maggiore di quello dei paesi «formica». Definiamo «maggiore»: maggiore di quanto fosse prima della crisi, ma minore di quanto sia stato durante il momento peggiore della crisi. Ovvio: la Grecia, per esempio, prima della crisi pagava pochi punti di rendimento più della Germania; oggi, comunque vada, ne pagherà molti di più. Le banche dei paesi «cicala», ma anche quelle dei paesi «formica» che detengono i titoli dei paesi «cicala», dovrebbero avere un livello dei prezzi maggiore di quello dei giorni peggiori della crisi, ma inferiore a quello del periodo precedente la crisi. Ovvio: non fosse altro perché debbono accantonare di più per far fronte a una eventuale crisi dei paesi «cicala» di cui detengono le obbligazioni.
Si creano così due mercati delle obbligazioni nell’Europa dell’euro, quello dei paesi «cicala» e quello dei paesi «formica». Questa è una novità rispetto agli andamenti dal 1999 al 2008, quando la convergenza dei rendimenti creava un mercato unico. E, in misura meno accentuata, anche un doppio mercato delle banche, quello delle banche molto esposte e quello delle banche meno esposte.
Oscillazioni
I prezzi delle obbligazioni «cicala» salgono quando sembra che si stia imboccando il risanamento, scendono quando ci si allontana. Lo stesso accade alle banche dei paesi «cicala» e «formica».
Prove empiriche del ragionamento
I rendimenti di Grecia, Portogallo, Spagna stabilmente maggiori e più oscillanti di quelli tedeschi. I credit default swaps (i contratti di assicurazione = CDS) sulle banche dei paesi «cicala» superiori a quelli delle banche dei paesi «formica». E i CDS sulle banche dei paesi «formica» esposti ai paesi «cicala» maggiori di quelli delle banche non esposte.
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