Il caro libri che ogni anno a settembre sembra essere il problema principale delle famiglie italiane è, parafrasando Mark Twain, una notizia fortemente esagerata? Per verificarlo abbiamo ricostruito – grazie all’aiuto di Paolo Tartaglino, presidente del Gruppo Educativo dell’Associazione Italiana Editori (AIE) – la filiera di produzione dell’editoria scolastica che porta i testi in mano agli scolari e agli studenti.

Il meccanismo dell’adozione

Cominciamo dal fondo: i docenti ogni anno entro maggio compilano la lista dei libri adottati ed entro giugno gli editori dispongono del dato. Questo consente di pianificare la stampa e la successiva distribuzione dei volumi, ottimizzando i costi e contenendo il prezzo di copertina. Ogni docente sceglie il libro che giudica più adatto tra i tanti disponibili sul mercato e si accorda con i colleghi della classe per rispettare il tetto di spesa complessivo per i testi adottati, indicato dal ministero dell’Istruzione con un criterio consolidato fin dal 1999 e verificato annualmente.

L'intervento dello Stato

Per garantire la libertà di insegnamento è stata prevista una flessibilità del 10 per cento in eccesso del tetto per motivate ragioni didattiche e formative, purché siano state approvate dal Consiglio d’Istituto della scuola. Lo Stato garantisce la totale gratuità dei libri per la scuola elementare e stanzia circa 130 milioni all’anno per il contributo all’acquisto dei testi alle famiglie meno abbienti (tra 9.800 e 15.000 euro di certificazione ISEE) per gli anni dell’obbligo scolastico, importo immutato dal 1999, malgrado le famiglie in condizioni di povertà relativa siano da allora raddoppiate.

La normativa (DM 781/2013) definisce tre tipologie di libri adottabili: libro di testo tipo a, in versione cartacea accompagnato da contenuti digitali integrativi (in disuso); libro di testo tipo b, in versione cartacea e digitale accompagnato da contenuti digitali integrativi (scelto in maggioranza dagli insegnanti); libro di tipo c, digitale accompagnato da contenuti digitali integrativi (adottato dall’1% dei docenti).

Fonte: Associazione Italiana Editori

Che cosa è successo a partire dal 2013

«Il tetto di spesa – spiega Tartaglino – ha contenuto la spesa delle famiglie, ha calmierato il mercato senza pregiudicare il buon funzionamento del sistema scolastico, ha garantito la libertà di insegnamento e mantenuto i fattori concorrenziali fra le case editrici, con progressivo contenimento dei prezzi, innovazione dei libri e sviluppo dell’offerta digitale e dei servizi. Tuttavia, dal 2013, con la riforma dell’allora ministro Francesco Profumo, con l’introduzione della versione digitale, abbiamo dovuto affrontare con rapidità un cambiamento al quale docenti ed editori non erano preparati, con investimenti enormi e un aumento dei costi permanenti per la produzione dei contenuti multimediali aggiuntivi».

Sono costi che non hanno influito sui tetti di spesa (nel 2022 questi ultimi sono aumentati tra lo 0,8 e l’1,2 per cento) e sui relativi prezzi di copertina, compresi in una forchetta tra 18 e 24 euro: gli editori se ne sono fatti completamente carico.

La genesi del libro di testo

 

Fonte: Associazione Italiana Editori

La “costruzione” di un libro di testo è operazione molto complessa; dal momento in cui un editore decide di immetterne uno nuovo sul mercato possono trascorrere da 2 a 5 anni, a seconda della materia. L’editore definisce il progetto, gli obiettivi culturali e didattici, l’impianto comunicativo su carta e in digitale e individua gli autori. Quindi comincia la realizzazione, dal manoscritto al lavoro redazionale per la messa a punto della progressione concettuale e del linguaggio, per la ricerca iconografica (fotografie e illustrazioni, mappe), i diritti, l’impaginazione, la redazione multimediale per la preparazione di tutti i materiali (audio, video, mappe visuali ecc.). Infine stampa, comunicazione, commercializzazione e distribuzione, gestione amministrativa di tutto il processo.

Si tratta di un lavoro gigantesco, che richiede professionalità di alto profilo in diversi settori, sia interne sia esterne, che operano quotidianamente per garantire un libro di qualità, adatto al migliore uso didattico per docenti e studenti.

Con l’adozione docenti e studenti acquistano un vero e proprio sistema di lavoro, che affianca il testo su carta e online:

  1. il libro per l’insegnante, una guida metodologica e operativa con i materiali per la programmazione delle attività, per le esercitazioni e le verifiche, per una didattica modulata secondo le difficoltà della materia e le esigenze del singolo studente;
  2. i materiali per l’uso in classe correlati al libro di testo secondo la materia di insegnamento (cd di musica, strumenti musicali, laboratori linguistici, robot); l’edizione per i BES (Bisogni Educativi Speciali) che l’insegnante può richiedere quando necessario;
  3. i file del libro per DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) trasmessi all’UICI (Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti) e all’AID (Associazione italiana dislessia) tramite specifici accordi per la fornitura di versioni del libro adatte agli studenti che ne hanno necessità;
  4. le versioni speciali per studenti non madre lingua;
  5. l’aggiornamento tempestivo dei docenti sulle innovazioni richieste dal ministero dell’Istruzione, con proposte operative per la gestione nell’attività didattica;
  6. la formazione dei docenti su temi specifichi come inclusione, bullismo, parità di genere;
  7. metodologie come l’apprendimento di una materia in una lingua aggiuntiva.

E non solo. Molte case editrici offrono anche la guida per i genitori, utile per il supporto dei figli nello studio a casa e per un costruttivo rapporto con i docenti.

L'effetto pandemia

«Con l’acquisto del libro ogni studente ottiene un codice per registrarsi su una piattaforma online sulla quale accedere ai contenuti aggiuntivi – ricorda Tartaglino – e fino al 2019 solo il 5% degli studenti lo faceva. Con la pandemia siamo immediatamente passati al 10%, lo stesso è successo per gli insegnanti, e gli editori si sono sobbarcati anche l’onere di garantire assistenza ai docenti online per il digitale, gestendo una media di 25 richieste al minuto. Il lungo periodo obbligato della didattica a distanza a cui ha costretto il Covid ha evidenziato due problematiche sostanziali: la dotazione infrastrutturale e tecnologica sia della scuola sia delle famiglie non è sufficiente per la didattica on line e, pur avendo a disposizione 2 milioni di contenuti digitali creati appositamente dagli editori e completamente gratuiti, i docenti non sono stati sufficientemente formati al loro utilizzo didattico».

Editoria scolastica: il fatturato

Nel 2020 (ultimo dato ufficiale disponibile AIE) il fatturato dell’editoria scolastica in Italia è stato di 742,3 milioni, in calo del 3,5% rispetto all’anno precedente. «Il dato si riferisce al prezzo di copertina – spiega Tartaglino – e non al valore dell’adottato che viceversa sfiorerebbe il miliardo. La differenza è imputabile al non acquistato (caso che si manifesta in particolare per alcune materie, come per esempio i libri di religione, n.d.r.) e al ricorso al mercato dell’usato. I testi per le elementari, finanziati dallo Stato, valgono circa 94 milioni di euro».

Fonte: altraeconomia.it

Una riflessione su scuola e futuro del Paese

Sembra evidente che il libro di testo è tutt’altro che caro e che l’investimento dello Stato per il sistema scuola potrebbe essere maggiore: è ampiamente dimostrato che ogni soldo speso in istruzione garantisce possibilità di migliorare le prospettive del singolo e che la formazione permanente è imprescindibile.

Lo Stato dovrebbe quindi aumentare significativamente gli stanziamenti per tutto il sistema a partire dalle infrastrutture, dalle dotazioni, dagli edifici, dal personale docente, dal sostegno alle famiglie e alle imprese editoriali per l’innovazione didattica.

Siccome tutti noi formiamo lo Stato, potremmo smetterla con le geremiadi settembrine sul costo dei libri di testo? Anche perché non ci scandalizziamo per il prezzo di uno smartphone e dei relativi abbonamenti per il figlioletto.

E, non da ultimo: le forze politiche intensamente impegnate nella campagna elettorale potrebbero esprimersi con un minimo di chiarezza su un tema che riguarda fortemente il nostro futuro?