La Costa d’Avorio sembra aver voltato pagina, con un veloce ritorno delle istituzioni alla normalità e un rilancio economico tra i più alti dell’Africa

La Costa d'Avorio è una delle più grandi economie dell'Unione Economica e Monetaria dell'Africa occidentale, l’organizzazione che racchiude 7 ex colonie francesi della regione (Benin, Burkina Faso, Costa d' Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo) più la Guinea Bissau (Figura 1).

Questi stati sono connessi da una moneta unica legata all’euro, il Franco CFA.
Un tempo lodata come modello di prosperità e stabilità dai paesi confinanti, durante il primo decennio del XXI secolo è scivolata in quel tipo di conflitto interno che ha afflitto tanti paesi africani.
Nel dicembre 1999, un colpo di stato militare, il primo in assoluto nella storia della Costa d'Avorio, ha rovesciato il governo. Nel 2000 ll leader della giunta Robert Guei, si autodichiara vincitore in una elezione segnata da esclusione di candidati quali dell’attuale presidente Alassan Ouattara, innescando una protesta popolare cha porterà Laurent Gbagbo (Fronte Popolare Ivoriano) al potere.

E’ l’inizio di una ribellione e di una guerra civile che si conclude nel 2003. Il cessate il fuoco lascia un paese diviso con i ribelli (al nord) e il governo (al sud) separati da una zona cuscinetto necessaria a mantenere la pace tra i due. Nel marzo 2007, il presidente Gbagbo e Soro, uno dei leader dei ribelli, firmano un accordo in cui Soro diventa Primo Ministro del governo Gbagbo e il paese viene riunificato. In seguito alle elezioni dell’ottobre 2010 Alassan Ouatara viene dichiarato nuovo presidente, un risultato accettato dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale, ma osteggiato da Gbagbo, che ottiene un capovolgimento che lo riporta alla presidenza, innescando una rivolta in cui perdono la vita oltre 3000 persone.

Nell’aprile 2011 Gbagbo viene costretto alle dimissioni e accusato di crimini contro l’umanità dai sostenitori di Ouattara grazie all’aiuto delle Nazioni Unite e delle forze francesi. I disordini politici e la “lost decade” hanno fortemente danneggiato l'economia, con conseguente riduzione degli investimenti stranieri e della crescita economica. Il costo sociale delle turbolenze è stato ancora più alto: il reddito reale pro capite nel 2011 ha raggiunto circa il 57% del picco osservato nel 1978, mentre il tasso di povertà è aumentato dal 37% nel 1995 a quasi il 50% negli ultimi anni

Alla fine del 2011, tuttavia, l'economia della Costa d'Avorio ha cominciato a riprendersi e nel giugno 2012, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno annunciato 4,4 miliardi dollari di riduzione del debito che ha aiutato una ripresa efficace.

La Costa d'Avorio è - come altre parti dell'Africa centrale - un terreno di caccia privilegiato per il traffico internazionale di avorio, che è diventato un'importante fonte di reddito per i gruppi armati. Il caos causato dalla crisi post-elettorale nel 2011 tra i sostenitori di Gbagbo e Ouattara, ha accelerato questo movimento portando gli elefanti a scappare nel vicino Burkina Faso. Eppure, nel mese di gennaio 2014, il paese ha iniziato le prime operazioni di trasferimento degli elefanti verso i propri parchi nazionali. Il ritorno dell’elefante, simbolo stesso della Costa D’Avorio, ha un sapore simbolico del rilancio del paese sulla scena internazionale. La Costa d’Avorio sembra, infatti, aver voltato pagina, testimoniando uno dei più veloci ritorni delle istituzioni alla normalità, riconciliazione nazionale, ma soprattutto rilancio economico, quantificabile in una crescita del PIL tra i più alti dell’Africa, superiore all’8 per cento nel 2013 e nel 2014. (Figura 2).

Se sul piano politico la Costa d’Avorio ha effettuato enormi passi avanti, quali una riforma dell’esercito e l’inizio dei lavori di una Commissione chiamata “ di verità e riconciliazione” per chiarire responsabilità e voltare pagina sul conflitto post-elettorale del 2011, il boom economico dell’ex colonia francese è ciò che impressiona di più. Essendo il più grande esportatore di cacao al mondo (fornisce il 40% della produzione globale) e il terzo pù grande produttore di caffé in Africa, il paese trova nell’agricoltura e nel settore primario il principale motore della propria economia. Queste divisioni rappresentano un terzo del PIL circa e occupano la gran maggioranza dei lavoratori (Figura 3).
Nuove scoperte di petrolio e gas vicino al confine con il Ghana (Figura 4) hanno inoltre aumentato le prospettive di sviluppo nella produzione d’idrocarburi. Il Paese produce attualmente circa 32.000 barili al giorno, ma punta ad aumentare la propria produzione di petrolio di circa 200.000 barili al giorno entro il 2018.
Il turismo è stato inevitabilmente danneggiato dal periodo di crisi e occorrerà del tempo per ristabilire condizioni di sicurezza sull'intero territorio.

Inoltre, l'approvazione nel 2012 di un nuovo Codice degli Investimenti e il più recente Codice Minerario dovrebbero contribuire a sostenere l’aumento di capitali in questo settore, dopo diversi anni di assenza.
La possibile rimozione dell'embargo Onu sulle esportazioni di diamanti potrebbe significare un ulteriore flusso di entrate per il paese [1].

Il settore delle costruzioni rappresenta un altro dei futuri motori dell’economia, con una crescita prevista del 30% per i prossimi due anni, spinta da un importante programma di investimento e di ricorstruzione post-conflitto, e di investimenti immobiliari per colmare il deficit abitativo stimato a 400,000 case e la pressione demografica di una popolazione che raddoppierà nei prossimo 20 anni.
La Costa d’Avorio, come molti paesi Africani, sta vivendo un boom nello sviluppo delle tecnologie d’informazione, con un’esplosione della penerazione della telefonia mobile che è passata dal 5% nel 2008 al 85% nel 2012, e con uno dei mercati più promettenti di Mobile Banking.

Dall’investitura del Presidente Ouattara, ex Managing Director del Fondo Monetario, sono state introdotte numerose riforme nel settore aziendale, passaggio essenziale per attirare un maggior numero d’investitori. Queste riforme hanno aiutato il paese a posizionarsi nella top ten dei paesi riformatori nel 2014 “Doing Business Report” della Banca Mondiale, salendo al 167 posto (da 173 dell'anno precedente ) su una scala di 185 paesi.
La Costa d’Avorio ha anche aderito alle iniziative EITI [2], sull'apertura in materia di industrie estrattive, dimostrando un impegno in particolare nel campo della trasparenza nella gestione delle risorse naturali. Non va dimenticato inoltre, che la recente riforma agraria si prospetta renderà più facile registrare la proprietà dei terreni.

Tuttavia, nonostante tutti questi importanti passi avanti, la corruzione assai diffusa resta un freno per le imprese. Nell’indice di percezione della corruzione di Transparency International, il paese si colloca al 136mo posto su 177 paesi, molto distante sulla scala rispetto ai paesi limitrofi quali Ghana (63mo) e Liberia (83mo). (Figura 5).

Un possibile freno a questo importante accrescimento economico potrebbero essere le elezioni del 2015, che rischiano di innescare conflitti tra l’attuale presidente in corsa per un secondo mandato e le fazioni dell’ex presidente Gbagbo. Gbagbo, dal novembre 2011 in attesa di giudizio presso il tribunale dell’Aia, gode di un’alta popolarità nella capitale e tra le decine di migliaia di ex combattenti che il governo sta cercando di disarmare e integrare nella società. Se la prospettiva elezoni tiene alcuni investitori in uno stato di attesa, molti credono invece che questo sia il momento ideale per penetrare il mercato.

La chiave di volta sarà la capacità di questo governo di fornire rapidamente un “peace dividend” e garantire che questo boom economico e il ritorno dell’“elefante” Costa d’Avorio al suo antico splendore si traduca in un effettivo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, condicio sine qua non, per consolidare la attuale stabilità e minimizzare il rischio politico.

 


 

[1] All’unanimità il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha prorogato di un anno, fino al 30 aprile 2014, l’embargo sulle armi e sui diamanti così come altre sanzioni che riguardano operazioni finanziarie e viaggi di alcune personalità ivoriane. Nella nota diffusa dopo il voto dei 15 Stati membri, l’Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Onuci), la locale missione di peacekeeping dispiegata dal 2003, ha precisato che “le misure restrittive imposte da precedenti risoluzioni sono state riconfermate in quanto continuano a contribuire alla stabilità” del paese. Nell’ultimo anno, il rappresentante della Costa d’Avorio presso le Nazioni Unite Youssoufou Bamba ha sottolineato che “passi avanti sono già stati compiuti” per quanto riguarda la sicurezza e la ripresa economica ma rimangono “sfide aperte” al livello politico e della riconciliazione nazionale.

[2] L’ “Extractive Industries Transparency Initiative” (EITI) è una coalizione di governi, imprese e società civile che lavorano insieme per migliorare l'apertura e la gestione responsabile delle entrate provenienti dalle risorse naturali