Un cambio di passo in senso sociale e anti-oligarchico sembra l'unico potenziale argine alla crescita del malcontento e dell'opposizione in Russia.
Le inchieste del giornalista moscovita Ivan Golunov hanno contribuito a ricordare al distratto Occidente il tutt'altro che superato lascito delle scorribande degli anni novanta con cui la Federazione Russa continua a fare i conti: un lascito che si misura anche nel persistente problema della corruzione, in particolare a livello amministrativo. Come è stato sottolineato da vari commentatori, dalla vicenda Golunov è emerso un caso che nei suoi sviluppi non ha precedenti nella storia della Federazione russa.
Seguendo un copione piuttosto consolidato, contro Ivan Golunov era stata grossolanamente costruita una montatura: alcuni ufficiali di polizia, infastiditi dalle inchieste sulla corruzione pubblicate dal giornalista, avevano dunque arrestato Golunov dichiarando di aver rinvenuto presso la sua abitazione una certa quantità di due differenti tipi di sostanze stupefacenti e addirittura la strumentazione idonea alla fabbricazione di queste sostanze. L'intento dei poliziotti coinvolti consisteva chiaramente nel produrre un'accusa che screditasse la sua credibilità agli occhi dell'opinione pubblica moscovita, oltre a comportare il suo arresto. Golunov ha passato alcune ore in stato di fermo: l'udienza di convalida, anziché convalidare l'arresto, aveva stabilito una proroga del fermo ma presso il suo domicilio. Nel frattempo, tra le proteste di familiari, colleghi e amici in Russia e all'estero, la revisione del caso da parte del tribunale competente ha portato alla luce la non autenticità delle prove mosse contro Golunov. Addirittura, le fotografie che avrebbero dovuto documentare l'accusa non erano neppure state scattate nell'appartamento di Golunov, bensì altrove.
Ad aver preso da subito posizione contro la palese montatura nei confronti del giornalista, oltre alle testate legate all'opposizione, sono state autorevoli testate come Vesti e Kommersant, nonché figure assai distanti dall'opposizione russa come la direttrice di Russia Today Margarita Simonyan.
Nell'ormai tradizionale appuntamento “Linea diretta con il presidente” svoltosi alcuni giorni dopo il rilascio del giornalista, Vladimir Putin non ha mancato di intervenire sul caso, ribadendo la necessità di vigilare sull'operato delle istituzioni federali. A poche ore da queste dichiarazioni il Ministero dell'Interno ha inviato alla Procura di Mosca i materiali riguardanti le irregolarità commesse dalle forze di polizia durante l'arresto di Golunov. A fare le spese della macchinazione orchestrata contro Ivan Golunov, sono stati Yurij Deviatkin, responsabile della sezione antidroga della polizia moscovita e Andreij Puchkov, responsabile del quadrante ovest della metropoli russa.
Con un'indiscutibile capacità politica, Vladimir Putin ha saputo utilizzare la vicenda a suo vantaggio, così da ribadire l'autorevolezza della propria figura e ribadendone l'assoluta centralità dopo il rilevante calo di consensi con cui questa ha dovuto fare i conti in relazione all'impopolare aumento dell'età pensionabile e dell'IVA
Le ragioni che hanno orientato l'atteggiamento delle autorità federali, e della presidenza, sono molteplici: sull'onda delle vivaci e trasversali proteste, una certa lungimiranza - mancata in altre occasioni simili - sembra aver suggerito al Cremlino di utilizzare il casus per epurare la macchina burocratica da personaggi compromessi e corrotti, piuttosto che porsi a difesa di questi.
A livello politico, l'onda lunga del caso Golunov, ed in particolare quella delle proteste che ha generato, sembra destinata ad aver un'influenza non trascurabile nel momento elettorale previsto per domenica 8 settembre. In questa data si svolgeranno le elezioni dei governatori di ben diciotto regioni (oblast), come ad esempio nella regione di S.Pietroburgo e verranno inoltre eletti i deputati di tredici parlamenti regionali, nonché vari consigli municipali, come quello di Mosca. Sulla scia delle numerose proteste che hanno interessato il paese negli scorsi dodici mesi, le elezioni amministrative di settembre si prospettano come un momento assai complicato per “Russia Unita”, - l'ormai quasi-ex partito di Vladimir Putin - inviso a larghi settori della società russa: la possibilità che le elezioni segnino per il partito un indebolimento significativo, se non addirittura un crollo, è concreta. Del resto, anche per Vladimir Putin, in relazione alla sua impopolarità, “Russia Unita” sembra rappresentare un problema non meno di quanto possa rappresentare una risorsa.
Le proteste legate al caso Golunov hanno certamente offerto una visibilità importante alle due principali figure dell'opposizione, ossia il liberale Aleksej Navalnij ed il comunista Sergej Udaltsov - “Levij front” (Fronte di Sinistra) - . Quelli della corruzione e dei diritti civili sono due dei principali argomenti su cui Navalnij costruisce il proprio discorso politico: ciononostante, al netto di alcune problematiche effettivamente tali, gli argomenti di Navalnij sembrano avere un seguito ben più consistente nei ranghi di certa stampa occidentale di quello di cui il blogger gode nella Federazione Russa.
In questo scenario, Vladimir Putin ha di recente esplicitato davanti alle telecamere una forte critica al liberalismo occidentale: una critica che, oltre alla sua valenza globale, sembra non priva di risvolti sul piano degli affari interni di Mosca.
Nella critica al liberalismo occidentale, le idee di Vladimir Putin convengono – per molte ragioni - con quelle di Papa Francesco. E in effetti, quello con Papa Francesco è stato indubbiamente l'incontro fondamentale che si è svolto durante la visita in Italia di Vladimir Putin. Non a caso, dopo l'incontro con il pontefice, forte anche del mancato riconoscimento di Juan Guaidò da parte del governo italiano, Vladimir Putin ha voluto intervenire sul caso venezuelano sottolineando non senza ironia “la mancata conferma divina” all'autoproclamazione dell'oppositore sostenuto da Washington La Federazione Russa non può infatti in alcun modo permettersi di perdere l'alleato venezuelano, in particolare per le quotazioni degli idrocarburi. Del resto, il prezzo del petrolio (Figura 1), che oscilla al momento attorno ai 60 dollari, pesa sui bilanci federali ben più di quanto non lo facciano le sanzioni sostenute dall'Unione Europea: riducendo fortemente gli introiti nelle casse pubbliche, porta le autorità federali a tagliare i bilanci (Figura 2).
L'indebolimento interno della Federazione Russa appare quasi paradossale se messo di fianco al potere e all'influenza che il Cremlino è tornato ad esercitare nelle dinamiche globali. Un'influenza così rilevante da far risultare del tutto obsoleto l'unipolarismo con cui Washington ha dominato il pianeta per circa un ventennio. Tuttavia, la peculiarità dell'economia russa rende il paese fortemente vulnerabile per le possibili conseguenze delle dinamiche economiche interne (Figura 3 e Figura 4).
Da questa prospettiva, una certa crescita dell'opposizione russa appare ad oggi inevitabile. In particolare, la compressione dello stato sociale (Figura 5) offre soprattutto alla componente di orientamento socialista dell'opposizione russa un rilevante spazio politico. Al di là delle esagerazioni e della demagogia di certa stampa occidentale, almeno in questo momento l'opposizione russa non rappresenta alcun tipo di minaccia alla stabilità della presidenza. Ciononostante, nella Federazione Russa esiste un forte malcontento ed una forte insoddisfazione, che si manifesta anche nell'enorme nostalgia per l'Unione Sovietica presente nel senso comune dei russi. Una nostalgia, quella per il sistema sovietico, che ha un risvolto sia economico che identitario e culturale, con effetti negativi anche dal punto di vista demografico, visto il calo vistoso della popolazione (si prevedono oltre dieci milioni di abitanti in meno nei prossimi trent’anni) che preoccupa le autorità stesse soprattutto in proiezione futura (Figura 6).
Un cambio di passo negli affari interni da parte delle autorità federali, orientato in senso sociale ed anti-oligarchico, sembra dunque l'unico potenziale argine alla crescita del malcontento e dell'opposizione politica. Per scacciare il risentimento emerso con l'aumento dell'età pensionabile e l'aumento dell'IVA, così come lo spettro della stagnazione economica, il Cremlino ha progettato un piano quinquennale (2019-2024) di grandi opere e massicci investimenti pubblici: secondo il primo ministro Dmitry Medvedev, il valore del piano di investimenti denominato “NacProetkij”, si quantifica in oltre 25 bilioni di rubli (poco meno di quattrocento miliardi di euro, su cinque anni).
Una scommessa assai ambiziosa, destinata ad avere dunque nei suoi risultati dei risvolti politici determinanti per il futuro politico della Federazione Russa e della stabilità globale.
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